(Quotidiano L’Adige 28 aprile 2011) – Vino trentino, anzi impresa trentina del vino, se ci sei batti un colpo. Per fortuna c’era Isabella Bossi Fedrigotti, ieri mattina alla Casa del Vino di Isera, a ricordare che anche a nord di Verona la coltivazione della vite «si perde nella notte dei tempi». A ricostruire le radici di un passato e di un paesaggio segnati in profondità dalla vite e dall’economia del vino, attraverso i dipinti enoici del Buonconsiglio e l’anfora romana della Val di Cembra. Per fortuna, appunto, c’era lei, l’intellettuale roveretana erede di una famiglia blasonata di viticoltori lagarini, il cui marchio tuttavia dal 2006 è passato nell’orbita veronese del gruppo Masi, in tutto il mondo sinonimo di Amarone e Valpolicella. Per fortuna c’era l’Isabella, altrimenti di Trentino ad Isera ieri mattina non si sarebbe affatto accennato, nella conferenza stampa con la quale il Festival Città Impresa ha illustrato il programma degli eventi, che a partire da questa sera e fino a sabato interesseranno tre località simbolo del Nord Est del vino: dalla Valpolicella al Friuli, passando per la laguna e regione del Cartizze. Tre serate in cui grandi produttori ed enologi (Boscaini, Bisol, Marco Simonit, Gianni Menotti e tanti altri) si intratterranno con giornalisti e intellettuali a discutere di vino, di agricoltura, di tradizione e di innovazione. Nomi prestigiosi del vino e del paesaggio del vino del Nord Est, e nomi autorevoli della letteratura e del giornalismo, Michele Serra, Erri De Luca, Toni Capuozzo. Un «filò» accompagnato anche dalla voce musicale di un cantastorie (Gualtiero Bertelli), questa l’immaginaria tessitura cui si sono affidati gli organizzatori della tre giorni (Cantina Masi in Valpolicella, Tenuta Venissa a Mazzorbo di Burano e Villa Russiz nel goriziano), per raccontare il vino e la vite, ma soprattutto l’economia che gira intorno a questo mondo tutto veneto – friulano, come un sistema unitario riconoscibile in Europa e nel mondo; tutto questo in vista dell’appuntamento, neanche tanto lontano, del 2019 che si attende il riconoscimento di Venezia come capitale europea della cultura. Il senso di tutto questo: la suggestione del vino come sistema identitario che può aiutare a centrare l’obiettivo della candidatura lagunare. I vini scelti per raccontare l’eccellenza enoica del Nord Est – si legge nell’incipit della cartella stampa distribuita ieri mattina ad Isera – sono il Cartizze, l’Amarone e il Friulano (il vecchio Tocai) «tre straordinarie eccellenze della viticoltura di territorio». Scelta, bisogna dirlo, del tutto comprensibile, visto il successo del brand e la risposta entusiasta dei mercati internazionali. Così come resta, tuttavia, incomprensibile la brillante assenza di Trentino nelle strategie di Città e Impresa. E, di converso, come rimane assai poco intellegibile la scelta della pur splendida contestualizzazione di palazzo de Probitzer per lanciare una campagna di marketing e un prodotto esclusivamente veneti: «Da qualche parte dovevamo pure cominciare, per quest’anno il Trentino è coinvolto solo per la conferenza stampa. Magari il prossimo anno potrà essere coinvolto direttamente. Il progetto è aperto a tute le imprese che credono in questo obiettivo. Se avessimo aperto al Trentino magari si sarebbero lamentati i cugini dell’Alto Adige», ha glissato il direttore del Festival, Filiberto Zovico, scivolando via con leggerezza sulle domande dei giornalisti trentini. Resta tuttavia curiosa la questione circa il perché Veneto e Friuli abbiano scelto il palcoscenico della collina lagarina, per raccontare il loro vino e immaginare una prospettiva di sviluppo legata a tre dei loro marchi di successo, Cartizze, Amarone e Friulano. Mentre tutt’intorno ad Isera il vino trentino continua ad incespicare dentro la palude di un’attualità banalmente demoralizzante. Una mano tesa al Trentino, una scossa per avviare un dialogo virtuoso, un sfida, una provocazione o la traccia, anche poco velata, dell’incontenibile espansionismo del Nord – Est veneto friulano, che sta risalendo attraverso la Valle dell’Adige. Forse un caso, forse tutto questo insieme. Sta di fatto che la splendida Sala delle Armi della Casa del Vino, dove ieri sono stati presentati gli eventi del Festival Città e Impresa, sezione «Vine e..», si affaccia sui vigneti di Bossi – Fedrigotti, la cui filiera produttiva, dalla campagna alla distribuzione, è gestita dalla cabina di regia della Valpolicella già da 5 anni.
Giornalista e blogger con uno sguardo curioso, e a volte provocatorio, verso la politiche agricole; appassionato di vino, animatore di degustazioni fra amici e di iniziative a sfondo enologico, è tra i fondatori di Skywine – Quaderni di Viticultura e di Trentino Wine. Territorialista, autoctonista e anche un po’ comunista. Insomma contiene moltitudini e non se ne dispiace!