Notizia fresca fresca, che siamo riusciti ad avere in via riservata direttamente da via Segantini. La delegazione cinese che nei giorni scorsi era a Trento, ha siglato un accordo di collaborazione con la cooperazione trentina anche per il settore vino. L’accordo prevederebbe che per ogni container di vini trentini esportati, la coop si impegni a impiegare 10 cinesi nei vigneti trentini a partire dalla ripresa vegetativa fino alla vendemmia e poi anche in cantina, nei diversi ruoli. Il tutto, dopo che esperti avranno appurato che a livello internazionale il mix di competenze tecnico-scientifiche, la stabilità politica e la stabilità della gestione delle coop e il sostegno dei media, abbiano dato i risultati sperati . L’interesse della delegazione cinese, fra cui esponenti del massimo livello, si sarebbe particolarmente concentrata sui meccanismi che hanno fin qui acconsentito di coniugare il dettato democratico, ormai impostosi anche in Oriente, con la conservazione dei poteri decisionali nelle sicure mani dei grandi timonieri. Non sicuri di aver correttamente inteso la duplice traduzione dal cinese/inglese/italiano, agli esponenti locali non è rimasto che adottare anch’essi la tecnica cinese del prendere tempo, tergiversando nonostante le insistenze degli ospiti, spazientiti dall’aver osservato lo stato di ingrossamento delle gemme sui tralci di vite, un segno inequivocabile che potrebbe compromettere la tempistica imposta dal progetto. E’ verosimile ipotizzare che fin da domani, l’assessore Mellarini convochi un tavolo per studiare il da farsi, coinvolgendo i tecnici di San Michele per abbassare di alcuni gradi la temperatura di fondovalle e bloccare così lo sviluppo vegetativo delle gemme. In attesa di un rapido accordo per definire nel dettaglio la permanenza delle maestranze cinesi in campagna come nelle cantine in cambio di un’apertura commerciale fin qui mai offerta a nessun altro Paese.
Pseudonimo utilizzato da uno dei personaggi chiave del vino trentino, depositario di segreti,conoscitore di vizi e virtu dell’enologia regionale e non solo.
Massarello alias Angelo Massarelli, nato a San Severino Marche nel 1510, dopo gli studi in seminario si laureò in leggi canoniche e civili presso l’Università di Siena.
Tornato a San Saverino fu dapprima assegnato alla chiesa di S. Eligio e poi fu eletto priore della collegiata della cittadina.
Grazie alla frequentazione di alcuni letterati conobbe il cardinale Marcello Cervini, futuro papa Marcello II.
Quando il papa Paolo III delegò il cardinale Cervini ad assumere la presidenza del Concilio di Trento, questi volle come segretario del Concilio il Massarelli. Un cardinale così descrive l’operato del Massarelli: «essendo egli lodato dal testimonio incontrastabile dell’esperienza, ed ammaestrato dall’esquisita scuola dell’esercizio, tenne stabilmente il grado di Segretario del Concilio».
Durante gli intervalli delle sedute del Concilio svolse l’importante mansione di Segretario di Stato del pontefice.
Sotto il breve pontificato di papa Marcello II il Massarelli fu suo consigliere.
Dal successore di Marcello II, papa Paolo IV, fu designato vescovo di Telese o Cerreto il 15 dicembre 1557 e fu consacrato a tale ufficio pochi giorni dopo, il 21 dicembre.
Fu autore di un minuzioso diario dei lavori del Concilio dal titolo Acta genuina ss. oecumenici Concilii tridentini.
Terminato il Concilio di Trento nel 1563, il vescovo Angelo Massarelli fu dapprima ministro della Segreteria di Stato e poi Segretario del Supremo Tribunale della Riformazione (successivamente chiamato Sacra Consulta).
A causa dei suoi numerosi impegni venne poche volte in diocesi e si fece rappresentare da un vicario vescovile di sua nomina.
…abbassare di alcuni gradi la temperatura di fondovalle e bloccare così lo sviluppo vegetativo delle gemme…
ocio al pes…
Visto Giuliano? Tampelatula abbassata, sviluppo bloccato! Allivelanno plima i cinesi che i Piani di Le Sole…
Milacolo!!!!!
1… Aprile