Puntuali come l’influenza e coccolati dai media, sono
tornati i tre nonesi con le loro previsioni sulla piovosità o siccità dei
prossimi 12 mesi dopo aver scrutato le scodelle delle cipolle. Una bufala degna
dei più improvvisati sciamani del Congo. Mi riferisco ai giornalisti,
ovviamente. I nonesi, infatti, si muovono con una parvenza cultural-tradizionale,
ma ne esce ‘na zavatada!

La cipolla è ortaggio che si è auto-selezionato nel corso degli ultimi 3 milioni di anni.

Lo scopo, insito in ogni essere vivente, è quello di assicurarsi la prosecuzione della specie con le proprie forze. La selezione naturale ha eliminato i soggetti non in grado di perseguire questo scopo.

L’evoluzione naturale ha eliminato, nel tempo, tutti i soggetti incapaci di superare – da soli – le avversità climatico-ambientali.

Sono così giunti fino a noi soggetti che, anche senza l’aiuto dell’uomo, sono praticamente in grado di superare quasi tutte le avversità; nuove avversità possono ancor oggi eliminare soggetti deboli, lasciando sopravvivere solo quelli forti.

La cipolla è progettata dalla natura con strati nutritivi successivi, in grado di sostenere la semente nel periodo intercorrente fra la sua maturazione e la stagione opportuna per il germogliamento, dopo il riposo invernale.

Ecco perché la valutazione del contenuto nutritivo delle tuniche interne carnose della cipolla ha un senso solo per la stagione compresa fra la fine dell’autunno, l’inverno e l’inizio della primavera. La valutazione del tempo meteorico e climatico primaverile ed estivo non ha, perciò, un senso compiuto.

Esaminando i successivi strati di buccia di cipolla, aggiunti di un pizzico di sale per favorirne la trasudazione, si ha effettivamente la possibilità di valutare ciò che la pianta ha progettato, in fatto di riserve idrico-nutrizionali, per perseguire il suo obiettivo.

Ovviamente la valutazione ha un senso scientifico solo se si esaminano cipolle autoctone coltivate nel sito da lunghissimi anni, dato che una cipolla d’importazione porterà i caratteri di una popolazione di cipolle evolutesi altrove, con parametri diversi da quelli storici del territorio di cui ci interessa la previsione.

So di un Sindaco di un Comune di montagna che da qualche anno si basa sulle indicazioni delle sue cipolle autoctone per programmare alcune voci del bilancio come la previsione dell’accantonamento necessario per far fronte alle spese di pulizia strade dalla neve.

Fra lo sconcerto di alcuni l’errore in questi anni è stato al massimo del 10-15%.

Va da sé che un’applicazione estesa (con cipolle autoctone) di queste osservazioni, potrebbe – a costo zero – dare indicazioni interessantissime per la qualità della vita, prima ancora che per l’economia (es.riscaldamento). Senza dire dell’ambito turistico dove potrebbero avvantaggiarsi sia i vacanzieri come gli albergatori, gli impiantisti, i negozianti, ecc.

Scusate se è poco, ma una cipolla vale quel che vale!

E noi del vino, dall’alto dei nostri 5000 anni di storia, lasciamo che alle cipolle ci credano quei dei pomi!