Sono in vacanza per un paio di giorni (non chiedetemi dove e a fare cosa, tanto ve lo potete immaginare), ma non resisto alla tentazione di scrivere qualche riga, su uno dei temi che mi stanno più a cuore: Vino e Politica. In Trentino. Ancora per confermare quella che, secondo me, è una stortura ormai strutturale. Ieri, mentre conversavo amabilmente con il presidente di una Sociale (di cui non farò il nome nemmeno sotto tortura, perché è un amico e perché sono convinto che, anche in questo caso, conti più il ragionamento che non chi lo fa), mentre stavo conversando amabilmente, dicevo, il discorso è caduto sull’assemblea Vivallis di qualche giorno fa. E sulla decisione del presidente Orsi di tenere i giornalisti fuori dalla porta. Come è ovvio, il mio interlocutore difendeva la scelta del suo collega. Io, come è altrettanto ovvio, il punto di vista di Cosimo. Ad un certo punto, per provocarlo, gli ho detto: “D’accordo che le assemblee dei soci di una coop, sono fatti privati dei soci. D’accordo che i giornalisti non sono invitati nemmeno ai cda di Marangoni ma non credo, anzi sono sicuro, che a questi sia invitato nemmeno l’assessore all’industria. Ma se è così, spiegami perché a queste assemblee sociali non manca mai il nostro caro assessore all’agricoltura, l’ubiquo Mella. E’ per caso anche lui un socio? Socio di tutte le coop del Trentino?”. Alla mia domanda, retorica e impertinente fin che si vuole, il mio interlocutore ha reagito in maniera stizzita, evidentemente disturbato. E mi ha risposto testualmente (traduco dal dialetto): “Ma che cazzo di domande fai? Ma che cazzo di ragionamenti sono? Ma come ti permetti di dire una cosa così? L’assessore è l’assessore e siamo la stessa famiglia”. Le parole che mi hanno colpito sono state queste: “siamo la stessa famiglia”. Una confessione involontaria, un libero esercizio dell’inconscio in assenza di censura superegoica. Siamo la stessa famiglia. Questa è la faccenda. Anzi la brutta faccenda. Politica e cooperazione, in Trentino, almeno in Trentino, si percepiscono e si vivono reciprocamente in questo modo. Come facce della medesima medaglia. E qui, secondo me, c’è qualcosa che non va. Un qualcosa che forse, in passato, ha fatto bene al Trentino e alla cooperazione. Ma che oggi, racconta di una visione, e di una confusione di ruoli e di funzioni, dannose. Estremamente dannose. No, caro presidente e cara cooperazione: politica e coop non sono la stessa cosa. Non sono la stessa famiglia. Non lo devono essere. Oggi ancor meno che in passato. E mi fermo qui. Altrimenti rischio di ripetere cose già scritte. E passo ad un altro esempio che racconta, ancora una volta, l’aria che tira in Trentino: un’aria ipertrofizzata dalla politica e dai politici. In ogni settore (vi ho mai raccontato di quella volta, qualche tempo fa, che all’inaugurazione di un ristorante, hanno dato la parola all’assessore al Commercio? Non allo Chef ma all’assessore. Il quale fece tutta una lunga intemerata sulle tradizioni dell’ospitalità e della cucina trentina. Senza sapere, evidentemente, che il titolare del locale, invece, era, ed è, bresciano). Ma torniamo al punto. Stamattina, prima di partire per la mia due giorni in montagna, ho incontrato un piccolo produttore che qualche giorno fa, nei paraggi di Roccabruna, ha presentata la sua nuova bottiglia. C’ero anche io. Dopo esserci salutati, mi ha detto: “Sono proprio contento, per come è andata la premiere. Hai visto c’erano anche Mellarini e Panizza (l’inimitabile assessore alla Cultura del Trentino). E sono rimasti fino alla fine. Che bello”. Il che bello lo ho aggiunto io adesso. Ma il senso non cambia. Se coop e politica sono la “stessa famiglia”, almeno cosi si percepiscono fra di loro, anche fra i produttori privati, si è fatta strada più o meno la medesima convinzione. Senza padrinaggi (uso questa parola visto che parliamo di famiglia) politici, non si va da nessuna parte. E anche il successo – o l’insuccesso – di una bottiglia, e di qualsiasi altra iniziativa, sembra venga vissuto dagli imprenditori come direttamente proporzionale al numero dei testimonial politici che la tengono a battesimo. Ho la netta sensazione che l’aria stia diventando sempre più irrespirabile. Detto questo, torno alle mie attività vacanziere in un posto dove l’aria invece è respirabilissima!
Giornalista e blogger con uno sguardo curioso, e a volte provocatorio, verso la politiche agricole; appassionato di vino, animatore di degustazioni fra amici e di iniziative a sfondo enologico, è tra i fondatori di Skywine – Quaderni di Viticultura e di Trentino Wine. Territorialista, autoctonista e anche un po’ comunista. Insomma contiene moltitudini e non se ne dispiace!
Capire per bere o bere per godere? in entrambi i casi bisogna farlo bene. Specialmente nella seconda ipotesi. Da voi, in Trentino, capita raramente. In ogno caso.
perchè invece in friul con friulvini cosa avete fatto? vi siete aperti..eh…. bravi bravi!
VIVA COSIMO E LE SUE BATTAGLIE DI TRASPARENZA, PER UN VINO NON FILTRATO
Non so quanto possa durare ancora questo blog, secondo me prima o poi glielo fanno chiudere, magari glielo comperano. comunque per intanto avanti così cosimo!
Concordare è facile. Però ti chiederei di tenere conto che il Trentino era povero ed i Trentini malmessi prima dell'Autonomia speciale. Aver lasciato a Trentino le sue tasse (questa è l'Autonomia in sintesi) ha consentito la prosperità e la situazione che conosciamo adesso è il frutto, positivo, dell'essere andati a braccetto, anzi proprio affratellati fra Provincia e categorie economiche e produttive (tutte). Questo è il modello trentino, diverso da quello veneto, lombardo o emiliano, che hanno saputo anche loro creare ricchezza anche se in altri modi e con altri difetti. Adesso probabilmente non è più un modello sostenibile. Credo che una mutazione sia nella natura delle cose, ma una stigmatizzazione improvvisa come la tua forse non tiene conto che senza collateralismi avremmo "serà su baraca" da moltissimi anni. Tornando probabilmente ad essere quei poveracci che eravamo sempre stati.
Secondo me.
Saluto, PO
La tua analisi mi sembra convincente PO, e tuttavia oggi la situazione mi sembra mostri molti limiti. Forse cosimo esagera a battere sul tema delle coop, avra le sue ragioni magari personali, ma resta un fatto: l'invadenza del ceto politico in Trentino è asfissiante, appunto come scrive lui sopra te li ritrovi anche alle inaugurazioni dei locali, dei ristoranti, dei bar. E' come se noi trentini avessimo bisogno sempre della legittimazione politica della par, per poterci muovere.
Cordialità
Roberta
Questo modo di diffondere notizie è squallido. Ma ti sembra corretto, buttare in rete le confidenze che ti fanno gli altri, immagino credendo di parlare con una persona fidata. E poi tu invece apri un blog e li sputtani? Ma che razza di persona sei. Vergogna!
"Senza padrinaggi (uso questa parola visto che parliamo di famiglia) politici, non si va da nessuna parte. E anche il successo – o l’insuccesso – di una bottiglia, e di qualsiasi altra iniziativa, sembra venga vissuto dagli imprenditori come direttamente proporzionale al numero dei testimonial politici che la tengono a battesimo."
…siamo proprio sicuri che sia così… per tutti?
Io credo di no, mi sembra ci sia una coop, sì proprio una cantina sociale, che non ha padrini politici ( e che neanche li invita in assemblea) ma che sembra andare bene…
E' chiaro che non si può, e non si deve, fare di tutta l'erba un fascio. E lungi da me l'intenzione di farlo, questo fascio. E mi scuso se qualcuno si è sentito disturbato da un mio ragionamento che voleva essere generale e descrivere un clima complessivo. Poi, per fortuna, ci sono le eccezioni, sia fra le coop sia fra i vignaioli. Ripeto: per fortuna. E sono contento che qualcuno lo segnali. Ma questo non toglie nulla, o poco, alla descrizione di una sensazione che io avverto sempre più forte.
CPR
Bella notizia, ci dai Libero. Come si chiama questa coop liberata? Propongo di istituire un premio per il coraggio!
Concordo con te. Ma come al solito si fa di ogni erba un fascio purtroppo.
Mi sembra di vederlo il mio collega a reggere la tonaca a quelli lì, purtroppo è vero: siamo tutti, quasi, coinvolti anche noi: ci hanno abituati cosi e non c'è verso di rialzare la testa
Non che questa sia una gran novità, però grazie per avercela ricordata questa cosa. A proposito in questa situazione pero' i piccoli produttori mi sembrano dei poveri "Famei" !
Haahahahahahahahahha. bravo cosimo bellissima questa ..la stessa famiglia…. in due parole… il ritratto perfetto del Trentino: la stessa famiglia…. ahhahaahah certo anche nelle casse rurali … e nelle famiglie cooperative…tutte le stesse famiglie… soprattutto alcune famiglie….
ps: non ti chiedo il nome di quel presidente coop, ma bisognerebbe dargli una medaglia!