Ieri avrei voluto fare un giro a Rovereto per mettere il naso, e la bocca, al Festival Natura Mente Vino, soprattutto per gli assaggi AIS, fra l’altro costosissimi: 60 euro, e per la visita alla tenuta biologica di San Michele al Navicello. Ma poi non lo ho fatto, sono rimasto intrappolato dentro un impiccio domestico. E allora stamattina mi sono messo davanti al pc, e ho provato a cercare in rete qualche notizia, qualche opinione, tanto per farmi un’idea. Inutile: google non mi ha portato da nessuna parte. Le pagine indicizzate (con i termini di ricerca “Natura Mente Vino Rovereto”), mi hanno riportato solo agli annunci pre evento della manifestazione. Nessuno, insomma, che abbia avuto voglia di scrivere su questa iniziativa, annunciata una settimana fa dal megafono provinciale come una roba che avrebbe dovuto cambiare il volto della bioviticoltura provinciale. E che avrebbe dovuto far conoscere al mondo le “eccellenze” trentine. Ho dato un’occhiata anche alla stampa locale, di solito e giustamente, molto attenta a quello che si fa e si dice a Rovereto. Ebbene, nemmeno uno straccio di cronaca, solo una breve per dare conto del programma di oggi. A parte uno scritto, per lo meno surreale, pubblicato sulla rubrica delle Lettere dell’Adige, firmata con nome e cognome da un lettore che se la prende con il povero sindaco Miorandi, colpevole di aver promosso la manifestazione e quindi di essersi messo fuori dal circuito dei salutisti no alcol. Tutto qui. Il Festival Bio roveretano, per oggi – magari domani troveremo paginate e paginate su carta e su web (speriamo): di sicuro la macchina da guerra dell’assessorato all’agricoltura e al turismo si metterà in moto -, sembra non esserselo filato alcuno. A parte gli estremisti no alcol. Il che è tutto dire. Di sicuro non ha fatto notizia. Nemmeno a Rovereto.
Giornalista e blogger con uno sguardo curioso, e a volte provocatorio, verso la politiche agricole; appassionato di vino, animatore di degustazioni fra amici e di iniziative a sfondo enologico, è tra i fondatori di Skywine – Quaderni di Viticultura e di Trentino Wine. Territorialista, autoctonista e anche un po’ comunista. Insomma contiene moltitudini e non se ne dispiace!
Il dramma e' che a questo marketing dal taglio "esclusivo" fa da contraltare la dura realtà, fatta di vino DOC venduto a 3 euro sl supermercato. Il marchio Trentino in giro per l'Italia significa vino a denominazione a basso costo. Io ci trovo una contraddizione. O forse Richard Gere pasteggia davvero a Teroldego bonta' delle valli?
Chiedo pubblicamente scusa per quel superlativo: costosissimi. Una parola dal sen (dalla tastiera) sfuggita. A volte capita. Quando ho scritto quelle due righe, l'ultima delle mie intenzioni era di infastidire gli amici AIS di Trento. E quella di considerare non adeguato il prezzo della degustazione, i famosi 60 euro. Davvero. Dopodichè, provo di nuovo a spiegare quale voleva essere il senso del mio argomentare. Di sicuro, non mi sono spiegato bene. Ora, dato per assodato che quello di Rovereto, come tutti i festival di questo genere, aveva un taglio popolare (avvicinare più gente possibile all'idea del vino biologico, naturale o autentico, chiamiamolo come vogliamo), penso che anche le imperdibili degustazioni AIS avrebbero dovuto avere un prezzo, diciamo così, politico. Lo so che i 60 euro probabilmente non coprono nemmeno le spese. E non mi sogno nemmeno di immaginare che l'AIS possa lavorare in perdita. Ma “in perdita”, diciamo così, penso ci dovrebbe investire qualcun altro: in questo caso il soggetto pubblico. Come fa, a volte bene a volte male, in tanti altri settori. La butto lì: stante il vincolo di budget di qualsiasi manifestazione, perché Trentino SpA, o chi per essa, non contribuisce, sostanziosamente, ad abbassare i costi delle degustazione “imperdibili” ? Sarebbe, credo, denaro ben speso. Per allargare la base degli appassionati e per dare a tutti la possibilità, anche economica, di avvicinarsi ad un “prodotto culturale” altrimenti irraggiungibile. Credo sarebbe denaro speso meglio di quello buttato nelle scampagnate glamour, con attori, giornalisti generalisti e compagnia cantando, come quelle a cui si sta dedicando con tanto zelo in giro per l'Italia e per l'Europa la macchina da guerra promozionale della Pat (ah, a proposito, ora siamo a Tokio, lo sapevate’). Tutto, qui. L'obiettivo del mio piccolo esercizio polemico, insomma, non era l'AIS ma qualcun altro. E sottoscrivo, in toto, la filosofia del direttivo Ais guidato da Francesconi: cultura del vino per tutti e al miglior prezzo possibile. Aggiungo anche che considero il vino un prodotto culturale e come tale credo dovrebbe poter essere reperito non al miglior prezzo possibile ma addirittura a prezzo politico. Almeno nei Festival popolari, finanziati dal soggetto pubblico. Ma qui, ripeto a scanso di equivoci, l'AIS non c'entra. C'entra invece una precisa strategia di marketing adottata, con un certo provincialismo è il caso di dirlo, dai vertici della promozione trentina, convinti che il successo commerciale del nostro vino di qualità debba passare per forza attraverso l'evocazione di una dimensione esclusiva (quindi escludente) e irraggiungibile ai più (Sua eccellenza Trendoc, Richard Gere e tutto il resto). Naturalmente siamo in un campo in cui tutti possono dire la loro. Qualche settimana fa su una rivista cartacea (Trentino Mese), il vecchio Gino Lunelli dall'alto dei suoi cinque milioni di bottiglie vendute (di cui 1 e mezzo venduto sugli scaffali della grande distribuzione), sentenziava testualmente (vedi anche Geisha Gourmet): “…se continuiamo ancora a fare le sagre di paese. Dovremmo andare anche noi da 007 e fargli bere in uno dei suo film invece che Bollinger, TrentoDoc!”. Opinione legittima oltre che autorevole. Anche se James Bond ultimamente mi pare un pò in disarmo. Ma io non la condivido: sogno le sagre di paese con le degustazioni AIS a prezzo politico (finanziate con il denaro pubblico, al pari di qualsiasi altro prodotto culturale). Sarò un sognatore, ma non faccio male ad alcuno.
CPR
Io credo che CPR non abbia criticato la scelta di Ais, anzi. Personalmente credo che non sia affatto scandaloso proporre iniziative di alto livello a prezzi adeguati: ovviamente vanno accompagnate da altre iniziative per un altro target di interesse. E su questo la manifestazione ha dimostrato tutta la sua debolezza, perche' duecento ingressi son proprio pochini. E fa specie leggere sulla stampa "il grande successo di naturamente vino", perche' significa aver perso completamente la capacita' di autocritica. E il senso di realtà, cosa ancora più grave e, questo si', eccellenza del nostro piccolo Trentino.
Gentile CPR,
se 60 euro sono tanti per partecipare ad una degustazione con questi vini…
Puligny-Montrachet 1er cru “Clavoillon” 2007, Domaine Leflaive
Goldert Grand Cru Muscat d’Alsace 2002, Domaine Zind-Humbrecht
Mosel-Saar-Ruwer Scharzhofberger Riesling Spätlese 2008, Egon Müller
Chapelle-Chambertin Grand Cru 2008, Domaine J.L. Trapet
Bierzo Villa de Corullón 2004, Descendientes Palacios
Tokaji Aszù 6 Puttonyos 2006, Kiràlyudvar.
Caro Andrea, hai ragione: per tutta quella roba lì 60 sono un prezzo adeguato. Se non avessi avuto gli impicci domestici di cui sopra (nel post), li avrei spesi anche io. Volentieri. Dopodiché, però, 60 euro sono sempre 60 euro: una giornata di lavoro di un colletto bianco e due giornate di lavoro di un lavoratore interinale. Insomma, una proposta molto selettiva. Classista si sarebbe detto ai miei tempi. Ed erano i tempi in cui io sostenevo che il comunismo doveva essere "Ostriche e Champagne per tutti". Che poi è quello che penso anche oggi, anche se quei tempi sono finiti. A parte le battute, penso che quei 60 euro rischino di trasmettere un messaggio sbagliato al pubblico: il biologico come un lusso, come un esercizio esclusivo per fasce sociali irraggiungibili. E invece, credo, che una manifestazione come quella di rovereto (a proposito i giornali locali mi pare non ne parlino nemmeno oggi), avrebbe dovuto lanciare un messaggio diverso, l'idea del bio accessibile a tutti, il bio popolare. Per farlo uscire dal ghetto. Ma qui siamo nel campo delle opinioni. E la mia, appunto, è ostriche e champagne per tutti.
Ancora, visto che immagino tu abbia partecipato alla degustazione AIS, perché non provi a raccontarcela?
Grazie!
CPR
Buongiorno.
Non mi permetto di entrare nel merito riguardo a Natura Mente Vino in quanto non ero presente per impegni lontano da Rovereto ma voglio intervenire, come fatto dal mio collega Andrea Aldrighetti, al riguardo dei 60€. della degustazione.
Quello che l'AIS Trentino cerca di fare sul territorio è creare cultura del vino e dare a tutti l'opportunità di avvicinarsi a questo mondo con degustazioni e serate in eventi ed occasioni varie. Lo abbiamo sempre fatto, per precisa scelta del Presidente Francesconi, mantenendo i prezzi ampiamente al di sotto della media per quanto riguarda i corsi di qualificazione a Sommelier e quasi sotto il prezzo di costo per quanto riguarda le degustazioni.
Potremmo discutere all'infinito su cosa significhino 60€ nelle tasche di ogni enoappassionato e non, una giornata di lavoro o semplicemente una ricarica telefonica e molto altro ma posso garantire che con dei vini del genere la degustazione non si può limitare ad un "soprattutto per gli assaggi AIS, fra l’altro costosissimi: 60 euro"
Ne è testimone il fatto che chi il vino lo conosce e lo capisce non si è certo fatto scappare l'occasione di assaggiare questi fuoriclasse ad un prezzo che per noi AIS Trentino è di puro recupero delle spese e forse nemmeno quello. Prenotazioni esaurite in due giorni con colleghi provenienti dal Trentino ed anche dalle vicine Veneto e Lombardia.
Con questo, Cosimo PdR, non voglio criticare la sua affermzione ma semplicemnte rimarcare la filosofia del nostro Consiglio… cultura per tutti ai prezzi migliori possibili.
Logicamnte se i vini sono grandi e ricercatissimi sul mercato mondiale la degustazione avrà un costo superiore ma in tantissime altre occasioni le nostre serate viaggiano al prezzi accessibili a chiunque, diciamo di due o forse tre pacchetti di sigarette.
La saluto cordialmente.
forse i primi a non crederci, siete proprio voi!
da consumatore, mi piace premiare (acquistando le bottiglie) le aziende che puntano al biologico o all'eliminazione dei solfiti… a volte mi sono capitate ottime sorprese!
Caro Luigi, noi invece ci crediamo, a non crederci invece in questi anni sono stati altri, quelli che ora, dopo essersi accorti del ritardo rispetto al resto d'italia, si affidano ai festival e pensano di aver risolto il problema (vedi l'assessore Mellarini)
Curiosa&Sospettosa
Grazie matteo per il tuo contributo, che tira in ballo le dimensioni, quantitative, del bio,
mi sembra un bell'argomento. Ci faro' sopra una ricerca vediamo di capire quanto siamo avanti o siamo indietro…rispetto al resto d'italia….
cpr
Il bio "e' roba vecchia"….nel resto d'italia sono nate tante aziende vitivinicole bio, il sud italia e' tutto bio….io dirigo una azienda bio a soave,ma non e' mai partita "alla grande"….dunque spingere il "bio" per noi trentini mi sembra un po' come "muovere le acque" tanto per….ciao