(Quotidiano L’Adige 29 aprile 2011) – – È quasi un mea culpa quello dei vignaioli del Trentino, il giorno dopo l’incursione, chiamiamola così, degli imprenditori del Nord Est Veneto – Friulano (Masi e Bisol tanto per citarne un paio) che due giorni fa, ospiti nelle sale della Casa del Vino di Isera, sono arrivati in Trentino per promuovere le eccellenze del loro Nord Est, Amarone, Prosecco e Friulano. Non c’erano vini trentini, nemmeno il Trento Doc, nel panel immaginato dal Festival Città e Impresa, per raccontare la viticoltura di eccellenza di un Triveneto, a questo punto più immaginato che agito, che si prepara a sostenere la candidatura di Venezia Capitale europea della cultura. Che poi la conferenza stampa sia avvenuta nelle sale dell’ambasciata del vino lagarino a questo punto è solo un dettaglio. I produttori trentini, ieri, tuttavia sono stati pronti a ragionare su questo tema senza cadere nella trappola della polemica con i colleghi di oltre Borghetto: il Trentino del vino esiste o non esiste? Nicola Balter, presidente dell’associazione che in questi giorni è nella bufera per la Mostra del Buonconsiglio, sembra convinto di no: «Quello che è successo dimostra solo una cosa: non esistiamo. Il Nord Est fa a meno di noi e va avanti con le sue gambe. Noi siamo un’altra cosa. Non abbiamo ancora capito che cosa. Qui tutti ci danno lezioni – attacca -, ora abbiamo anche i 4 saggi, va bene, ma poi i risultati sono questi: i nostri vicini vengono a casa nostra a promuovere l’Amarone e noi non solo non ne sappiamo niente ma siamo addirittura esclusi da un idea vitivinicola del Triveneto. È la prova della nostra inesistenza al di fuori dei confini provinciali». Lucia Letrari, dell’omonima azienda che da 50 anni fa vini e soprattutto spumanti a Rovereto, la prende con filosofia e la in gira in positivo: «Impariamo da quello che fanno gli altri, se i Veneti vengono qui ad insegnarci a bere prosecco e Amarone, andiamo anche noi in Valpolicella a promuovere il Trento Doc» E poi aggiunge: «Naturalmente, che si parli di eccellenze vitivinicole del Nord Est, e non si coinvolga nessuna delle nostre aziende racconta anche un’altra cosa: siamo un pezzo di Triveneto solo sulla carta, per il resto siamo invisibili. Gli altri fanno, e fanno anche bene, noi ci perdiamo dentro un mare di polemiche quotidiane. Forse è arrivato il momento di cominciare a discutere su cosa fare da grandi, imparando dagli altri, da quelli che fanno bene». Dal suo buen retiro in Valle dei Ronchi, anche Giuseppe Tognotti di Maso Michei, la pensa come i suoi colleghi roveretani: «Troppe polemiche quotidiane fanno perdere di vista gli obiettivi. Valpolicella e Prosecco hanno un appeal internazionale che noi nemmeno ci sognamo. Per questo poi restiamo tagliati fuori da eventi importanti come questo: facciamo tante cose, alcune anche bene, ma poi non siamo in grado, chi istituzionalmente lo dovrebbe fare non è in grado, di esprimere un carattere riconoscibile, un brand allettante per il nostro territorio». Il Trentino tagliato fuori dalle strategie del Nord Est in vista del 2019? Lo abbiamo chiesto anche all’assessore all’agricoltura e al turismo Tiziano Mellarini: «Non chiedetelo a me, io non sono mai stato coinvolto nell’ambito del progetto 2019. Di questo cose se ne è occupato esclusivamente il mio collega Panizz
Giornalista e blogger con uno sguardo curioso, e a volte provocatorio, verso la politiche agricole; appassionato di vino, animatore di degustazioni fra amici e di iniziative a sfondo enologico, è tra i fondatori di Skywine – Quaderni di Viticultura e di Trentino Wine. Territorialista, autoctonista e anche un po’ comunista. Insomma contiene moltitudini e non se ne dispiace!