Poco fa la giunta provinciale, su proposta degli assessore al Turismo e all’Agricoltura Tiziano Mellarini e di quello al Commercio Alessandro Olivi, ha deliberato di rinnovare all’Ufficio Brevetti la registrazione del marchio “Osteria Tipica Trentina”. Tuttavia, questa decisione è stata accompagnata dall’approvazione di un nuovo disciplinare che sostituisce completamente quello precedente. Il comunicato stampa diffuso in tarda mattinata, e che pubblico qui di seguito, ne anticipa alcuni contenuti. In questo momento non ho a disposizione il testo integrale del disciplinare né il testo abrogato. Tuttavia, la prima impressione è che si tratti un codice peggiorativo rispetto al precedente. Segnato da un’impronta liberalizzatrice, che annacqua l’idea di identità e di tipicità nella scialba indifferenziazione dei contenuti e dei valori (enogastronomici): soppresso l’obbligo di attenersi alle ricette tradizionali depositate in Camera di Commercio. Soppresso l’obbligo di attenersi alla Carta Vini proposta da CamCom, soppressione dell’obbligo di disporre la vendita di prodotti tipici. E, infine, apertura ai piatti da pizzeria purché udite udite “sia garantito, laddove possibile (!!!), l’utilizzo di prodotti locali anche nella preparazione delle pizze“. Unico obbligo per le nuove OTT: la preparazione del famigerato tagliare di salumi e formaggi. Nessuna indicazione, invece, di somministrazione di Doc Trento. A prima vista, non mi pare un passo avanti. Piuttosto ho la sensazione di tre passi indietro, che denunciano la mancanza di una regia politica capace di definire una progettualità sostenibile in questo settore. Comunque, ci torneremo sopra documenti e carte alla mano. Intanto, leggetevi la nota diffusa dagli uffici stampa di Mellarini&Olivi.
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Dopo alcuni anni di applicazione del marchio “Osteria tipica trentina” e preso atto della sua efficacia e delle forti potenzialità che tale marchio mantiene ancora, tanto che s’è deciso di rinnovare la registrazione all’Ufficio brevetti e marchi per altri 10 anni, su proposta degli assessori Alessandro Olivi e Tiziano Mellarini la Giunta provinciale ha oggi approvato il nuovo disciplinare relativo al marchio di prodotto “Osteria tipica trentina”. Il nuovo disciplinare sostituisce integralmente il precedente, mentre è fissato in sessanta giorni a partire da oggi il termine entro il quale i titolari degli esercizi aderenti al marchio dovranno formalizzare per iscritto la volontà di mantenere l’adesione al marchio, sottoscrivendo un’apposita dichiarazione di impegno, oppure in alternativa di rinunciare al marchio di prodotto in questione.
Tra le novità inserite nel nuovo disciplinare approvato oggi figura la previsione che le Osterie tipiche trentine caratterizzate da una tipologia di locali e di arredamento che nel sentire comune offrano una percezione rustica-tradizionale – con riguardo alla localizzazione, alla struttura architettonica e all’utilizzo ad esempio del legno e della pietra – potranno fregiarsi dell’ulteriore definizione di “tradizionale”. Viene inoltre fissato un limite temporale di dodici mesi alla nuova eventuale domanda di assegnazione del marchio nei riguardi degli esercizi ai quali il marchio stesso sia stato negato o revocato a causa del mancato rispetto dei relativi requisiti. È previsto l’obbligo di partecipare alle iniziative e agli incontri proposti dalla Provincia o da altri soggetti dalla stessa delegati per la valorizzazione del marchio, salva l’esistenza di situazioni adeguatamente motivate. Viene eliminato l’obbligo di disporre per la vendita di prodotti tipici, fatta salva comunque la facoltà di poterlo fare su base volontaria.
Tra gli altri obblighi, è prevista la presenza nell’Osteria tipica trentina di un tagliere di degustazione di salumi trentini con almeno tre tipologie; ci sarà l’obbligo di proporre non solo il menù di degustazione, ma anche il tagliere di degustazione di formaggi trentini e quello dei salumi trentini; viene eliminato il riferimento alle ricette depositate presso la Camera di Commercio di Trento ed è prevista l’opportunità di inserire nei menù la descrizione di alcune delle ricette utilizzate; viene eliminato l’obbligo di usare la carta dei vini proposta dalla Camera di Commercio, anche se bisognerà rispettarne tutte le caratteristiche.
Viene introdotta un’operazione ascolto tramite apposite cartoline a disposizione dei clienti, in modo da consentire l’immediata percezione del livello di adesione al progetto. È stato inoltre reso compatibile con il marchio il prodotto l’attività di pizzeria, qualora sia svolta in locali chiaramente distinti e separati rispetto a quelli della ristorazione tradizionale e purché siano adottate modalità gestionali e di pubblicizzazione che non vanifichino le finalità del progetto e sia garantito, laddove possibile, l’utilizzo di prodotti locali anche nella preparazione delle pizze.
L’assessore Tiziano Mellarini ha evidenziato come questo provvedimento “contenga passaggi significativi nella direzione di qualificare la proposta turistica elevando il livello dell’offerta attraverso un legame sempre più intenso a concetti di tipicità e alle espressioni del territorio, oltre che di caratterizzare ulteriormente le strutture che si fregiano di questo marchio non solo dal punto di vista enogastronomico, ma pure sotto il profilo ambientale valorizzando i canoni propri della tradizione trentina”.
L’assessore Alessandro Olivi, per parte sua, ha invece sottolineato come “questo nuovo disciplinare risponda all’esigenza di rendere il marchio delle Osterie tipiche trentine un vero elemento distintivo dell’offerta enogastronomica trentina, dentro il grande panorama della proposta che viene dalla piattaforma di pubblici esercizi che operano sul nostro territorio. La vera questione è che bisogna sul valorizzare chi s’impegna in modo coerente e trasparente nella promozione e nella somministrazione di prodotti tipici locali, evitando in tal modo il depotenziamento del marchio che può venire da comportamenti e condotte non rigorosi. Chi fa bene il proprio lavoro, insomma – ha ribadito Olivi, – dev’essere adeguatamente valorizzato, e pertanto è nostro compito distillare il meglio della qualità e della originalità. Solo in questo modo la proposta delle Osterie tipiche trentine può rafforzare il sistema trentino dell’ospitalità, e questo in riferimento non solo ai centri turistici, ma anche a quegli operatori che lavorano all’interno del tessuto urbano delle nostre città”.
È lo pseudonimo collettivo con cui fin dall’inizio sono stati firmati la maggior parte dei post più trucidi e succulenti di Territoriocheresiste. Il nome è un omaggio al protagonista del Barone rampante, il grande capolavoro di Italo Calvino. Cosimo Piovasco, passa tutta la sua vita su un albero per ribellione contro il padre. Da lì, però, guadagna la giusta distanza per osservare e capire la vita e il mondo che scorrono sotto di lui.
Siete prevedibili: erano settimane che non passavo più in questo cesso di blog. Ci sono tornata apposta: ero sicura che avreste preso in giro l'assessore per le osterie trentine. Svegliatevi, bamboccioni: il mondo va avanti, le cose cambiano e anche i disciplinari e anche il mercato e anche il modo con cui ci si rapporta al cliente. ma voi siete troppo "ndrio", siete quelli del 27 del mese, e certe cose è inutile anche spiegarvele.
Cara Albergatrice,
ho l'impressione che il mondo vada avanti
senza la classe mediocre di ristoratori e di albergatori trentini.
Noi saremmo anche quelli del "27", ma a differenza vostra, cerchiamo di difendere il nostro territorio anche da chi se ne approfitta, sfruttando, per il suo tornaconto personale, l'ambiente, la natura, la montagna. E non usa i prodotti locali!
Mediti prima di offendere …
Si capisce, Gabibbo che sei nuovo del blog: Albergatrice è uno dei commentatori piu affezionati fin dalla nascita del blog. Il suo problema è che è segretamente innamorata di Cosimo e non ne viene ricambiata…. è un caso umano, che rappresenta solo se stessa e non gli albergatori del trentino. Noi la tolleriamo e la accudiamo, lasciandole spazio dove sfogare il suo tenero delirio d'amore….
concordo con capusso. Il marchio osteria tipica trentina poteva essere una buona idea ma è la realizzazione del progetto che è stata demenziale e ridicola. Non esiste uno standard serio, si fregiano del marchio albergoni con 200 posti a sedere o bettole assolutamente mediocri. In certi posti si mangia bene e addirittura benissimo, in altri pessimamente. Il turista è frastornato e non capisce, anche perché non c'è nulla da capire, salvo l'approssimazione dilettantesca dell'ennesima alzata di ingegno degli scienziati del marketing trentino. Mi aspetto presto il marchio (e basta con questo delirio i marchi, ce ne saranno ormai centinaia) "Vera Pizza tipica Trentina" o "Kebab tipico Trentino" tanto ormai una patacca con la farfalla non si nega a nessuno.
Ma fatemi ridere !
L'Osteria tipica trentina non ha mai avuto un significato.
Trattasi dell'ennesimo marchio vuoto fatto per motivi di marketing.
Da sempre in trentino si preferiscono le scorciatoie. E quindi ben vengano le Osterie Tipiche Trentine…. ma ci siete stati ? Veramente da ridere.
I turisti vengono da noi, vedono il cartello e dicono WOW ! Entrano, vedono il menù, il tipo di locale, e pensano UH ?
Poi vanno in Alto Adige, vanno nella prima Gasthof che trovano (anche lungo la strada) trovano i migliori canederli della loro vita, escono e fanno AH !
Quesito .. dove andranno in vacanza l'anno prossimo ?
Ma quando lo capiranno i nostri che è ora di finirla di buttare fumo negli occhi ? Che bisogna iniziare a fare sul serio a costo di scontentare qualcuno ?
E badate bene, ciò non ha niente a che fare con la Pizza. Parliamone della pizza, ma prima risolviamo qualche altro problemino di coerenza e serietà.
Diamo un senso a questo marketing.
Certo che sti turisti si esprimono in maniera alquanto barbara! 😉
Ma come si fa a dare un senso al marketing con certi culi di pietra che ammorbano l'ambiente trentino …
Ma da chi credete che venga l'idea di ammettere la pizza nell'osteria "atipica" trentina ? Al funzionario di turno ?
Macchè …
Guardiamo ai ristoranti con pizzeria annessa che hanno usufruito del servizio di promozione pubblico chi ci sarà mai ?
Meditate …
nel 2007 mi occupavo di Cooperazione sociale finalizzata all'agricoltura (se volete possiamo parlarne ce ne sarebbero da raccontare…). stavamo tessendo dei rapporti con Slow Food ed ero in compagnia di una delegata di codesta associazione. Chiede cortesemente dove si potrebbe cenare tipico in Rovereto, senza andare nei soliti ristoranti che conosceva, e ci viene fatto il nome di un giovane ed allora promettente cuoco. ci rechiamo nel ristorante, che stava sotto un hotel, ceniamo con delle specialità tipiche. la delegata chiede dove acquistasse le materie prime, se seguisse dei criteri particolari inerenti la scelta , insomma tutta la poesia che dovrebbe stare attorno ecc..e lui candidamente afferma…"no no faccio un salto al Sait e prendo quello che c'è"….
A quanto ne so, esistono già da tempo ristoranti-pizzerie che si fregiano del marchio OTT. Per quanto riguarda l'attenersi alle ricette depositate, sempre per le info in mio possesso, il sussidiario redatto da Pederzolli e depositato alla Camera di Commercio funge sì da riferimento, ma si è sempre lasciata (giustamente a mio avviso) libertà interpretativa.
Per il resto, fermo restando che dovrebbe esserci di base una "vocazione" propria del ristoratore a valorizzare i prodotti locali (più che un'imposizione, che avrebbe anche poco senso), risulta difficile capire il perché si allentino i paletti esistenti.
E allora se esistono già osterie tipiche che fanno anche pizzeria, significa che in provincia hanno voluto fare una specie di sanatoria. Perché leggendo il comunicato si capisce che prima la pizzeria e il marchio non erano compatibile. Poi hai ragione tu sulla vocazione e la creatività interpretativa del manuale di perderzolli certo, ma qui non si tratta di costringere tutti i ristoratori ad adeguarsi, ma di garantire un livello base di caratteristiche di tipicità a quei locali che liberamente scelgono di fregiarsi del marchio. Anche a me risulta difficile capire perché, visto che il marchio funzionava, ora si siano allentati i paletti. Forse per accontentare tutti? Forse perché tutti hanno diritto? Anche i pizzaioli? E allora anche i kebabisti come dice il conte qui sotto, purchè nel limite del possibile usino carne trentina!
Accidenti..che dire un bel passo…avanti o indietro non lo so…probabilmente il Nostro avrà speso la sua parola magica con tutti ("Si, Si, ghe penso mi..no sta preocuparte") e quindi la lobby dei pizzaioli ha fatto pressione. Mi stupisco che non abbia inserito anche il Kebab, purchè fatto con ingredienti trentini, ma probabilmente i kebabbari marocchini o turchi in provincia di Trento non sapevano che bastava andare in provincia e chiedere dell'Illuminato (nel senso che senza cavéi el se ilumina)..beata ignoranza (dei kebabbari). CdM