Questa mattina, anzi ormai ieri mattina, commentando l’elezione di Zanoni alla presidenza di Trentodoc, sulle Mille Bolle Blog di Ziliani, cercavo di dare un senso al profilo monocorde del Trentino, permeato dall’egemonismo cooperativistico. Però, scrivevo, in quel momento non avevo sotto mano i numeri che rappresentano la dimensione quantitativa del variegato e sistemico mondo cooperativo trentino. Ora che ho un po’ di tempo li ho recuperati. Anche se non nel dettaglio. Faccio un copia incolla dal sito trentino.coop (Provincia di Trento).
“Su una popolazione di mezzo milione di abitanti, il Trentino conta oltre 227 mila soci nelle 550 cooperative. In 2 famiglie su 3 entra la cooperazione”
Quindi 227 mila soci su 532 mila abitanti, due famiglie su tre sono cooperative, spiega il sito della Pat. E possiamo anche aggiungere un altro elemento ancora più significativo: il numero dei cooperatori in Trentino è quasi esattamente sovrapponibile a quello della popolazione attiva: 238 mila lavoratori (fonte Camera di Commercio).
Questi numeri, e avendo tempo se ne potrebbero anche estrapolare altri per completare il quadro, raccontano molte cose del Trentino. In bene e in male, se proprio uno vuole vederci anche quello. E in parte spiegano anche la ragione che ieri sera, anzi due sere fa, ha impedito ai piccoli trentodocchisti di sottrarsi all’egemonia culturale, perché prima di tutto è culturale e poi tanto altro, esercitata dal gigante cooperativo.
Buona notte!
Giornalista e blogger con uno sguardo curioso, e a volte provocatorio, verso la politiche agricole; appassionato di vino, animatore di degustazioni fra amici e di iniziative a sfondo enologico, è tra i fondatori di Skywine – Quaderni di Viticultura e di Trentino Wine. Territorialista, autoctonista e anche un po’ comunista. Insomma contiene moltitudini e non se ne dispiace!
il discorso andrebbe impostato cosi: non e' una critica al sistema cooperativo, ma un appello affinche' il modello cooperativo cambi e, mantenendo al centro l'interesse del socio, persegua questa sua mission attraverso strategie di produzione meno impattanti da un punto di vista ambientale, piu' autenticamente legate al territorio, tese ad una produzione di qualita'. Questo cambio di rotta dovrebbe essere stimolato prima di tutto dai soci, che hanno subito sulla loro pelle le nefaste conseguenze delle bolle createsi negli anni del boom. E, in secondo luogo, perche' una produzione di qualita' valorizza il loro lavoro, le loro competenze, il loro amore per il territorio. Certo, impone anche una maggiore responsabilizzazione, che non sempre e' accettata di buon grado dai piccoli, ne' tantomeno concessa dai grandi. Ma non ci sono alternative: siamo in una fase di svolta, ed e' l'intero sistema su cui si e' fondata l'autonomia trentina ad essere messo in discussione, dal welfare all'agricoltura. Il ruolo delle coop, in questo, e' fondamentale, proprio in ragione dei numeri esposti da Cosimo. Lo dico senza nessun pregiudizio anticoop, al contrario, sono socio di una cooperativa di consumo e la mia compagna lavora per una coop sociale: ma sono prim di tutto un cittadino trentino che tiene al futuro della sua provincia, e non si consola con le elegie dei bei tempi che furono.