Giro, per chi ha tempo, quanto scritto poco fa al Primo Oratore dell’ottimo osservatoriodelvino.wordpress.com in aggiunta ad un discorso là iniziato.

Carissimo PO, spero che tu non mi tolga l’Amicizia per quello che vado a dire. Sulla sprovvedutezza del rappresentante (?) dei vinicoli trentini e sulle doverose scuse agli amici di Franciacorta non ci piove. Mi trovo, per esperienze pregresse, critico costruttivo allineato con Cosimo specie quando si parla di costi pubblipromozionali. Di tutta la faccenda, questi costi non sono questione secondaria, anzi, potrebbe essere il bandolo della matassa per venire a capo di una situazione che pare insostenibile a tutti all’infuori dei produttori. Sono essi, infatti, i beneficiari dell’azione istituzionale totalmente in groppa ai contribuenti, eccezzion fatta per un pò di bottiglie (al costo) e ticket d’albergo (sconto comitiva) dei luoghi di manifestazione.

Pur con tutta la simpatia possibile – ci mancherebbe, per uno che ha mangiato pane e trentino per una vita – dico che l’eliminazione del co-finanziamento delle attività istituzionali in essere fino agli anni ’90 è stata la madre di tutte le disgrazie. Il cancro finale, per dire solo del peggiore, è stato l’aver assopito le coscienze dei produttori (rare le eccezioni), comperandole con i soldi della PAT affidati all’Ente camerale. Nessuna seria critica sull’operato, mai e poi mai, in quest’ultimo decennio. E sistematica cancellazione di ogni traccia che possa richiamare il modello (se permettete, vincente) in essere prima del 2000. Che non andava buttato.

Parentesi: a comprova di ciò, basta leggere il nuovo libro sul Trentodoc di Pederzolli&Spagnolli: due amici volonterosi che glissano elegantemente financo sulla genesi dello stesso “Trento” (Trentodoc la considero un’aberrazione enologica e di marketing degna della non cultura imperante), sulle accesissime discussioni sul metodo, sull’affermazione degli champenoisti, sulla stesura del disciplinare di produzione, sullo sgomento perchè nessuno, nemmeno la Real Casa, era riuscito a convincere l’altra metà della Corona a praticare un listino degno di un prodotto di qualità invece di quello di un concorrente fuorizona del Prosecco, sulla lunga empasse che questo ha provocato per anni ed ancora c’è. Nulla di tutto ciò, per non disturbare i manovratori della produzione e della pubblipromozione.

Torno al dunque: a Bolzano hanno messo su due tasse per finanziare la promozione turistica, i vinicoli lì hanno sempre co-finanziato; a Trento, nel ’99 l’Istituto del Vino pretendeva di far co-finanziare la promozione turistica pubblica, anche se non al 50% dei costi, come facevano già i vinicoli. Risultato: il 31.12.1999 è stato di fatto chiuso l’ITV (liquidato un anno dopo) ed i vinicoli hanno iniziato a risparmiare 3 miliardi di lire dei 6 che costituivano allora il budget.

Il co-finanziamento, oggi ancor più facile perchè ci si è arricchiti col Pinot grigio delle Venezie, è l’unico modo per co-responsabilizzare i produttori, dalla vigna al bicchiere, magari sbagliando, ma poi correggendo. Invece il Mella ti piazza due gabbiotti consultivi, di gente per bene, ma che non ha potere vincolante per le aziende o enti che rappresentano. Figurarsi per il Trentino tutto.
In definitiva, serve un’entità (unica) sostenuta dalla PAT che faccia sintesi e decida. Questa figura non si vede all’orizzonte.

Solo in questo modo, tutti i cittadini avrebbero modo di conoscere tutti i dati in dettaglio, non tanto e non solo delle spese sostenute, ma soprattutto dei risultati raggiunti.

Altrimenti non ci resta che accontentarci (fino a quando?) dei comunicati stampa istituzionali autocelebrativi o dei resoconti dei giornalisti ospiti delle manifestazioni. Nel colpevole silenzio delle aziende che, se solo alzassero la testa, verrebbero subito invitati a fare da soli. Sbaglio?

Scusami, PO per la lungaggine, ma dietro una degustazione o un mancato riconoscimento per la qualità per un vino, uno spumante o una grappa del Trentino, c’è prima di tutto da risolvere questo inghippo. Poi arriveranno i piani di rilancio per rimettere il Trentino vitivinicolo – e non solo – al posto che si merita. Il resto è quaquaraqua buono per i gonzi.