fototonina 01 (264) Ci siamo, ecco il testo del nuovo disciplinare che regola l’uso del marchio Osteria Tipica Trentina, approvato dalla giunta provinciale venerdì. Le anticipazioni trapelate nei giorni scorsi erano corrette. L’impianto del nuovo codice è fortemente segnato da un’impronta liberalizzatrice che abbassa il livello degli obblighi (menu, ricette, carta dei vini, vendita diretta al pubblico) a cui i fruitori del marchio sono tenuti. Del resto, come si era già intuito leggendo il comunicato stampa di piazza Dante. Quindi niente di nuovo. Anche sul tema pizzerie, avevamo capito bene. Mentre il testo precedente, semplicemente – e giustamente come ricorda anche un nostro commentatore – si limitava a bonificare la situazione esistente prima dell’entrata in vigore del disciplinare (2003), tollerando quei locali che già fornivano prodotti da pizzeria, ma mettendo un paletto rigido per i nuovi ingressi, il nuovo testo liberalizza, pur con alcuni limiti, anche questo settore. Abbiamo sperato, fino all’ultimo, di aver sbagliato. E invece no. Nel nuovo testo prevale la visione confusionaria di chi, in tema di marketing territoriale, non sa dove andare e cosa volere. Se non orientarsi all’unica bussola conosciuta: la soddisfazione indistinta delle esigenze generiche e concrete di gruppi di pressione e di interesse. Come accade, purtroppo, anche per il marchio Trentodoc. Il marketing del territorio senza territorio. Una precisazione: questa volta l’assessore all’Agricoltura e al Turismo Tiziano Mellarini non c’entra; la riforma porta la firma dell’assessore al Commercio Alessandro Olivi. Ma il ReSole delle Alpi, si sa, fa fatica a contenersi e non abbandona mai la scena, nemmeno quando sarebbe opportuno, per lui e per il buon senso, starne il più lontano possibile. E, infatti, anche in questo caso non ha fatto mancare il suo prezioso contributo, evidenziando come questa riforma “contenga passaggi significativi nella direzione di qualificare la proposta turistica elevando il livello dell’offerta attraverso un legame sempre più intenso a concetti di tipicità e alle espressioni del territorio, oltre che di caratterizzare ulteriormente le strutture che si fregiano di questo marchio non solo dal punto di vista enogastronomico, ma pure sotto il profilo ambientale valorizzando i canoni propri della tradizione trentina”. Quando le parole sono esclusivamente un funambolico esercizio di stile (?), orientato a dissimulare la realtà.

Comunque, per correttezza riassumo qui i punti salienti della riforma, come sono stati sintetizzati nella delibera della giunta provinciale:

prevedere che le Osterie tipiche trentine caratterizzate da una tipologia di locali e di arredamento (anche con riferimento alla localizzazione, alla struttura architettonica e all’utilizzo del legno e della pietra) che nel sentire comune offrano una percezione rustica-tradizionale, possano avvalersi dell’ulteriore definizione ”Tradizionale”. Tale integrazione risulta necessaria alla luce della varietà degli esercizi oggi aderenti al marchio di prodotto e della necessità di fare chiarezza in merito alle possibili diverse caratterizzazioni dei locali (pur se tutti impegnati nella promozione dei Pag. 3 di 4 RIFERIMENTO: 2012-S156-00007 prodotti e del territorio), evitando di creare nell’utenza eventuali erronee aspettative;

porre un limite temporale di 12 mesi alla nuova eventuale domanda di assegnazione del marchio nei riguardi degli esercizi ai quali il marchio stesso sia stato negato o revocato a causa del mancato rispetto dei relativi requisiti;

prevedere, fatta salva l’esistenza di situazioni adeguatamente motivate, l’obbligo della partecipazione alle iniziative ed agli incontri proposti dalla Provincia autonoma di Trento o da altri Soggetti dalla stessa delegati per la valorizzazione del marchio;

eliminare l’attuale obbligo di disporre per la vendita di prodotti tipici, fatta salva comunque la facoltà di poterlo fare su base volontaria;

prevedere l’obbligo delle presenza di un tagliere di degustazione di salumi trentini con almeno 3 tipologie;

prevedere l’obbligo di presentare e illustrare non solo il menù di degustazione, ma anche il tagliere di degustazione di formaggi trentini ed il tagliere di degustazione di salumi trentini;

eliminare il riferimento alle ricette depositate presso la C.C.I.A.A. di Trento e prevedere l’opportunità di inserire nell’ambito della proposta di menù degustazione la descrizione di alcune delle ricette utilizzate;

eliminare l’obbligo di utilizzare la carta dei vini proposta dalla C.C.I.A.A., fermo restando però l’obbligo di rispettarne tutte le caratteristiche;

introdurre un’operazione di ascolto, con la predisposizione di apposite cartoline a disposizione dei clienti, al fine di consentire l’immediata percezione del livello di adesione al progetto;

rendere compatibile con il marchio di prodotto l’attività di pizzeria, solo qualora sia svolta in locali chiaramente distinti e separati rispetto a quelli della ristorazione tradizionale, siano adottate modalità gestionali e di pubblicizzazione dell’esercizio che non vanifichino le finalità del progetto e sia garantito, per quanto possibile, l’utilizzo di prodotti locali anche nella preparazione delle pizze;

prevedere che i requisiti di adesione al marchio di prodotto debbano essere garantiti tutti i giorni di apertura e nei riguardi di tutta la possibile potenziale utenza.

Scarica il testo del disciplinare Osteria Tipica Trentina 2012

Scarica il testo del disciplinare Osteria Tipica Trentina 2003

Scarica il testo della delibera della giunta provinciale 20 gennaio 2012