(s.c. – fonte: Istituto Agrario di San Michele all’Adige) – I ricercatori dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige hanno scoperto il gene che determina l’aromaticità delle uve e sviluppato un metodo basato sul Dna che stabilisce con molta precisione se una vite può
produrre uve aromatiche oppure neutre. Le numerose piantine ottenute da seme nei programmi di miglioramento genetico potranno così essere selezionate senza dover aspettare che la vite entri in produzione.
Si tratta del gene DXS e il gruppo di genomica applicata del Centro ricerca e innovazione ha associato le sue variazioni alle caratteristiche aromatiche di 150 vitigni che producono uve a diversa intensità aromatica contenute nella collezione dell’Istituto Nazionale di ricerca agronomica di Montpellier. La ricerca, pubblicata recentemente sulla rivista BMC Plant Biology dal giovane ricercatore Francesco Emanuelli e altri membri del gruppo, ha evidenziato che il cambiamento di un amminoacido nella proteina codificata dal gene è responsabile dell’accumulo di monoterpeni nella bacca di uva e dunque della comparsa del tipico aroma moscato nelle piante che portano la variazione genetica.
Un’applicazione immediata di questo risultato sarà la valutazione precoce di nuove varietà prodotte dalle attività di miglioramento genetico classico e, infatti, i ricercatori hanno già sviluppato un metodo rapido per lo screening dei semenzali. La coordinatrice del gruppo genomica applicata alla vite, Stella Grando, spiega che il test del Dna estratto da un piccolo lembo fogliare della piantina appena germinata, indica con precisione se l’uva di quella pianta avrà l’aroma moscato o meno. Combinato con altri test molecolari che predicono, per esempio, il colore e la resistenza a certe malattie, questo approccio permette di scartare la maggior parte delle piante ottenute dagli incroci ai primissimi stadi di sviluppo, concentrando l’attenzione sugli individui che garantiscono le combinazioni dei caratteri desiderati per le varietà del futuro, con una notevole riduzione di costi, spazi e tempi.
Anche nei cloni aromatici di certe cultivar coltivate in Trentino come Traminer e Chardonnay si è potuto dimostrare che è importante la forma del gene DXS. Oltre a questi risultati, il confronto delle sequenze genomiche ha suggerito l’ipotesi che i vitigni Moscati discendano da una pianta in cui in passato è comparsa casualmente la mutazione del gene DXS.
Giornalista e blogger con uno sguardo curioso, e a volte provocatorio, verso la politiche agricole; appassionato di vino, animatore di degustazioni fra amici e di iniziative a sfondo enologico, è tra i fondatori di Skywine – Quaderni di Viticultura e di Trentino Wine. Territorialista, autoctonista e anche un po’ comunista. Insomma contiene moltitudini e non se ne dispiace!