Talento versus Trentodoc. E viceversa. Vecchi discorsi e antiche incomprensioni, e visioni di marketing differenti, che girano da anni fra gli spumantisti del metodo classico. Riprendere in mano questo tema, forse, a qualcuno può risultare noioso. Quante volte, e in quante sedi, ne abbiamo discusso. Ma la questione è stata tirata in ballo l’altro giorno da un commentatore del blog, che si chiedeva, e chiedeva, la ragione per la quale ci siano aziende che si affidano ancora alla doppia dizione Talento-Trentodoc. Forse, allora, almeno per chi non è tanto addentro a questo mondo, vale la pena provare a sintetizzare i termini del dibattito. Tecnicamente si può dire che il primo è un marchio di certificazione nazionale, mentre la seconda è una denominazione locale. Ma, messa così, dice poco. E dubito che il nostro commentatore possa aver capito qualcosa in più di quanto già non sapesse. Per questo abbiamo provato a chiedere le ragioni di questa scelta a Lucia Letrari, titolare insieme al padre Leonello, dell’omonima maison di Rovereto, sulle cui bottiglie compare, appunto, la doppia dizione. Ecco la sua spiegazione.
Noi, come azienda, da vecchi fondatori dell’Istituto Italiano Spumanti nel lontano 1968, crediamo sia doveroso identificare i nostri prodotti in Italia e all’estero con un nome collettivo che identifichi e che sostituisca definitivamente il provvisorio Metodo Classico e il consolidato Metodo Champenoise (vietato legalmente ma ancora molto usato per definire a parole i nostri prodotti trentini specie all’estero).
Quindi è una scelta aziendale quella di avere un nome, o ombrello, nazionale (Talento) e poi, forti di questo, quello locale, Trentodoc appunto. Crediamo, insomma, che le due indicazioni non siano in conflitto ma che si rafforzino a vicenda e speriamo presto di poter eliminare la dizione “Metodo Classico” che raggruppa invece tipologie di bollicine di tutti i tipi e molto diverse tra loro.
Lucia Letrari
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Lucia suggerisce anche di visitare il sito del Talento, di cui ci ha inviato questo breve estratto:
Il ministero delle Politiche agricole e forestali ha depositato la registrazione dell’indicazione Talento come marchio collettivo presso l’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi con la tutela in Italia e in Europa del marchio di cui il Ministero è titolare dal 2004.
Da allora prende un nuovo impulso l’uso dell’indicazione Talento.
L’indicazione rende riconoscibili gli spumanti metodo classico ed è liberamente utilizzabile da tutti i produttori italiani per l’etichettatura dei vini prodotti nel rispetto delle condizioni stabilite nel decreto ministeriale del 30 dicembre 2004.
Talento è lo spumante italiano ottenuto da uve chardonnay, pinot nero e pinot Bianco, rifermentato in bottiglia, con minimo 15 mesi di affinamento sui lieviti e tenore zuccherino inferiore a 12 g/litro.
Talento sono oggi tante zone spumantistiche italiane che, tutte riunite, formano una tipologia omogenea di oltre 20 milioni di bottiglie.
Talento è un marchio di certificazione che aiuta a definire una tipologia di prodotto ed una categoria merceologica precisa a tutto vantaggio del consumatore finale.
Talento è un patrimonio nazionale a disposizione di tutti i produttori italiani.
Proprietario del marchio è il ministero delle Politiche Agricole e Forestali, il quale ne ha regolamentato l’uso con il decreto che, in modo analogo ad un disciplinare di produzione, stabilisce le norme che occorre rispettare perché uno spumante si possa chiamare Talento.
Giornalista e blogger con uno sguardo curioso, e a volte provocatorio, verso la politiche agricole; appassionato di vino, animatore di degustazioni fra amici e di iniziative a sfondo enologico, è tra i fondatori di Skywine – Quaderni di Viticultura e di Trentino Wine. Territorialista, autoctonista e anche un po’ comunista. Insomma contiene moltitudini e non se ne dispiace!
X Mario: se vuoi approfondire queste tema talento/trentodoc, ti consiglio di leggere qui: è una ricognizione sintetica ma abbastanza approfondita dei termini della questione http://www.lamadia.com/articolo.php?articolo=292
ciao
In due giorni sono apparsi due articoli in prima pagina di questo blog con i post, e le foto, di due produttori (armani e letrari), non è che è questo blog stia per caso facendo pubblicità subliminale?
Dobbiamo ancora metterlo a fuoco questo Cosimo… però, più che al servizio dei produttori mi sembra uno piuttosto informato di quello che succede nel palazzo: non sarà una talpa di regime o una talpa arrabbiata con il regime?
Per curiosità: quante bottiglie vengono prodotte di Talento e quante di Trentodoc? Qualcuno lo sa?
grazie
Grazie signora Letrari per la sua spiegazione che mi pare chiarissima, al di la delle valutazioni di merito. Pero' mi pare, a naso, che la sua scelta aziendale sia intelligente: l'idea di un marchio nazionale da affiancare a quello piccolo locale, sia una scelta corretta.
grazie
Mario di Trento
E'vero, cosimo: la cosa non è nuova, anzi è vecchia. E anche dopo la spiegazione della signora Letrari (a proposito complimenti: io bevo sempre il tuo base, perché solo quello posso permettermi…. per ragioni di prezzo… ma devo dire che è spettacolare!), non si è aggiunta chiarezza: in vallagarina, parlo solo di quella ma si potrebbe estendere il ragionamento a tutto il trentino, si producono bottiglie Trentodoc/Talento – Trentodoc – Vsq. e anche Charmat (vedi longariva)Tutte, fra l'altro di ottima qualità e forse anche altro. Io capisco tutto, le scelte aziendali, le diverse sensibilità, il pluralismo, la libertà: ma questo modo di fare, ve lo assicuro, confonde il consumatore medio, il signor rossi. Che alla fine, sapete cosa fa: si affeziona ad un'etichetta (letrari, rotari o ferrari) ma non si sogna nemmeno di identificarsi con un marchio collettivo. Esattamente il contrario di quanto accade per lo champagne o piu modestamente in franciacorta. Insomma, sarà anche una scelta aziendale ma non mi sembra efficace
Con tutto il rispetto per i tanti trentini bravi, prima di tutto lucia, del metodo classico
SPIRIT.osa