Se ieri non fosse accaduto quello che è accaduto avrei voluto postare un paio di scatti fotografici rubati nel corso del 2011; era per dire: c’è ancora molto da fare per chi vuole occuparsi di diffusione e divulgazione nel settore del vino. Lo faccio oggi, con un giorno di ritardo. Tanto il risultato non cambia.
La prima foto ritrae un pannello esposto nella hall di ingresso di un ente locale trentino, una Comunità di Valle. Il pannello, accanto ad un immagine grafica di un certo impatto, recita testualmente: “L’alcol cancella la tua immaginazione”. Non l’abuso, l’eccesso, l’uso smodato di alcol. Ma semplicemente l’alcol. Ora, a parte il fatto che è difficile pensare all’alcol come sicario dell’immaginazione, anche quando viene assunto in dose massicce. Anzi, semmai capita proprio il contrario. E chi si è ubriacato almeno una volta lo sa. A parte questo, dicevo, questo pannello rappresenta plasticamente la schizofrenia culturale e politica di chi, con la mano destra promuove la produzione, la commercializzazione e il consumo di alcol (in questo caso la Provincia di Trento, che finanzia anche le Comunità di Valle, e che giustamente,magari male ma giustamente, investe camionate di euro), e con la mano sinistra, si fa per dire, aderisce acriticamente alle richieste e alle rivendicazioni di visibilità di un pensiero radicalmente repressivo e proibizionistico. Legittimo, si intende. Ma chiaramente in contrasto con le azioni istituzionali dell’assessorato all’Agricoltura e al Turismo. Schizofrenia allo stato puro. O forse, più semplicemente, una visione politica priva di capacità di sintesi, vissuta semplicemente e meccanicamente come rappresentanza di interessi (elettorali), ma priva di riferimenti di orizzonte. Un motivo in più, almeno per questo blog, per continuare a pungolare la politica. Almeno quella trentina.
(PS: questo post è affettuosamente dedicato a Santina che anche a capodanno si è data agli aperitivi analcolici…)
L’altra foto, invece, ritrae una bottiglia di vino evidentemente e furbescamente (poco) taroccata. La foto è stata scattata durante l’estate, dalle parti del lago del lago di Garda, all’interno di uno di quei luoghi frequentati dai turisti (gonzi) e che si piccano di fare marketing territoriale (per i gonzi). Alla bottiglia, prezzo euro 9,90, è stato dato il nome di fantasia (e poi si dice che l’alcol uccide l’immaginazione) di “Sasaia – Talento Rosso”. La descrizione, riportata su un etichetta artigianale al limite della legalità, è cosi improbabile da risultare perfino divertente. Il produttore si identifica con l’altrettanto improbabile indicazione di una Tenuta sconosciuta localizzata, letteralmente, a “TN/FI”. Trento – Firenze, andata e ritorno. Punto. Insomma il tarocco dei tarocchi. Forse prodotto in Trentino, di sicuro venduto in Trentino ai turisti. Alla mia richiesta di informazioni il negoziante, naturalmente, non ha saputo darmi spiegazioni circa la provenienza di questo stock di bottiglie. Un episodio credo, spero, isolato. Che, tuttavia, deve invitare sia i produttori a vigilare di più. Sia queste benedette istituzioni trentine ad impegnarsi seriamente nella formazione sul campo di chi il marketing territoriale lo dovrebbe fare ogni giorno senza pressapochismi. Sia i consumatori ad essere più consapevoli nelle loro scelte. E questo blog, nel suo piccolo, cerca di fare anche questo.
Buon anno (in ritardo… )
È lo pseudonimo collettivo con cui fin dall’inizio sono stati firmati la maggior parte dei post più trucidi e succulenti di Territoriocheresiste. Il nome è un omaggio al protagonista del Barone rampante, il grande capolavoro di Italo Calvino. Cosimo Piovasco, passa tutta la sua vita su un albero per ribellione contro il padre. Da lì, però, guadagna la giusta distanza per osservare e capire la vita e il mondo che scorrono sotto di lui.
Un bicchiere di buon vino non ha mai ucciso nessuno anzi fa bene alla salute… quello che fa male è confondere l'abuso di pochi con il piacere di bere e l'amore per il vino.
Ma siete matti? Ma lo sapete che l'alcol fa male? Che è una malattia riconosciuta dall'organizzazione mondiale della sanità? State facendo apologia di reato con questo sito. Ne informerò chi di dovere
Mariapia, scusami se mi sono permesso di prendere il tuo “dire” che rivolgo a te io sicuramente non sarei stato mai capace di argomentarlo come te. quella dei grandi, quella che non ha tempo, finitezza e luogo. Mariapia è essenzialmente una valente e geniale poetessa. Il che nulla toglie a quella sua capacità innata di attaccarsi alla sua penna ed essere in grado di scrivere qualunque cosa, ma con un tocco di classe, unico, così come unica sono le sue poesie, che con quel sottile tono ci permettono di toccare le stelle. E’ l’aria, il cielo, il divertissement, il mare, la luce, le ombre, il profumo dell’erba, la danza del vento, l’orizzonte lontano. Un prezioso mistero in quella sua anima … un bagaglio di esperienza e di sentimenti che sa penetrare ogni situazione. Un grandissimo saluto e felicissimo anno nuovo. M.
Ciao CpR e Buon anno a tutti. Anno nuovo e problemi vecchi, mai affrontati, mai risolti. Schizofrenia allo stato puro, dici, o visione politica senza riferimenti d'orizzonte. Certo.
Ricordo una polemica degli anni '70-'80 scatenata da Renzo De Stefani (pregevole quando organizza la transatlantica in barca con i matti) che se la prendeva con la PAT che finanziava la promozione del vino. Diecimila erano allora i casi di alcolisti in trentino, troppi non c'è che dire, ma lui si comportava come se tutto il Trentino fosse alcolizzato, criminalizzando il vino. I vinicoli, per contro, reagirono affermando che: 1° che il vino in ogni caso era in buona compagnia di birra e superalcolici (ora, perlomeno si parla di alcol) e 2° – definitivo – che la sua competenza psichiatrica non poteva fermarsi alla denuncia degli effetti dell'abuso, ma che si sarebbe dovuto impegnare a cercarne le cause. Ed allora avrebbe avuto modo di constatare che l'instabilità psico-fisica di un certo numero di persone di questa convulsa società trova una scorciatoia a buon prezzo nel bere, invece di drogarsi. E che la soluzione al grave problema non sarebbe stata quella di eliminare le vigne (mi meravigliava che la sua intelligenza non arrivava a tanto), ma nell'affrontare – sul piano politico – questa piaga, cominciando col dare ai giovani uno scopo per rendere la vita degna di essere vissuta. E' triste, ad inizio 2012, dover constatare come in questa direzione i passi fatti negli ultimi 40 anni, siano stati pochi e timidi. Né si scorge all'orizzonte, come dice Cosimo, un progetto culturale in questo senso.
Prima che questo grande argomento vada nel dimenticatoio mi preme ricordare ai distratti che a questo mondo la lobby più grande, più grande di quella degli armamenti o del petrolio per intenderci, è quella dei farmaci. Essa ha coinvolto migliaia di medici, talvolta in buona fede, nel prescrivere psicofarmaci, antidepressivi e quant'altro prodotto dall'industria farmaceutica per supportare stati d'animo in difficoltà. Una volta si ricorreva alla bottiglia, ora s'ingrassa l'industria. Con una differenza: quando si ricorreva alla bottiglia, non c'erano conoscenza e consapevolezza del fenomeno. Oggi mi pare veramente colpevole ficcare la testa sotto la sabbia o incolpare l'alcol per non voler affrontare il male alla radice. E non sono le radici della vite, ovviamente.