In questo dispettoso black blog anarcoide c’è posto anche per qualche più o meno meritata distrazione. Per noi e per i nostri lettori.

Buona lettura!

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cover_cammariere (1)di Mariapia Giulivo – Lo sfondo chiarissimo, quasi sfumato, il piano focale sul soggetto rivela una silhouette ben definita, inconfondibile, elegante e in controluce: è lui, Sergio Cammariere.

Una fotografia “ musicale” ricca di fascino, fatta con l’autoscatto, senza flash, quella che identifica il suo nuovo album omonimo, SERGIO CAMMARIERE, Sony Music, in distribuzione dal 13 marzo in tutti i negozi di dischi e negli stores digitali.

Un ritorno molto atteso, soprattutto perché nel frattempo, dopo l’uscita di CAROVANE nel 2009, Cammariere aveva spostato la sua luce nell’ombra creativa, rifuggendo il calore delle platee e dedicandosi senza enfasi, come solo i grandi sanno fare, alla composizione musicale per il teatro e soprattutto per il cinema. Le colonne sonore sono un suo vecchio amore mai dimenticato.

“ Controluce”, dicevo. Che è anche il titolo di uno dei più intensi e toccanti brani del disco, il più rappreso e incantato, quello più intimistico e coinvolgente, quello che scava l’anima, dove voce e suoni si intrecciano in una meravigliosa alchimia che mi ha richiamato, come eco lontana, il Robert Wyatt di quel capolavoro che è “Rock Bottom”. Solo una evocazione, però. Perché Sergio sa creare, reinventare, il suo è solo un tendere appena l’orecchio per scrivere partiture che portano inequivocabilmente il suo segno distintivo. Un pezzo costruito alla perfezione con un giro di tre soli accordi, insolito, minimale, satinato, onirico, vibrante di sensazioni alate e di anima che è quasi una sorta di prosecuzione intima della raffinata ricerca musicale già presente in CAROVANE. Un pezzo che sposta il tiro verso le atmosfere ovattate e bellissime del soft rock progressivo e che brilla per la poesia di un testo affidato a Giulio Casale, nuovo autore che Cammariere “incontra” sul suo cammino dopo anni di collaborazione con Roberto Kunstler che prosegue anche in questo lavoro in gran parte delle canzoni. Casale, a mio avviso, porta nuova linfa alla parte musicale più sofisticata e densa di respiro di Sergio.

Controluce, dunque, si staglia la figura dell’artista con la magia dei suoi percorsi su un paesaggio incantevole fatto di ricordi, emozioni, evocazioni, passioni musicali, riferimenti colti e omaggi alla grande musica d’autore. Il suo vissuto, fatto di infinite sfaccettature, di sole caldo e mediterraneo, di mare, di notturni e cieli infiniti, di una musica da sempre sottopelle, attraversata con passi agili e sicuri, dove si incrociano ritmi di bossa nova e jazz, pop ed fusion, il rock e i suoni più arditi che “ascoltano” il mondo intero.

Dodici tracce, quasi come impronte indelebili sulla terra, sulla sabbia, nell’erba, sulla più impervia roccia, sul ghiaccio, ci conducono attraverso il sentiero sinuoso di questo paesaggio indefinito e forse, senza un confine, dove l’orizzonte è pura immaginazione, sogno, memoria.

Un album che cattura dalla prima all’ultima nota, un puzzle che ricompone la profondità di un artista che ha anche radici classiche, che non scende mai a compromessi con il “facile ascolto”, donandosi in tutta la sua pluridimensionale compiutezza .

Tra i brani, che esprimono un variegato e accattivante universo, sempre tra il giocoso ed il meditativo, incontriamo una orecchiabile e fluente bossa nova, (INEVITABILMENTE BOSSA), il ritmo caldo e pieno del samba impreziosito da un impeccabile assolo di trombone di Roberto Rossi e da una sezione di fiati diretta dal maestro Paolo Silvestri in una orchestrazione di altissimo livello (LA MIA FELICITA’), il grande jazz di NOTTURNO SWING, con un saltellante e strepitoso pianoforte, che ci conduce in quelle tipiche atmosfere un po’ decadenti da night della “vecchia America” ed una grande tromba suonata dall’ immancabile Fabrizio Bosso in chiave be bop, il riferimento alla chanson française (C’ERA UNA FAVOLA) che è anche, con grande leggerezza, quasi un omaggio al maestro De Andrè delle prime ballate, e BUONOTTE PER TE, un pezzo che scorre fluido sulla ali di una delicata e soffice dolcezza piena di sentimento.

Ma troviamo anche altri “luoghi musicali” che meritano una sosta. OGNI COSA DI ME, il singolo che ha anticipato l’album (il testo è di Roberto Kunstler e parla d’amore) ci catapulta immediatamente con il suo incalzante sei ottavi, in una dimensione danzante, sognante, dove il jazz incontra il pop e la world music, una composizione che prende, trascina e stempera il romanticismo delle parole in un inedita corsa verso una vastità più universale. Una musica che interroga e si interroga, che resta nel nostro “terzo orecchio”, quello invisibile che Sergio Cammariere conosce bene … L’arrangiamento è straordinario, una orchestrazione piena, dove la ritmica ha un incedere raffinatissimo.

IL PRNCIPE AMLETO segna l’incontro con un altro autore, Sergio Secondiano Sacchi … ma anche con Vladimir Vysotsky e l’Amleto shakespiriano. Sacchi, scrittore e cofondatore del Premio Tenco, ha dedicato un libro a Vysotsky, figura inquieta e sui generis, un attore, poeta e cantautore moscovita pieno di ribellione interiore, indisciplinato, inviso al governo russo per la sua irruente personalità fuori da ogni schema. E Sacchi si è liberamente ispirato il testo di questa canzone alla passione di Vysotsky per Amleto, con cui fortemente si identificava per il suo perenne dubbio, per la sua personalità irrisolta e drammatica. Sergio Cammariere ha appoggiato con grande intuito questo testo complesso e colto su note che sembrano arrivare dal vento fresco dei Balcani, il suo cantare è quasi un vero recitativo, la voce lievemente sottotono è calda, profonda, esalta le parole e le scandisce .

Giulio Casale, autore del già citato CONTROLUCE, si incrocia nuovamente con Sergio Cammariere in un brano assai coinvolgente, avviluppante e ricco di evocazioni. Casale è uno scrittore, poeta e cantautore molto attento alla cultura angloamericana e TRANSAMERICANA è quasi un originale attraversamento di un mondo fatto di scanzonate icone e citazioni ricche di assonanze. E’ una sorta di “road music”, quella che si ascolta, vibrante, ironica, calda, notturna, un palese richiamo ai ritmi di Cuba, con un arrangiamento creativo ed impeccabile, dove risalta la straordinaria chitarra di Michele Ascolese e il pianoforte di Cammariere, più in forma che mai.

Una chicca dell’album è la bellissima interpratazione di “COM’È CHE TI VA?”, del grande Vinicius De Moraes, testo italiano di Sergio Bardotti e Nini Giacomelli. Tutto l’amore di Sergio Cammariere per la musica sudamericana è concentrato in questo brano dall’atmosfera intensa, in cui l’apporto della tromba di Fabrizio Bosso è un ulteriore tocco di classe.

Due i brani strumentali dell’album, THOMAS ed ESSAOUIRA, in cui il talento e i preziosismi di compositore e pianista di Cammariere assumono quell’alone di magia, di mistero, di indistinto, di sogno, sempre protagonisti della sua musica .

Con il primo ci porta in Norvegia (Thomas è il nome di un suo amico che vive lassù…), in una atmosfera limpida e minimale fatta di note purissime che hanno suono di pioggia, raccontano silenzi, sgocciolii, biancori di neve, la timidezza di un raggio di sole, in un brano che ha delicate sfumature di jazz molto cool e sognanti incursioni classiche.

Poi, Sergio Cammariere cambia registro e la rotta è verso Essauira, città del Marocco sull’Oceano Atlantico. Non stupisce che egli sia stato tanto attratto da questa città. Molti artisti, negli anni ‘60 e ‘70 la scelsero come luogo privilegiato, dove diverse comunità hippies si radunavano per fare happening musicali. Ci è passato Jimi Hendix, Frank Zappa, Bob Marley, Sting … grandi del rock la cui musica -ormai ci è chiaro- scorre anche nelle vene di Cammariere, nelle sue radici, anche se stemperata dai diversi generi che in questo disco sono tutti ben delineati. ESSAOUIRA è un brano caldo, dal profumo leggero di spezie, in cui il richiamo all’Africa è dato dai sapienti tocchi di percussioni e dove tornano note d’acqua, quasi impercettibili mormorii di onde … credo l’acqua sia l’elemento più affine alla parte interiore dell’artista.

Compositore e arrangiatore di tutte i brani, oltre che interprete, Sergio Cammariere torna con i suoi bravi musicisti di sempre: Luca Bulgarelli al contrabasso, Olen Cesari al violino, Amedeo Ariano alla batteria, Simone Haggiag e Bruno Marcozzi alle percussioni. Guests di questo disco che ha la cifra stilistica della vera grande musica d’autore, Fabrizio Bosso alla tromba, Michele Ascolese alla chitarra, Roberto Rossi al trombone e al bombardino (nel brano C’ERA UNA FAVOLA, costruito senza la ritmica, alla maniera dei cantastorie), oltre a Max Ionata al sassofono, Francesco Puglisi al contrabasso e Marcello di Leonardo alla batteria.

Il disco è prodotto anche in vinile, confermando il ritorno, oggi scelto da diversi musicisti, ad un suono più inciso e caldo, tanto gradito agli appassionati ed è dedicato allo scomparso regista e scenografo Pepi Morgia, un vero “alchimista” che giocava con le luci creando meravigliose e fantasiose atmosfere su ogni palcoscenico e che ha accompagnato Sergio Cammariere in tutti i suoi precedenti tours.

Fuori dal disco ma per modo di dire, poiché ne è la prosecuzione ideale, una bonus track, “SINESTESIE”, scaricabile solo da I TUNES. Per me è parte integrante di questo “ritratto in controluce”, ne è quasi la sintesi. Musica luminosa eppure sfumata, dove magicamente tornano note d’acqua e silenzi…la parte più classica e introspettiva di Sergio Cammariere che mai si svela fino in fondo, lasciando sempre una sorta di desiderio di riascoltare per provare a percepire il mistero della sua anima tanto poliedrica e sfuggente.

“ Siamo stati da sempre devoti a un refrain/controluce perfetto-solo silhouette…nel clamore bugiardo del mondo suona il refrain …” Sono pochi versi simbolici di CONTROLUCE , il brano con il bel testo di Giulio Casale da cui sono partita per scrivere le mie note sul disco. E li trovo emblematici come “rappresentazione” dell’artista. Devoto ai suoi refrains, ai suoi voli musicali, al suo rigore ma anche alla sua libertà di fondo, alla continua ricerca di armonia, Sergio Cammariere ci mostra che una delle verità più belle della musica è condurci verso un altrove lontano dai rumori pacchiani del mondo per ritrovare intatta la vera bellezza e che la musica ha anche il retrogusto della speranza e della salvezza. Un ritratto perfetto, quello di Sergio Cammariere, in questo album. Da osservare con attenzione. In controluce.