E poi non si dica che è tutta colpa di questo modesto blog di campagna, se l’immagine dell’ agro-alimentare trentino non decolla. Anzi, se sta scivolando pericolosamente sotto i piedi. E conta meno di zero sulla scena della critica nazionale e internazionale, che se ne impipa dei proclami assessorili, dei marchi autoreferenziali, delle denominazioni autocelebrative, delle collaborazioni corroborate e golose di Trentino Marketing e di tutto il resto. Ultimo in ordine di tempo, l’ennesimo marchio di prodotto (Trentino Charme, vedi anche qui) partorito dalla sfrenata fantasia glamour dei pubblipromoter istituzionali di casa nostra.
E’ di ieri la notizia che nella classifica stilata dalla prima edizione della “Guida ai migliori formaggi d’Italia”, firmata dal Gambero Rosso, il Trentino caseario brilla per la sua luminosissima assenza. Che i formaggi trentini, figli del modello industrialistico e deterritorializzato imposto dalla cooperazione trentina, siano per lo più di qualità modesta e talvolta estremamente modesta – le magnifiche eccezioni, sia chiaro, ci sono -, lo sapevamo già. E magari un giorno, aiutati da qualche esperto che queste storie le conosce bene, ne racconteremo per filo e per segno anche le ragioni. Ma oggi oltre a saperlo, possiamo anche esserne sicuri. Anzi strasicuri. Garantito Gambero Rosso.
Giro qui il lancio Ansa di ieri pomeriggio: chi trova un riferimento al Trentino è bravo. Anzi è un visionario.
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(ANSA) – ROMA, 27 FEB – Emilia Romagna: è lei la regione al
top dei migliori 17 formaggi italiani. A certificarlo il Gambero
Rosso che oggi ha presentato la prima ‘Guida ai migliori
formaggi d’Italià (pp.303, euro 11.90) un “numero primo, non
solo in Italia ma anche nel resto nel mondo”, come ha detto
durante la presentazione il presidente di Gambero Rosso Paolo
Cuccia.
L’Emilia Romagna guida infatti con ben tre ‘Spicchi su un
taglierè (il simbolo dell’eccellenza assegnato dalla Guida) la
top dei ‘fuoriclassè italiani che si sono distinti “per
bontà, equilibrio ed eleganza”. Dopo l’Emilia Romagna seguono
la Basilicata e la Campania.
L’ultimo nato dei baedeker del Gambero ha preso in esame 220
aziende e 316 formaggi, indica per ogni regione dai ‘luoghi del
formaggiò (i ristoranti dove gustarli al meglio) e offre
consigli che vanno “oltre il formaggio” ovvero i negozi dove
comprare, insieme al formaggio, i prodotti che meglio si
abbinano come ‘panetterie, gastronomie, birrifici e pasticcerie.
Al di sotto dell’eccellenza, la Guida premia anche i formaggi
premiati con ‘tre spicchì e in questa classifica è invece in
testa il Piemonte con 17 prodotti, seguito con la Lombardia con
12, dalla Basilicata con 11 e dalla Puglia con 9. Una Guida che
– è stato sottolineato – non si limita “a dare i voti ai
migliori prodotti ma che vuole produrre cultura intorno a un
settore che è stato nel tempo piuttosto abbandonato a se
stesso”. “Non solo il settore – ha spiegato Cuccia – deve
crescere in fatturato, ma deve aumentare anche la ‘marginalita”
a favore dei produttori nei confronti della grande
distribuzione. Ancora una volta il Gambero Rosso è accanto ai
maggiori produttori delle eccellenze enogastronomiche del nostro
paese”.
Ecco allora i 17 fuoriclasse divisi per regione:
1) Maccagnago a latte crudo: Pier Luigi Rosso (Piemonte)
2) Bitto 2004 dop: Valli del Bitto (Lombardia)
3) Asiago d’allevo stravecchio dop: Malga Porta Manazzo
(Veneto)
4) Formadi Frant: Gortani (Friuli Venezia Giulia)
5) Parmigiano reggiano 7 anni dop: Bonat (Emilia Romagna)
6) Parmigiano reggiano 72 mesi dop: Gennari (Emilia Romagna)
7) Parmigiano reggiano 70 mesi: Nuovo Malandrone (Emilia
Romagna)
8) Ricotta a scorza nera: Rotolo (Abruzzo)
9) Caciocavallo Podolico: Colantuono (Molise)
10) Conciato Romano: Le Campestre (Campania)
11) Mozzarella di bufala Campana doc: La Fenice (Campania)
12) Caciocavallo podolico del Gargano 12 mesi: La Torre Taronna
(Puglia)
13) Caciocavallo podolico lucano pecorino: Curcio (Basilicata)
14) Pecorino: Di Gilio (Basilicata)
15) Pecorino di Monte Poro: La Tranquilla (Calabria)
16) Piacentino ennese dop: Casalgismondo (Sicilia)
17) Fiore Sardo Maturo Galluradoro dop: Sardaformaggi
(Sardegna). (ANSA).
È lo pseudonimo collettivo con cui fin dall’inizio sono stati firmati la maggior parte dei post più trucidi e succulenti di Territoriocheresiste. Il nome è un omaggio al protagonista del Barone rampante, il grande capolavoro di Italo Calvino. Cosimo Piovasco, passa tutta la sua vita su un albero per ribellione contro il padre. Da lì, però, guadagna la giusta distanza per osservare e capire la vita e il mondo che scorrono sotto di lui.
Io boicotto qualsiasi prodotto trentino perchè in quei luoghi ormai da 15 anni sterminano gli orsi che invece la provincia usa come simbolo per attirare i turisti ignari della triste realtà. Daniza la 'mamma orsa' è stata freddata senza pietà ed ora i suoi due piccoli vagano soli e disperati nei monti quando ancora dovevano essere allattati.