Reggio Emilia, 29 Aprile 2011 – “Il 95% delle uve della provincia di Reggio Emilia atte a divenire lambrusco sono vinificate da 11 cantine cooperative. Un risultato straordinario se non fosse per il fatto che poi solo il 33,5% di questo vino viene successivamente imbottigliato e commercializzato dalla cooperativa”. Con questa provocazione Adriano Orsi, presidente del settore vitivinicolo di Fedagri Confcooperative ha iniziato il suo intervento al convegno dal titolo “Il lambrusco da vino locale ad eccellenza internazionale” organizzato oggi da Confcooperative Reggio Emilia.
“La nostra viticoltura – ha aggiunto Orsi – ha bisogno di una nuova stagione che incentivi l’aggregazione della fase produttiva per ottimizzare i costi e che miri al controllo di tutta la filiera, dal vigneto alla vinificazione, all’imbottigliamento e alla commercializzazione, non solo per poter ricavare un maggior valore dal prodotto ma anche per avere il monitoraggio dello stesso dalla cantina fino al mercato finale, che sia l’Italia o l’estero”.
La cooperativa, secondo Orsi, “è l’unico vero strumento a disposizione dei produttori per garantire reddito e competitività a tutto il comparto”. Risultati oggi non più così lontani se si guardano esperienze cooperative di successo come Cantine Riunite, CAVIRO, Cantine Mezzacorona, CAVIT, Cantina di Soave, Collis Veneto Wine Group, CITRA Vini e Cantine Due Palme solo per citarne alcuni.
“Una cooperazione più forte ed una più stretta collaborazione tra le cooperative ed i consorzi di tutela – sostiene Orsi – permetterebbe poi anche un più efficace contrasto alla contraffazione, fenomeno sempre più preoccupante non solo per il lambrusco, tra i vini italiani più “copiati” all’estero, ma anche per tutti quei prodotti agroalimentari made in Italy soggetti ad agropirateria perché sinonimo di life style, qualità, tradizione e innovazione”.
Fare sistema, da ultimo, significa poter ottimizzare gli investimenti in promozione all’estero. Le misure dell’OCM Vino sulla promozione – conclude Orsi – offrono un’importante opportunità di aggregare i produttori per sperimentare esperienze comuni in ambito internazionale. Istituzioni ed imprese devono, allora, sforzarsi di lavorare insieme per guardare al futuro in modo programmatico ed utilizzare queste risorse non per distruggere il prodotto ma per valorizzarlo, stimolando nuove forme di integrazioni necessarie per affrontare tutti i mercati in modo sostenibile e con una più ampia gamma di prodotti”.