Riprendo una notizia letta ieri sul quotidiano Trentino, che potete leggere qui. Purtroppo anche stavolta l’assessore al Turismo e all’Agricoltura non ha avuto il coraggio di andare fino in fondo su una scelta che mi sembrava, e mi sembra ancora, assolutamente condivisibile: concedere alle cantine la possibilità di somministrare, in abbinamento al loro vino, anche pasti caldi a base di prodotti tipici. Un’idea non malvagia per fare, questa volta sul serio, promozione del territorio. Ma ancora una volta non è andata. Anzi l’assessore, anche questa volta come tante altre volte in cui si è trovato a dover fare i conti con gli interessi dei soggetti più o meno forti che gravitano dalle parti del suo bacino elettorale di riferimento, non ha avuto il coraggio di andare fino in fondo. Si è barcamenato un po’, ma neanche tanto, e alla fine ha ceduto alla lobby dei ristoratori e degli albergatori; lunedì il provvedimento arriverà in aula con una correzione di sostanza: le cantine del Trentino potranno somministrare esclusivamente piatti freddi. Insomma il classico tagliere. Punto. Che l’inversione di rotta sia il frutto di un’iniziativa lobbystica, legittima si intende, messa in campo da ristoratori e albergatori lo dimostra il fatto che questa modifica era stata richiesta anche da un emendamento alla finanziaria preparato diligentemente dal consigliere del partito democratico, Andrea Rudari (leggi qui). Che, a parte essere un democratico, è anche un dipendente in aspettativa dell’Associazione Albergatori. Dunque, anche questa volta, l’Assessore ha scherzato. E ha sprecata un’altra occasione per dimostrare la sua autonomia. E per dimostrare con i fatti, non a parole, di voler fare sul serio. Mi fa pensare a quel don Abbondio che “non nobile, non ricco, coraggioso ancor meno, s’era dunque accorto, pria quasi di toccar gli anni della discrezione, d’essere, in quella società come un vaso di terracotta, costretto a viaggiare in compagnia di molti vasi di ferro”. Ma Cosimo, è ovvio, a don Abbondio ha sempre preferito Fra Cristoforo.
Giornalista e blogger con uno sguardo curioso, e a volte provocatorio, verso la politiche agricole; appassionato di vino, animatore di degustazioni fra amici e di iniziative a sfondo enologico, è tra i fondatori di Skywine – Quaderni di Viticultura e di Trentino Wine. Territorialista, autoctonista e anche un po’ comunista. Insomma contiene moltitudini e non se ne dispiace!
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A beneficio di chi come me mastica poco l'inglese, ecco una traduzione automatica del testo di Priya Rawat: "Non vi ringrazierò mai abbastanza per gli articoli sul vostro sito web. So di averci messo un sacco di tempo e fatica e vi ringrazio tanto e ho molto apprezzato. Spero di poter ricambiare questo favore prima o poi (per un altro uomo o donna).
Non concordo assolutamente con il vostro punto di vista.
qui ci si riempie la bocca di parole come "fare rete" e "fare sistema" e poi vorrebbero permettere alle cantine di trasformarsi anche in ristoranti veri propri.
Rete e sistema si fanno tutti assieme aiutando i ristoranti ed alberghi nella loro funzione di dare ospitalità ed le cantine nel loro compito di fare vini e trovando un modo di farle collaborare per il bene di tutti. Ed in Trentino, da questo punto di vista, dovremmo essere avanti anni luce.
Io giro parecchio e quasi sempre, nel 90% dei casi, la cantina ti porta al ristorante.
Li il ristoratore permette di portare il vino, lo serve con attenzione e tratta la cantina con un'occhio di riguardo. E fanno gruppo tutti assieme alzando il livello dell'accoglienza e della professionalità. Dai cugini qui vicino ti portano sempre a pranzo fuori.
Anche per chi dice che gli albergatori rovinano il turismo Trentino avrei qualche appunto. Il turismo lo facciamo tutti assieme. Dall'Hotel al Ristorante, dalla cantina ai vigili urbani, dalla commessa del panificio ad ogni normalecittadino che da un'informazione stradale ad un Ospite.
E' proprio questo uno dei nostri problemi. Le categorie non riescono a trovare il modo di interagire tra di loro. Tutti vorrebbero tutto per se stessi ma solo per se stessi…. come le cantine con ristorante, che poi fa anche da enoteca, da spaccio e tanto altro e spesso rischiando di perdere di vista la propria vera vocazione, quella di fare vino.
Comunque sarebbe interessante che tutti gli alberghi ed i ristoranti fossero autorizzati a prodursi un proprio vino da vendere ai clienti dei locali…. guarda te che ad un certo punto non necessiterebbero più delle cantine!
Vi sembra giusto?
A me no…. quindi cerchiamo tutti di fare il nostro lavoro al meglio e di collaborare di più.
Si credo proprio sia un peccato: si tratta di target di clienti differenti e di proposte differenti. Che poi l'assessore sia così sensibile alle richieste di una categoria perdendo di vista un interesse più generale, la trovo una cosa sconcertante. E altrettanto sconcertante il consigliere provinciale che fa così allegramente il lobbysta per i suoi datori di lavoro. Conflitto di interessi? Non ci ha pensato? E per fortuna è democratico!
Peccato. Il protezionismo non ha mai garantito niente nel medio periodo. E poco anche nel breve. Se i ristoratori pensano seriamente che qualche pranzo in cantina avrebbe portato via i loro clienti c'è da preoccuparsi. I clienti si conservano con la qualità. Gli steccati legislativi li non li proteggeranno per molto tempo. La paura di perdere le sfide della concorrenza non è un buon segnale.
Saluto, PO
Questo era un argomento che avrei proposto come tema di discussione, e sono contento che Cosimo lo abbia fatto prima di me. Perché e un esempio molto preciso di un modo di agire che caratterizza negativamente non solo il Trentino (anche se qui da noi, a dire il vero, e' particolarmente evidente). E' una questione che ha a che vedere con la responsabilità e con la capacita' di prescindere dagli interessi particolari di categoria per guardare all'interesse collettivo. Qualche tempo fa,in un editoriale su l'Adige, un sindacalista della CGIL scriveva che uno dei più grandi freni allo sviluppo e' l'incapacità delle parti sociali di guardare oltre il proprio recinto e, partendo anche da una severa autocritica, lavorare per il bene comune. Ovviamente quell'appello illuminato e' caduto nel vuoto. La capacita' di autocritica in Trentino e' merce rara. Cosi come il lavoro per migliorare l'intero sistema, a prescindere dagli interessi di bottega. Non e'un caso che uno dei più feroci avversari della proposta di Mellarini,ora abortita, e' quel ristoratore che, avendo perso la stella Michelin, si e' ben guardato dal cercare di capire cosa non andasse nella sua offerta, e si e' autoassolto tirando in ballo cause terze non meglio precisate. Forse che chi lo ha premiato per tanti anni di punto in bianco non capisca più nulla di ristorazione? O forse non capiva nulla nemmeno prima? Ne' una ne' l'altra,purtroppo: solo che, in Trentino, siamo abituati a dare retta solo a chi ci dice che siamo bravi. Quando arrivano le critiche, si grida al sabotaggio.
Dunque, facciamo un elenco delle parole a vuoto dell’assessore.
Fare sistema
Filiera
Chilometri zero
Marketing territoriale
Si potrebbe continuare, continuate voi. Ma certo che questa marcia indietro rende vane e vacue tutte queste parole cosi care al nostro caro assessore
e vi dimenticate che la frase piu' frequente è: GHE' PENSO MI' ,come in Val Lagarina ormai lo chiamano………………e no l' risolve en ca..o
Si racconta anche che quando era presidente dell'Alense (o direttore o qualcosa del genere)… mentre urlava il mitico GHE PENSI MI si strappava la camicia e si batteva i pugni sul petto …. ora è cambiato e si limita alle parole… (ora usa solo camicie di seta…. e cravatte Marinella..sarebbe un peccato strapparle..e il petto forse non è più quello di una volta)
sinceramente ll trentino turistico lo stanno rovinando gli albergatori
Non so se l'assessore sia o meno un don abbondio. Forse la definizione è un po' fortina. Però che credo che questa norma liberalizzatrice avrebbe potuto fare bene (forse era stata pensata appositamente per la sociale di Mori), ma credo avrebbe potuto avvantaggiare soprattutto le piccole cantine a conduzione famigliare. Poter mangiare, per un turista, in un ambiente accogliente, famigliare, magari insieme ai titolari con i quali parlare e discutere del loro vino, la reputo una cosa davvero sensata. Che è tutta una cosa differente dalla cena in un ristorante: sono proposte differenti che vanno incontro a un pubblico che ha interessi differenti. Peccato che non sia passata.
Lo sapevo: ho vinto la scommessa con mio marito. Ci avrei giurato che prima o poi avresti scritto questa roba qui. E che ci avresti attaccati di nuovo. Non mi interessa se il Lanfranco dice che io rovino i vostri commenti e il vostro blog. Tu stai rovinando il nostro trentino e la nostra economia. Vergognati!