La tavola rotonda organizzata ieri sera da partito democratico di Mori sulla realizzazione del Global Village Center (36 mila metri quadrati, 225 mila metri cubi di cemento armato, 12 mila metri quadrati destinati a spazi commerciali e 24 mila destinati a servizi ludico sportivi), ha lasciato aperti almeno un paio di interrogativi. Marco Depretto, l’imprenditore titolare della Libero S.r.L concessionaria del progetto, è stato reticente almeno su un punto fondamentale. Alla domanda del giornalista circa l’architettura finanziaria che regge questo progetto (100 milioni di euro) ha preferito sfuggire, avanzando un suo legittimo diritto alla riservatezza. Legittimo il suo diritto a non svelare l’identità dei suoi finanziatori (se ci sono, e la sua risposta ambigua autorizza a pensare che ci siano), ma altrettanto legittimo il diritto dei cittadini di sapere dove batta, oggi, e dove batterà domani a operazione conclusa, il cuore e la regia finanziaria di un insediamento destinato a cambiare la fisionomia della borgata di Mori e il suo baricentro sociale e commerciale. A trasformare Mori da un luogo antropologico ad un “nonluogo”, per usare la categoria descrittiva di Marc Augè l’antropologo francese che ha individuato nel deficit di storicità, relazionalità e identità, il profilo prevalente dei moderni centri commerciali evoluti. Sacrificare territorio, paesaggio, socialità e abdicare alla funzione intelligente del luogo antropologico, senza sapere prima quali saranno i vantaggi e soprattutto di chi saranno i vantaggi, può essere pericoloso. Per questo una risposta trasparente sarebbe stata non solo utile ma dovuta. Perchè il punto non non sono i milioni di euro (5) versati in opere di urbanizzazione ne il gettito ici che il Comune ne ricaverà (200 mila euro all’anno), il punto è un altro: cosa diventerà questa piccola borgata (poco meno di dieci mila abitanti) inglobata dentro un centro polifunzionale come il Global Village che sorge a soli 200 metri dal centro storico del paese? L’altro interrogativo che non ha trovata una risposta convincente, ma questa volta a rispondere avrebbero dovuto essere i politici e non lo hanno fatto se non in maniera generica, è quello che gira intorno al tema della viabilità di accesso e di uscita dal Global Village: le stime di sostenibilità del progetto di Marco Depretto indicano una previsione di afflusso superiore ai 7 milioni di visitatori all’anno. Un’enormità che impone una revisione complessiva del sistema viabilistico di attraversamento della borgata e di quello di collegamento con la direttrice Rovereto – Riva del Garda. Ma su questo, politica locale (il sindaco Mario Gurlini) e politica provinciale (l’assessore Alessandro Olivi), si sono limitati a generiche dichiarazioni di buona volontà. Si aspettano risposte. Dagli imprenditori. E dalla politica.
Giornalista e blogger con uno sguardo curioso, e a volte provocatorio, verso la politiche agricole; appassionato di vino, animatore di degustazioni fra amici e di iniziative a sfondo enologico, è tra i fondatori di Skywine – Quaderni di Viticultura e di Trentino Wine. Territorialista, autoctonista e anche un po’ comunista. Insomma contiene moltitudini e non se ne dispiace!