cina-rivoluzione-culturale Notizia fresca fresca, che siamo riusciti ad avere in via riservata direttamente da via Segantini. La delegazione cinese che nei giorni scorsi era a Trento, ha siglato un accordo di collaborazione con la cooperazione trentina anche per il settore vino. L’accordo prevederebbe che per ogni container di vini trentini esportati, la coop si impegni a impiegare 10 cinesi nei vigneti trentini a partire dalla ripresa vegetativa fino alla vendemmia e poi anche in cantina, nei diversi ruoli. Il tutto, dopo che esperti avranno appurato che a livello internazionale il mix di competenze tecnico-scientifiche, la stabilità politica e la stabilità della gestione delle coop e il sostegno dei media, abbiano dato i risultati sperati . L’interesse della delegazione cinese, fra cui esponenti del massimo livello, si sarebbe particolarmente concentrata sui meccanismi che hanno fin qui acconsentito di coniugare il dettato democratico, ormai impostosi anche in Oriente, con la conservazione dei poteri decisionali nelle sicure mani dei grandi timonieri. Non sicuri di aver correttamente inteso la duplice traduzione dal cinese/inglese/italiano, agli esponenti locali non è rimasto che adottare anch’essi la tecnica cinese del prendere tempo, tergiversando nonostante le insistenze degli ospiti, spazientiti dall’aver osservato lo stato di ingrossamento delle gemme sui tralci di vite, un segno inequivocabile che potrebbe compromettere la tempistica imposta dal progetto. E’ verosimile ipotizzare che fin da domani, l’assessore Mellarini convochi un tavolo per studiare il da farsi, coinvolgendo i tecnici di San Michele per abbassare di alcuni gradi la temperatura di fondovalle e bloccare così lo sviluppo vegetativo delle gemme. In attesa di un rapido accordo per definire nel dettaglio la permanenza delle maestranze cinesi in campagna come nelle cantine in cambio di un’apertura commerciale fin qui mai offerta a nessun altro Paese.