Posso dirlo? Mi sembra una cazzata. Almeno per come è stata presentata fin qui: costruire, attraverso un concorso da lanciare a Vinitaly, una sorta di club di prodotto attorno al Trentodoc, premiando (come? con che cosa cosa? Segnalazioni, eventi dedicati. Mah) i ristoranti italiani del Gambero che, dietro la spintarella della pubblipromozione trentina, decideranno di mettere in carta qualche etichetta di remuage di montagna (o di collina? o di fondovalle?). Il progettino è stato annunciato l’altro giorno sul quotidiano L’Adige (leggi qui). Solo pochi cenni. Da cui in verità si capisce ben poco di come sarà strutturato questo club dei ristoranti amici del Trentodoc. Nè si capisce chi ne sia l’autore (e l’ufficiale pagatore): l’Istituto? Trentino Marketing? Chi? Se ne saprà di più a Vinitaly. Ma se intanto qualcuno, lassù ai piani alti, volesse chiarire, farebbe un’opera meritoria e anche un favore. E non solo a noi. Da quel poco che si capisce, comunque, l’idea è quella di incoraggiare, diciamo così, i ristoratori italiani a vendere e a valorizzare Trentodoc. In cambio di non meglio precisate segnalazioni (dove?) e di non meglio precisate iniziative in varie città. Messa così mi fa venire in mente quelli che per vendere Prosecco regalano biciclette, su cui ironizzava Franco Ziliani l’altro giorno sul suo Vino al Vino (leggi qui). L’idea della marchetta sistemica. La presunzione che con il denaro (ancor meglio se pubblico) ci si possa comprare tutto. Passando sopra tutto e tutti. Si possano ungere le vendite di Trentodoc e condizionare le Carte Vino della ristorazione italiana. Ma che razza di promozione è mai questa? E come la prenderanno i nostri diretti concorrenti franciacortini, costretti a misurarsi con un prodotto pompato in questo modo dalla pubblipromozione trentina? E cosa penserà il consumatore di metodo classico di fronte ad una carta vini che saprà essere stata condizionata da input promozionali? Non lo so. Ma non penso la prenderanno bene, né i produttori franciacortini né i consumatori sofisticati di metodo classico. Ieri, sempre su L’Adige, Roberto Cesconi, produttore trentino di gran talento, liquidava così questa alzata d’ingegno di fine inverno: “La promozione va bene, ma non si può comprare l’amore per un prodotto e non bastano i testimonial. Non sarà un concorso a farci entrare nelle carte vini”. Ben detto. Tutto da sottoscrivere.
———————————————————————
È lo pseudonimo collettivo con cui fin dall’inizio sono stati firmati la maggior parte dei post più trucidi e succulenti di Territoriocheresiste. Il nome è un omaggio al protagonista del Barone rampante, il grande capolavoro di Italo Calvino. Cosimo Piovasco, passa tutta la sua vita su un albero per ribellione contro il padre. Da lì, però, guadagna la giusta distanza per osservare e capire la vita e il mondo che scorrono sotto di lui.