Ci siamo, ecco il testo del nuovo disciplinare che regola l’uso del marchio Osteria Tipica Trentina, approvato dalla giunta provinciale venerdì. Le anticipazioni trapelate nei giorni scorsi erano corrette. L’impianto del nuovo codice è fortemente segnato da un’impronta liberalizzatrice che abbassa il livello degli obblighi (menu, ricette, carta dei vini, vendita diretta al pubblico) a cui i fruitori del marchio sono tenuti. Del resto, come si era già intuito leggendo il comunicato stampa di piazza Dante. Quindi niente di nuovo. Anche sul tema pizzerie, avevamo capito bene. Mentre il testo precedente, semplicemente – e giustamente come ricorda anche un nostro commentatore – si limitava a bonificare la situazione esistente prima dell’entrata in vigore del disciplinare (2003), tollerando quei locali che già fornivano prodotti da pizzeria, ma mettendo un paletto rigido per i nuovi ingressi, il nuovo testo liberalizza, pur con alcuni limiti, anche questo settore. Abbiamo sperato, fino all’ultimo, di aver sbagliato. E invece no. Nel nuovo testo prevale la visione confusionaria di chi, in tema di marketing territoriale, non sa dove andare e cosa volere. Se non orientarsi all’unica bussola conosciuta: la soddisfazione indistinta delle esigenze generiche e concrete di gruppi di pressione e di interesse. Come accade, purtroppo, anche per il marchio Trentodoc. Il marketing del territorio senza territorio. Una precisazione: questa volta l’assessore all’Agricoltura e al Turismo Tiziano Mellarini non c’entra; la riforma porta la firma dell’assessore al Commercio Alessandro Olivi. Ma il ReSole delle Alpi, si sa, fa fatica a contenersi e non abbandona mai la scena, nemmeno quando sarebbe opportuno, per lui e per il buon senso, starne il più lontano possibile. E, infatti, anche in questo caso non ha fatto mancare il suo prezioso contributo, evidenziando come questa riforma “contenga passaggi significativi nella direzione di qualificare la proposta turistica elevando il livello dell’offerta attraverso un legame sempre più intenso a concetti di tipicità e alle espressioni del territorio, oltre che di caratterizzare ulteriormente le strutture che si fregiano di questo marchio non solo dal punto di vista enogastronomico, ma pure sotto il profilo ambientale valorizzando i canoni propri della tradizione trentina”. Quando le parole sono esclusivamente un funambolico esercizio di stile (?), orientato a dissimulare la realtà.
Comunque, per correttezza riassumo qui i punti salienti della riforma, come sono stati sintetizzati nella delibera della giunta provinciale:
prevedere che le Osterie tipiche trentine caratterizzate da una tipologia di locali e di arredamento (anche con riferimento alla localizzazione, alla struttura architettonica e all’utilizzo del legno e della pietra) che nel sentire comune offrano una percezione rustica-tradizionale, possano avvalersi dell’ulteriore definizione ”Tradizionale”. Tale integrazione risulta necessaria alla luce della varietà degli esercizi oggi aderenti al marchio di prodotto e della necessità di fare chiarezza in merito alle possibili diverse caratterizzazioni dei locali (pur se tutti impegnati nella promozione dei Pag. 3 di 4 RIFERIMENTO: 2012-S156-00007 prodotti e del territorio), evitando di creare nell’utenza eventuali erronee aspettative;
porre un limite temporale di 12 mesi alla nuova eventuale domanda di assegnazione del marchio nei riguardi degli esercizi ai quali il marchio stesso sia stato negato o revocato a causa del mancato rispetto dei relativi requisiti;
prevedere, fatta salva l’esistenza di situazioni adeguatamente motivate, l’obbligo della partecipazione alle iniziative ed agli incontri proposti dalla Provincia autonoma di Trento o da altri Soggetti dalla stessa delegati per la valorizzazione del marchio;
eliminare l’attuale obbligo di disporre per la vendita di prodotti tipici, fatta salva comunque la facoltà di poterlo fare su base volontaria;
prevedere l’obbligo delle presenza di un tagliere di degustazione di salumi trentini con almeno 3 tipologie;
prevedere l’obbligo di presentare e illustrare non solo il menù di degustazione, ma anche il tagliere di degustazione di formaggi trentini ed il tagliere di degustazione di salumi trentini;
eliminare il riferimento alle ricette depositate presso la C.C.I.A.A. di Trento e prevedere l’opportunità di inserire nell’ambito della proposta di menù degustazione la descrizione di alcune delle ricette utilizzate;
eliminare l’obbligo di utilizzare la carta dei vini proposta dalla C.C.I.A.A., fermo restando però l’obbligo di rispettarne tutte le caratteristiche;
introdurre un’operazione di ascolto, con la predisposizione di apposite cartoline a disposizione dei clienti, al fine di consentire l’immediata percezione del livello di adesione al progetto;
rendere compatibile con il marchio di prodotto l’attività di pizzeria, solo qualora sia svolta in locali chiaramente distinti e separati rispetto a quelli della ristorazione tradizionale, siano adottate modalità gestionali e di pubblicizzazione dell’esercizio che non vanifichino le finalità del progetto e sia garantito, per quanto possibile, l’utilizzo di prodotti locali anche nella preparazione delle pizze;
prevedere che i requisiti di adesione al marchio di prodotto debbano essere garantiti tutti i giorni di apertura e nei riguardi di tutta la possibile potenziale utenza.
– Scarica il testo del disciplinare Osteria Tipica Trentina 2012
– Scarica il testo del disciplinare Osteria Tipica Trentina 2003
– Scarica il testo della delibera della giunta provinciale 20 gennaio 2012
È lo pseudonimo collettivo con cui fin dall’inizio sono stati firmati la maggior parte dei post più trucidi e succulenti di Territoriocheresiste. Il nome è un omaggio al protagonista del Barone rampante, il grande capolavoro di Italo Calvino. Cosimo Piovasco, passa tutta la sua vita su un albero per ribellione contro il padre. Da lì, però, guadagna la giusta distanza per osservare e capire la vita e il mondo che scorrono sotto di lui.
Ahahhaahahahahha, ma siete fuori di testa voi polentoni?
Ma cosa è il freddo che vi fa sragionare… ? Aahahahahahah, questa della pizza nei locali tipici del Trentino è una barzelletta, bisogna farla girare questa notizia: rischiate di vincere l'oscar … per una cosa del genere.
Complimenti e grazie stasera mi avete proprio fatto ridere
Mimmo
e già Mimmo questa cosa fa un pò ridere!!!
Io una pizza la ordino volentieri a Napoli… in trentino e dai trentini mi aspetterei altro…
Ma cosa vuoi aspettarti da quelli… ripeto secondo me hanno preso freddo, troppa neve e congelati, i neuroni si sono ibernati!
Che dire Mimmo, questa volta credo proprio che tu abbia ragione… il freddo deve aver fatto la sua parte sotto questi cieli..
mi cospargo io il capo di cenere… a nome di tutte le genti retiche…
CpR
vorrei precisare ai postatori che mi hanno seguito, che a me la pizza e il kebab piacciono..eccome. ma mangiarli in un locale tipico trentino…fa un po' (solo un po') ridere..con tutti i piatti tipici che abbiamo, anche da asporto se vogliamo o street food per dirla come la direbbero i fighetti. Perchè dobbiamo sempre mescolare tutto? per accontentare chi? perchè invece non pensiamo a rielaborare i piatti della tradizione, aggiornandoli ai regimi alimentari moderni? secondo me il lavoro varrebbe la candela. ci consentirebbe di darci un'identità e non essere sempre confusi, associati al sudtirolo…poi in regime di maniche larghe e cordoni della borsa allentati (spero per voi trentini che lo siano per molto tempo ancora) va bene tutto. tanto siamo già la rimini invernale…ah allora perchè non metterci la piadina, fatta con il puzzone e con la mortandela…tanto kissenefrega
sul sito di Trentino Marketing si legge questo:
"Cercate il modo per stare assieme, rilassarvi e gustare le peculiarità gastronomiche del territorio? Trasformare una serata in una emozionante scoperta di tradizioni, usanze e cultura? Tutto questo è possibile in Trentino presso i locali tipici che aderiscono al Club di prodotto “Osteria Tipica Trentina” nei quali una cena si trasforma in un’esperienza indimenticabile con ottime pietanze, buoni vini ma anche atmosfere accoglienti e tipiche e, soprattutto, un forte legame con le eccellenze produttive locali dalla genuinità rigorosamente certificata. Quello che oggi è un marchio inconfondibile, un piatto fumante, un bicchiere di vino, la dicitura “Osteria Tipica Trentina”, è il frutto di un progetto che vede uniti albergatori e ristoratori trentini, i produttori e la Provincia Autonoma ed è garanzia del rispetto di un rigido disciplinare. Nei locali che espongono il marchio, infatti, vengono utilizzati principalmente prodotti di origine trentina, dall’acqua al vino, dai salumi ai formaggi, dalla farina all’olio extra vergine di oliva, dalla frutta al miele, fino alle confetture, tutti certificati per qualità e genuinità. Le Osterie Tipiche Trentine sono anche il luogo ideale dove scoprire, accanto a proposte sempre nuove, le ricette della tradizione culinaria trentina e locale. Non c’è che l’imbarazzo della scelta tra i 64 esercizi aderenti a “Osteria Tipica Trentina” per immergersi in una serata tutta da ricordare e per lasciarsi catturare da una originale e spesso irripetibile miscela di sapori, tradizioni e aromi diversa da paese a paese e da valle a valle".
ALLA LUCE DI QUELLO CHE LEGGO QUI – E VI RINGRAZIO PER IL SERVIZIO CHE STATE FACENDO AL TRENTINO – DICO SOLO: VERGOGNA!
Ma si puo' sapere cosa avete contro la pizza? Ma lo sapete che mica tutti possono andare a malga panna o a fuciade a mangiare? e poi chissa quante volte anche voi la mangiate la pizza. Ipocriti.
Giusto, cXXXo ! Cosa avete contro la pizza, eh ?
Intellettuali di sinistra radical chic !
E se io volessi mangiarmi un cous cous tipico trentino dove dovrei andare, a Marrakech ? Cosa dire del kebab poi, nel 2013 dovrebbero metterci anche quello !
Chissenefrega di tutti i turisti che verranno in trentino (speriamo) e ci rideranno dietro. Chissenefrega del fatto che ogni tanto dobbiamo fare delle scelte e non cercare sempre di dare un colpo al cerchio e uno alla botte. Chissenefrega del fatto che questi progetti di marketing o cominciamo a riempirli di contenuti veri e credibili oppure sono soldi buttati. Chissenefrega.
O no ?
Senti un po': ma l'assessore Olivi non è per caso un illuminato assessore di sinistra? E allora cosa vuoi da me? Ma vai a parlare con lui e lamentati, magari lo hai anche votato. Io no. Ma comunque pur essendo di sinistra, ha del sale in zucca a differenza di tanti che fanno finta di ragionare come voi!
Ma cosa ci viene detto Da Pino ?
La pizza non si discute ! Anzi, ritengo che sia la migliore esperienza che si possa fare in un ristorante trentino.
Uno va in un'Osteria tipica trentina apposta per la pizza, perché "no ghe trova altro de bon" in quei ristoranti.
Non per niente hanno ufficializzato la presenza della divina pizza in un'Osteria tipica trentina … Magari potevano chiamarla "Pizzeria tipica trentina", magari con qualche prodotto trentino nel menu' (laddove "impossibile"); magari, così facendo, nessuno ci fa la figura da ipocrita, nemmeno i ristoratori !
Grazie per questa informzione! Ma perchè i giornali ufficiali non hanno dato notizia di questa cosa? Io per abitudine non mi scandalizzo di niente, e non mi scandalizzo nemmeno questa volta. Pero' questa è una di quelle cose da manuale: ce ne ricorderemo nel 2013. Quando verrete a chiederci i voti e a raccontarci che avete difeso il territorio, l'ambiente, le tradizioni e tutte quelle cazzate li'.. perché poi ha ragione cosimo: state andando a tentoni un passo avanti, qualche volta, e tre indietro, sempre.
Illuminante, credo che questa riforma rilancerà definitivamente il turismo trentino. Valorizzerà finalmente le Osterie Tipiche Trentine (anche quelle ospitate nei capannoni industriali, giustamente) e renderà giustizia ai Pizzaioli Trentini DOC, anzi propongo la creazione di TrentoPizzaDOC. Anzi corro a registrarlo che sennò me lo fregano quelli della camera di commercio 🙂 Yahooooooo !