5635222396_3f33599e66Lussuosa pasticceria-gelateria trentina, ore 16 del sabato santo. Entro alla ricerca disperata di una colomba artigianale che ho promesso ad un’amichetta. Che, però, non trovo. La colomba, non l’amichetta. Alla fine riuscirò comunque a recuperarne una presso la Casa del Vino di Isera. Da Luca Bini, di solito, trovo sempre tutto quello che mi serve. Comunque, già che ci sono, mi faccio venir voglia di metodo classico. Alla bella barista bionda che ho davanti e che mi ha appena informato che la famosa colomba è andata esaurita già ieri, chiedo un “Trento”. Lei sgrana gli occhi. Allora ci provo con “Trento Doc”. La biondona precipita nel panico. Cerca con gli occhi quel che si dice un aiutino. Cedo agli occhioni sgranati e risucchianti.  Pronuncio la parola “spumante”. Sorridiamo insieme. Lei alza gli occhioni sopra la cassa e mi indica una lavagnetta, che io non avevo ancora notato, dove sono indicati i metodo classico disponibili al bicchiere. Ce ne sono un sacco. Bello. Finalmente. Propendo per un Ferrari Perlé. Euro 5,50. Mi sembra corretto. Alla fine il Ferrari arriva. Servito in uno splendido calice Franciacorta. Sul vetro,  in bella evidenza, leggo la scritta serigrafata: “Contadi Castaldi – Franciacorta”. Ma io sto bevendo un Ferrari – Trento Doc. E la prima cosa che mi viene da pensare ad alta voce (chiedo scusa alle signore), è questa: “Ma andate tutti a cagare, andate… “. Tutti, tranne i franciacortini naturalmente. Che sono capaci di vendere il loro marchio anche mentre beviamo un Trento.