I volantoni pubblicati nei giorni scorsi (ieri e l’altro ieri) sul blog sono stati ripresi oggi dal quotidiano L’Adige. Sia sull’edizione cartacea sia su quella on line. Su quest’ultima i commenti dei lettori, per lo più poco generosi con la maison di Ravina, si sprecano. Una buona cosa, almeno se ne parla. Finalmente. E qualcuno comincia a chiedersi dove stia andando a parare l’immagine confusionaria di Trentodoc. Detto questo, però, una breve nota. Il quotidiano di Trento ha chiesto spiegazioni delle operazioni sottocosto a Matteo Lunelli di Cantine Ferrari. Il quale, dopo aver spiegato che queste cose non dipendono dal produttore ma dal distributore (evvabbè: sarà stato Cosimo a vendere centinaia di migliaia di bottiglie alla GDO), confida al giornalista che (trascrivo testualmente) “l’operazione Esselunga non ha a che fare col Trentodoc. Il Ferrari Brut è stato scelto perché è il marchio di riferimento del metodo classico”. Questa affermazione, riportata a pagina 9 dell’Adige di oggi, suona come una confessione involontaria, uno di quegli strani giochetti rivelatori che spesso fa l’inconscio, e per questo andrebbe incorniciata. Non ha a che fare con il Trentodoc? E con che cosa ha a che fare? Con lo Champagne? Con il Prosecco di Asolo? O con le tigri della Malesia? Con cosa, se non con il Trentodoc? Sempre ammesso che ci si creda, al Trentodoc, naturalmente. Se un’operazione commerciale coinvolge il brand leader di un un prodotto territoriale, la ricaduta, nel bene e nel male, coinvolge tutto il settore. In questo caso la proletarizzazione dell’etichetta Ferrari, coinvolge tutto il mondo Trentodoc. Non fosse altro per quello che ha sempre rappresentato la casa di Ravina agli occhi dei trentini. E poi, dottor Lunelli, c’entra anche per un’altra ragione: la proletarizzazione delle sue bottiglie nella catena della GDO, contrasta in maniera stridente con il taglio publipromozionale che si vuole dare (con una valanga di soldi pubblici) a Trentodoc. O no? Nessuno si è mai messo in testa di immaginare che sia lei, dottor Lunelli, il responsabile delle operazioni Coop Firenze e Esselunga. Lo sappiamo che si tratta di tecniche di fidelizzazione della clientela programmate legittimamente dalla GDO. E quando uno ci entra, nella grande distribuzione, sa che farà questa fine. Niente di nuovo. Ma, mi scusi, come si fa a dire che queste cose non hanno niente a che fare con Trentodoc? In realtà, in un impeto di estrema e rivelatrice sincerità, lei lo spiega subito dopo: Ferrari Brut è stato scelto perché marchio di riferimento del metodo classico. Appunto, del metodo classico. Non di Trentodoc, ma del metodo classico (e infatti sul volantone della Coop, come ha fatto notare ieri anche Ziliani, si parla genericamente di Spumante Brut). Perfetto: mai dichiarazione fu più chiara e più convicente. E rivelatrice. Per sentir parlare ancora di Trentodoc aspetteremo fiduciosi il prossimo autunno e la nuova edizione di “Bollicine su Trento”. Nel frattempo, ciascuno per la sua strada. E tutti felicemente in GDO (speriamo di no).
È lo pseudonimo collettivo con cui fin dall’inizio sono stati firmati la maggior parte dei post più trucidi e succulenti di Territoriocheresiste. Il nome è un omaggio al protagonista del Barone rampante, il grande capolavoro di Italo Calvino. Cosimo Piovasco, passa tutta la sua vita su un albero per ribellione contro il padre. Da lì, però, guadagna la giusta distanza per osservare e capire la vita e il mondo che scorrono sotto di lui.
Mento capendo. E' l'anagramma legato a trentodoc spumante
Vedo che non ti hanno ancora risposto, quelli della conferenzona… con i giornalistoni… arrivati a Trento per dimostrarci quanto siamo bravi… In attesa di una risposta ti giro il comunicato stampa redatto dai potenti mezzi di trentino spa a suo tempo. Così ti diverti un po', fra un anagramma e l'altro… parola d'ordine mellariniana "fare sistema"…. :
http://www.intrentino.to/interne/ComunicatiStampa…
ma ciaooooo,bentornata C&S sempre più glam e gentile .Ricambio abbraccio e bacio… logico Trentodoc.
Ciao a tutti: sono tornata. Rientrata stanotte dalle ferie (in svezia, dove trentodoc non ne ho trovato!). Rieccomi qui. Vedo che sono successe un sacco di cose, che il blog è stato piratato e che ormai sta facendo opinione anche sui giornali (locali). Bravi. Bravo cosimo (che però vedo che non mi cerca mai, cattivo) e bravi a tutti i commentatori sempre competentissimi vedo. Insomma rieccomi qui sempre in trincea con voi. E ciao soprattutto a Truppe Felix che vedo è l'unico a cui sono mancata. A lui un bacio al trentodoc.
c&s
è chiaro a tutti, che un piccolo una cantina privata piccola può rivolgere tutti i suoi sforzi alla punta della piramide.I suoi prodotti più costosi e ricercati richiederanno un sacrificio anche domenicale x promozionarsi ,pubblicità ,mostre,web.Questo non fa male a nessuno e fa conoscere il territorio.Anche Roberto Cipresso incentivava la prod. dei piccoli "vigneron" in questo concordo con lui.solo che ci deve essere una preparazione eccezzionale sia nel vigneto e in egual misura in cantina non ci si può improvvisare. apprezzo quanto scrivete una bella leva x migliorare le mie conoscenze.
ah si? e com'è che nei concorsi coi loro vini ci danno puntualmente la paglia? Il confronto è fracamente umiliante…
Scommettiamo che adesso il giuliano cooperativo ti risponde che vincono piu premi perché sono più bravi a comprarsi le guide e i degustatori? Almeno in questo sono più bravi, che ne dici giuliano?
Ecco, infatti… in questo blog abbiamo fonti illustri e disinteressate che decantano vini trentini,(vedi Dea) non capisco perchè bisogna tirare in ballo l'Alto Adige.
Scusa Giuliano, ma non mi pare che su questo blog qualcuno abbia detto che i vini trentini fanno schifo. Ma questo non significa chiudere gli occhi e dire che tutto va bene.. madama la marchesa. Benvenuta Dea che disinteressatamente fa un bel lavoro sui nostri vini. Ma da qui a chiudere gli occhi o fingere che il sistema alto adige non esista, ce ne passa!
Lory
Io penso che tutte le regioni hanno le loro eccellenze, solo che a qualcuno di noi piace chiudere gli occhi dinnanzi alle nostre eccellenze e loda l'Alto Adige così per partito preso, buttando all'aria il prezioso lavoro di piccole aziende.
ma dove sei curiosa e sospettosa?
sono d'accordo in toto con ales ,c'è una cultura e prepazione viticola che assomiglia al veneto con uno strabismo di venere rivolto all'Alto Adige,quando ne vuole cartacarbonare i risultati.Maggiore preparazione e qualità in campo,,far correre le eccellenze e poi basta non rovinare il prodotto in cantina…..
E aggiungo, visto che parli di testimonial strapagat, quanto lo avranno pagato Marco Macho Melandri a metà dicembre per fare il gioco a premi del trentodoc e per farsi fotografare con una flute? Ma soprattutto quante bottiglie di trentodoc avrà fatto vendere…..?
chissà che qualcuno non risponda…
Impeccabile!
Grazie Ales…
CpR
Chiaramente sono d'accordo, anzi è ora che ci sia finalmente un controcanto, qualcuno che dica che il re è nudo perché non se ne può più di questo trionfalismo demenziale. Vado oltre: dico che il 50% almeno della promozione che si fa oggi, dal vino al turismo, secondo me non serve a una mazza. Oggi c'è internet, il passaparola, molto più importanti dei cartelloni allo stadio o della pubblicità col testimonial strapagato. Tempo fa lessi una tesi di uno studente in proposito: l'Alto Adige spende un terzo del trentino e ottiene il doppio. Ci sarà una ragione no? Noi puntiamo tutto sulla fuffa (pubblicità, testimonial, marketing) invece che investire sul prodotto. E i risultati si vedono 🙂 Del resto a chiunque basta passare il confine di Salorno per capire subito che è "all'estero": tutto è più bello, più curato, più accogliente, ospitale, più buono, insomma più "vero". Mi spiace ma è così: invece che imparare dai cugini altoatesini noi abbiamo imparato dai veneti.
E davvero brutto doverti dare ragione, ma hai ragione tu Ales: non abbiamo imparato quasi niente dai nostri cugini tirolesi e molto, purtroppo, dalle spacconate spettacolari dei veneti. E questo è il risultato. Solo che come dici tu, oggi il consumatore grazie al passaparola e ai social network è molto piu' informato e consapevole di quanto si possano immaginare quelli della publipromozione di trentino spa.
Fede
Ricordiamoci del vecchio detto “l'erba del vicino è sempre più verde”
Gli amici Tirolesi hanno poco da insegnare a noi Trentini, prima di tutto bisogna dire che loro sono in parte agevolati perché la loro viticoltura è praticamente solo di collina (in pianura hanno le mele) a differenza di noi che, nonostante questo, riusciamo a fare ottimi vini anche in fondovalle,
poi sono talmente bravi che in Bassa Atesina non riescono neanche a mettere su una Cantina Sociale, gli agricoltori della zona infatti devono peregrinare nelle “nostre” Cantine Sociali con la speranza che qualcuno li accolga, vedi Lavis, Mezzocorona, e Roverè e purché questo accada si adattano… segno che nella loro patria per loro non è proprio allegra così come si tenta di far credere.
scusa ma questi sono giochini di "brand" che piacciono da impazzire a chi si occupa di marketing ma che sorvolano puntualmente la testa della gente senza che si accorga di nulla. Cos'è il Trentodoc? Ferma a caso 100 o 1000 persone per strada e chiediglielo: non lo sa nessuno
Appunto, appunto… è come dici tu: e allora spiegami perché dobbiamo stare zitti rispetto alle costose operazioni publipromozionali finanziate dalla Pat? Io penso, guarda un po', che la proletarizzazione del trentodoc sia una cosa buona…. e progressista. Ma mi chiedo per quale ragione dobbiamo assistere da anni alle messe in scena faraoniche di palazzo roccabruna e delle azioni modaiole di trentino marketing. Il senso di questi post è solo questo.