E’ trascorso qualche giorno da quando ho postato la foto qui a fianco. Quella mattina ero in un bar di Ala (Tn), il Tabacchi Fedrizzi Bongiovanni di piazzetta General Cantore, insieme a Mauro, il titolare del locale, ho assaggiato il metodo classico di Cantina Toblino. Oggi, provo a riassumere brevemente le mie impressioni di quella bottiglia. Ripeto qui quello che ho già scritto in altri post: si tratta di valutazioni estremamente personali, lontane dal tecnicismo dei degustatori e dei sommelier. Dunque, innanzi tutto la scheda: Antares, Trentodoc 2007 (sboccatura 2010) – Cantina Toblino. Berlo da più soddisfazione di quanto prometta all’inizio. Mi spiego. L’etichetta mi è sembrata confusionaria, il nome “Antares” (riferimento ad una delle stelle più grandi e luminose) è sovrapposta ad una mappa del cielo che non aiuta a leggere le informazioni essenziali. Sarà che a me piacciono le cose semplici, ma questo mescolamento di parole e di immagini mi disturba, mi distrae. Fa l’altro, l’etichetta, oltre a riportare l’appartenenza a Trentodoc, evidenza anche la scritta Talento Metodo Classico. Altro motivo di confusione. Si decideranno mai questi produttori trentini ad adottare una strategia comune e ben identificabile? Ma passiamo al bicchiere. Antares è un Blanc de Blanc millesimato: forse a causa della temperatura, forse il contesto, forse la bottiglia sbagliata, ma il perlage, pur finissimo, mi è sembrato piuttosto stanco e debole su un giallo anticato poco brillante, non all’altezza di un 36 mesi come questo. Anche i profumi, e la stessa opinione è stata confermata da Mauro, ci sono apparsi rigidi, rigorosi e asciutti. Fragranze di lieviti e odori bianchi, percettibili solo in lontananza. Insomma una certa debolezza che mi è parsa sgarbata. Quindi, l’altra mattina, mi sono accostato a questo bicchiere, di sicuro, senza entusiasmo. Ma la prova di assaggio, chiamiamola così, ha capovolto le mie aspettative. In bocca lo Chardonnay millesimato si è sprigionato in tutto il suo nerbo e la sua potenza. La potenza elegante e raffinata di un brut quasi extra brut. Che trae la sua forza da una compiuta acidità: rinfrescante e sapida. Scorre sul palato con la la decisione di qualcosa che ha del carattere, lasciando una piacevole scia agrumata che si combina con armoniose sensazioni fruttate mature. Una sensazione che fa piacere e invita a ripetere l’esperienza. Insomma, alla fine, mi è piaciuto e ne ho bevuto un altro bicchiere. Per questo mi sento di dire che questo Antares è una bottiglia che restituisce ben più di quello che promette all’inizio.
CANTINA TOBLINO
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Giornalista e blogger con uno sguardo curioso, e a volte provocatorio, verso la politiche agricole; appassionato di vino, animatore di degustazioni fra amici e di iniziative a sfondo enologico, è tra i fondatori di Skywine – Quaderni di Viticultura e di Trentino Wine. Territorialista, autoctonista e anche un po’ comunista. Insomma contiene moltitudini e non se ne dispiace!
mi sembra TALENTuso il nostro degustatore: mette in evidenza difetti, a suo dire, e pregi, a suo dire. Personalmente non lo ho ancora assaggiato: in giro per i locali del trentino, diciamo la verità, di trentodoc, e non solo toblino, se ne vede poco. Spesso i ristoratori e i baristi quando glielo chiedi non sanno nemmeno di cosa stai parlando. Ma questa descrizione, certo non da sommelier, ma fatta da uno che il vino lo beve, mi ha incuriosita. Perché non proviamo a fare una degustazione collettiva, tutti insieme. e poi non scriviamo qui le nostre sensazioni? Vabbè un'idea come un'altra, però mi piacerebbe.
SPIRIT.osa
A me l'etichetta di Toblino piace molto, non la trovo per niente confusa. Una cosa invece non ho capito: questa cosa del talento / trentodoc. Ma sono la stessa cosa? Perchè usano entrambe le dizioni, anche rotary e letrari mi sembra facciano cosi'. Qualcuno mi puo' dare una spiegazione?
Mario
Ops, mi ero fatta sfuggire questo post, lo vedo ora perché è richiamato nei commenti. Il Toblino lo ho bevuto anche io, non ad Ala (ma Cosimo cosa ci fai sempre lì? vuoi vedere che per conoscerti personalmente dobbiamo vestirci di velluto!), ma a Rovereto: ma sapete che avrei voluto scrivere io quello che ha scritto Cosimo: la sua interpretazione da profano (sarà poi vero?) e da bevitore di lungo corso (così ha scritto di sè sul profilo), mi è sembrata perfetta è quello che ho pensato anche io: molto seplicemente avevo detto ai miei amici questo metodo classico è piu buono a bersi che non a vedersi e ad annusarlo. A parte le notazioni sull'eticheta che a me invece non dispiace per niente.
Non sospettavo che in Trentino ci fosse una simile attitudine alla censura. Forse vi siete abituati male con gli uffici stampa istituzionali che da decenni ripetono sempre le stesse cose, senza che mai si alzi una voce critica.
Passando alle impressioni da "profano" di Cosimo su Antares: io devo dire che ho avevo assaggiata quella bottiglia qualche settimana fa e mi sono ritrovato alla perfezione nella descrizione di Cosimo. Non avrei saputo descrive meglio l'impressione avuta da questo talento trentodoc
Avanti cosi, mi piace! (il trentodoc e anche il blog)
TalentoDoc
Vai tranquillo Cosimo, la degustazione era ineccepibile, da manuale Ais … 🙂
In quanto ai minacciosi avvisi di adire le vie legali, mi sembra molto tipico del nostro Trentino piccolo piccolo.
Le degustazioni fatte in questo modo non dicono nulla. O si fanno in modo serio o non si fanno, meglio stare zitti. Lasciale fare ai sommelier. Così rischi di farti anche chiedere i danni dai produttori di Antares
Ciao e segui il mio consiglio
In pochi giorni, due lettori hanno fatto balenare l'ipotesi del risarcimento danni. Mi pare troppo, per un blog piccolino e modesto come il nostro che non fa male ad alcuno. In quanto poi alle degustazioni, ogni volta ho sempre premesso che si tratta di sensazioni personali: si potrà pur raccontare quello che si prova davanti ad un bicchiere o ad una fetta di torta. E'un nostro (uso il plurale perché dietro a cosimo ci sono più persone) personale diario di viaggio che non ha la presunzione di insegnare niente, né di fare scuola. Quindi caro trentdoc, stai sereno: non vogliamo sostituirci ai sommelier ne ai degustatori, ma semplicemente raccontare le emozioni e le disemozioni che scaturiscono davanti ad un bicchiere. E le emozioni o le disemozioni, come l'amore, sono fatti soggettivi. Potresti rispondermi che allora ce li dovremmo tenere per noi. Forse, hai ragione. Ma invece cosimo crede che sia un valore condividerle con gli altri, anche con quelli che le contestano. Non ci interessa fare una guida, ne guidare una degustazione, ne orientare il pubblico: ci interessa mettere in condivisione opinioni. Meglio se diverse.
Ciao e grazie per l'attenzione
CPR