Torna ad aprile il il Trentino Wine Award. Dopo l’edizione di febbraio che avevamo assegnato alla direttrice del Mart di Rovereto Cristiana Collu per il suo Wine for Art, Wine for Mart (Qui e Qui), oggi abbiamo preso al balzo, e senza tentennamenti, il suggerimento postato questa mattina da un commentatore del blog, il signor Wyatt. Che ha scritto testualmente: “Fate/facciamo in modo che questa bottiglia così etichettata che precorre i tempi, si erga quale paladino della denominazione TRENTO e funga da esempio per altri coraggiosi Vignaioli, contadini con la C maiuscola…”. La bottiglia a cui fa riferimento il signor Wyatt è quella del Metodo Classico Blanc de Noir 823 prodotta da Maso Michei – Albino Armani (per ulteriori informazioni qui il link alle note di degustazione postate ieri da Franco Ziliani su Le Mille Bolle Blog). Bottiglia senza etichetta, che però evidenzia sulla contro-etichetta la parola TRENTO. Abbiamo aderito subito all’invito a darci da fare e abbiamo deciso, senza ripensamenti, di assegnare l’Award di aprile a Maso Michei – Albino Armani. La motivazione è ancora quella suggerita dal signor Wyatt: “Mi complimento direttamente con il produttore per la scelta di denominare lo spumante TRENTO (finalmente !!!) che ha tolto dalle palle l’appendice doc, ma soprattutto per la realizzazione di un prodotto che saprà dare soddisfazioni in prospettiva…”. I Cosimi, i Paperini e anche i Paolini si associano.
È lo pseudonimo collettivo con cui fin dall’inizio sono stati firmati la maggior parte dei post più trucidi e succulenti di Territoriocheresiste. Il nome è un omaggio al protagonista del Barone rampante, il grande capolavoro di Italo Calvino. Cosimo Piovasco, passa tutta la sua vita su un albero per ribellione contro il padre. Da lì, però, guadagna la giusta distanza per osservare e capire la vita e il mondo che scorrono sotto di lui.
E' l'ora di Trento… è sempre l'ora..
( quasi come i pavesini degli anni '60…)
Ma non avete altro a cui pensare voi?
E tu lavoratore, niente da fare il sabato pomeriggio? Vai dalla morosa, vai…
No, non abbiamo altro a cui pensare, se non a far perdere tempo a te che, evidentemente, leggi e commenti pure sul blog….
Caro Giuseppe, bella domanda! In poche righe lei ha riassunto i dubbi e le riflessioni che si pongono da almeno un lustro quasi tutti I trentini che in qualche modo siano coinvolti o legati al mondo del vino. Non c’è LA risposta ma una serie di dati e considerazioni che finora sono stati ignorati o sottovalutati per pigrizia o comodità e solo facendo un certo percorso con rigor logico si arriva a comprendere pienamente la realtà, ma non la realtà percepita in Trentino, ma quella vera, quella reale, quella vissuta sia dai consumatori che dagli operatori in Italia e all’estero. Fino a “ieri” cioè qualche anno fà, il Trentino non esisteva sulla mappa degli spumanti metodo classico: esisteva solo Ferrari! Sì certo qualcuno faceva qualche bottiglia ma più per passione che per impulso o progetto imprenditoriale, ricordo per correttezza magari anche Cesarini-Sforza che però come abbiamo visto, di fronte alle difficoltà a mantenere l’attività, alla prima occasione (nel 1999 mi pare) ha sbologn… anzi venduto l’azienda alla La Vis per ca. 10 miliardi di vecchie lire se non sbaglio.. Poi è arrivato Mr Rizzoli col progetto Rotari-Mezzocorona ma con limitata fortuna e puntando, giustamente, vista la priorità aziendale per i grandi volumi, sulla GDO. Và detto che anche Mezzacorona ha speso grandi cifre per promuovere il marchio Rotari sulla stampa e televisione, anche loro però hanno pubblicizzato solo il loro di brand. Fino a qui abbiamo gli investimenti concentrati, giustamente, sui brands: Ferrari e Rotari. Che altro potevano fare da soli? Poi un bel giorno di qualche anno fà, Mr Mellarini, grazie ad una “folgorazione” politica ha deciso di riservare grandi risorse finanziarie alla realizzazione di un “sogno”. Sì, visto con la memoria di allora era un sogno (o per me una pia illusione) perchè non esisteva una infrastruttura di produttori-imprenditori preparati e pronti al gran salto. Come anzidetto fino a ieri il Trentino vantava: 1 marchio forte (Ferrari), 1 marchio poco incisivo (Rotari) ed 1 marchio di azienda semi-decotta (Cesarini-Sforza). Chiaro che in questa situazione non si poteva pretendere anche di fare “territorio”, di fare “distretto” e di fare “brand collettivo” per lo spumante metodo classico. Bisogna accettare che, come 250 anni fà in Champagne, 50 anni fà in Franciacorta ecc. un bel giorno bisogna pur iniziare a fare sul serio, poi col tempo, se si lavora bene, i risultati arrivano. Il successo del Prosecco, tanto per cambiare metodo di spumantizzazione, viene da un lunghissimo travaglio, ad esempio il frizzante ad € 1,39 allo scaffale dei discounts tedeschi fino a due/tre anni fà, ora la musica è cambiata (per il momento) ma ha sempre avuto decine e decine, poi centinaia di produttori. Chiudo commentando la sua nota sugli esorbitanti investimenti delle istituzioni e la mancanza di risultati: mai visto un politico spendere poco e mai visto i politici risolvere problemi di natura commerciale. Come sempre la soluzione viene dal singolo individuo/imprenditore, che rischia per un suo obiettivo. In Trentino c’è bisogno di almeno 20-30 produttori di metodo classico (in Franciacorta ce ne sono oltre 60) che umilmente si carichino sulle spalle l’impegno di produrre uno spumante di qualità/stile leggermente superiore e moderno rispetto al Franciacorta (ed il terroir trentino lo consentirebbe agevolmente) ad un prezzo leggermente inferiore. Poi il mercato li premierà. e si inizierà a fare “distretto di qualità”. Se invece aspettano che la qualità ed il prezzo lo faccia la Fondazione Edmund Mach con lo stuolo dei grandi professori… beh, credo di sapere già come andrebbe a finire: i politici averebbero guadagnato tempo ed i vignaloli invece perso tempo.
Scusi se insisto sig.Claudio,perche' noi trentini non riusciamo a comunicare ne territorio,ne marchi o qualsiasi altra cosa, dopo anni che investiamo denaro in quantita' industriali per la promozione il risultato e' sempre quello,si ordina un trentodoc ripeto trentodoc e ci servono prosecco…….
franciacorta deve essere un … banale incidente di percorso…
Signor Claudio per Franciacorta??????
Buongiorno sig Vignaiolo, per il Franciacorta vedo di dare una spiegazione razionale: innanzitutto come sappiamo hanno evitato di chiamarlo BRESCIA, forse perchè il solo pensiero di andar al bar e chiedere un “Brescia” li ha fatti desistere dalla tentazione. Franciacorta perchè hanno seguito l’esempio dello Champagne usando per denominazione una zona: le Corti Franche dove in passato erano insediati i monasteri e forse anche perchè quel nome Francia… stava subito ad indicare a cosa si mirava. Sempre per stare in argomento i “Franciacortini” o meglio i bresciani, tanto per non essere proprio così diversi dai francesi come qualcuno suggerisce, hanno anche imparato dai ns cugini il sesto di impianto ad alta densità (vedi Cà del Bosco con Mr Zanella che ha iniziato con ca. 10.000 ceppi per ettaro e Guyot e/o cordone speronato basso) per non parlare della resa per ettaro. Veri imprenditori lombardi dalle menti raffinate a pare mio. La Franciacorta è l’esempio pratico di dove l’uomo supera di gran lunga il famoso…“Territorio”, per non parlare "dell’invenzione” del Satén, un prodotto stilisticamente proteso in direzione del… Prosecco. Non pretendo di averti convinto naturalmente..
Sarebbe bene non cadere nella tentazione di intorbidire le acque più di quanto già non lo siano. L'articolo di Anna intitolato “I Magnifici 4…” si richiama ai pregi dell’illuminismo mentre qui invece ho l’impressione che si arretri un tantino verso l'oscurantismo. Se posso contribuire a fare un pò di chiarezza mi si consenta di dire che l’etichetta dello spumante Maso Michei di Armani è l’etichetta “legale”, ovvero riporta tutti i dati nel format richiesto dalle leggi europee per la commercializzazione dei vini e dal disciplinare di produzione al quale fà riferimento il produttore. Tutti (dico tutti) i produttori trentini di spumante che lo vogliano commercializzare con la Denominazione di Origine Controllata Trento devono apporre i dati legali nel format usato anche da Armani. Basta controllare le etichette delle bottiglie che avete nella vostra cantina o trovate al supermercato. Nessuno può far diversamente, a meno che non lo voglia commercializzare come vino spumante anonimo ad esempio: CHARDONNAY Vino Spumante (+ Brut – Extra Dry ecc.). Nel caso specifico invece anche Armani ha scelto di beneficiare della denominazione Trento DOC, infatti scrive: TRENTO e subito sotto Denominazione di Origine Controllata. Non fà nulla di più di quello che fanno tutti i produttori trentini di spumante a metodo classico. L’unica “civetteria” è quella di sostituire l’etichetta del brand solitamente incollata sulla bottiglia, con una ceralacca + cartellino. Opinabile quale sia la fronte e la retro etichetta; per la legge è l’etichetta che riporta i dati legali quindi quella che, come in questo caso, noi in gergo chiamiamo retro.
Non mi sembra che Armani abbia voluto fare una azione di rottura col disciplinare, non ci troviamo di fronte ad un nuovo Sassicaia Vino da Tavola! Tant’è che nella sua pagina web lo identifica bene come 823 – Trento d.o.c. – metodo classico, lungi pertanto da rinunciare alla denominazione trentina . Per quanto riguarda invece il logo TRENTODOC registrato dalla Camera di Commercio, beh è senz’altro una facilitazione per per chi fà marketing collettivo perchè più riconoscibile e di facile applicazione grafica sui più disparati veicoli di comunicazione. Che il produttore applichi anche il logo TRENTODOC (fermo restando che deve comunque mettere i dati nel format legale come visto in precedenza) è un fatto successivo, dipende se gli è stato concesso oppure no se gli và oppure no, quindi è facoltativo visto che ne il disciplinare del Trento DOC ne la legge glielo impone. L’unica cosa certa è che se il marketing istituzionale fà una buona pubblicità tutti i produttori ne beneficiano sia che applichino il marchietto sia che non lo facciano. Chiudo dicendo che i Wine Awards andrebbero sempre assegnati solo ai vini che si distinguono per la qualità nel bicchiere più che per altre ragioni. Non ho ragioni però per credere che questo vino non se lo meriti…
Grazie Claudio per i chiarimenti sul come si usa la DOC Trento in etichetta. A forza di pompare il Trentodoc la confusione era da mettere in conto. Quello che mi preme chiarire, non ai lettori che già lo sanno, è che siamo contro questo Trentodoc ed in favore del "TRENTO" e basta nella comunicazione. Sostenere che "… il logo TRENTODOC registrato dalla Camera di Commercio, beh è senz’altro una facilitazione per per chi fà marketing collettivo perchè più riconoscibile e di facile applicazione grafica sui più disparati veicoli di comunicazione…" puzza di mistificazione ed è concettualmente sbagliato perchè "doc" è acronimo vissuto per vini tranquilli, allude al metodo (remuage italiano) più che all'origine ed ha indirettamente bloccato per anni lo sviluppo del pensiero in favore del passaggio alla docg. Che voi produttori ne dobbiate parlar bene sottacendo financo la scarsa presa sul consumatore dopo i milioni investiti, perché di soldi pubblici si tratta, non fa che aggravare la situazione. I nostri Wine Awards, pertanto, vanno idealmente a tutti i "TRENTO" senza altri orpelli.
Caro Massarello capisco che il marchio TRENTODOC, per qualche ragione che ancora mi sfugge, vi và di traverso per cui magari leggendo più frequentemente le vostre osservazioni magari capirò il perchè. Per me l’idea ed esecuzione del marchio è accettabile. Aggiungo che per gli operatori esteri del settore, in particolar modo per quelli dei Paesi emergenti dal punto di vista del consumo del vino, DOC è sinonimo di maggiore qualità rispetto ad un vino non DOC. La gran parte degli operatori esteri ha fatto dei corsi di sommelier, legge libri, riviste ecc. e tra le prime cose che ha imparato sono le diverse classificazioni dei vini, ad esempio AOC, VdP per la Francia, DO per la Spagna, Kabinett per la Germania e naturalmente DOC, VdT ecc. per l’Italia. DOC prima di tutto indica un livello qualitativo superiore per cui TRENTODOC secondo il mio modesto parere rientra in questa percezione. Nel marasma degli oltre 600 vitigni e ca. 400 denominazioni italiane l’operatore, l’appassionato ed il neofita straniero ha poche ancore di salvataggio ed una delle prime a cui si affida è proprio la gerarchia delle denominazioni.
Sui più importanti testi del mondo del vino, siano essi di lingua inglese o francese, non ho mai visto scritto “Trento” per indicare vino spumante metodo classico prodotto in Trentino quindi non avrei troppa fretta a semplificare il messaggio. Ci deve passare ancora qualche anno prima che Trento sia sinonimo universalmente riconosciuto di metodo classico+territorio, per ora mi sembra solo il nome di una città italiana. Solitamente è il consumatore che quando acquisisce sufficiente confidenza con un prodotto poi ne abbrevia il nome, ad esempio quando chiede un Müller invece che un Müller-Thurgau. Se in un motore di ricerca come Google o Yahoo si digita Trentodoc si arriva prima allo spumante che non digitando Trento e questo mi sembra an altro, seppur secondario, vantaggio. Eh sì lo ammetto, io penso sempre alla vendita, la poesia per ora la devo lasciare a chi, beato lui, beneficia del posto fisso. Per i milioni di euro spesi sinora concordo nel giudizio ma non vorrei qui entrare nel merito: fà parte di un altro ambiente con altre logiche (per usare un eufemismo).
Gentile signor Claudio, innanzitutto: grazie. Per le sue documentate ed esaustive spiegazioni circa l'impiego delle etichette. Per il resto parto dalla conclusione del suo commento. Dunque, Trentino Wine Blog, lo dice la parola stessa, è un semplice blog. Non è una guida ai vini del Trentino, non è una testata giornalistica, non è un manuale accademico. E' solo un blog. Scapigliato e scanzonato, come ha simpaticamente detto qualcuno. E i suoi Award sono altrettanto scanzonati. E provocatori. Tanto che il primo lo avevamo assegnato ad una raffinata intellettuale sarda che dirige il museo di arte moderna e contemporanea di Rovereto e che con il vino c'entra come i cavoli a merenda. Per passare ad altro: nessuno si è mai messo in testa di dubitare che gli altri produttori abbiano in qualche modo violato norme di legge o dettami del disciplinare. Ne tanto meno abbiamo adombrato il dubbio che lo abbia fatto Maso Michei – Armani. Siamo sicuri che tutti rispettano alla lettera leggi e prescrizioni circa il format e l'uso delle parole. Ci mancherebbe altro. Il nostro era un discorso un po' diverso. E atteneva agli aspetti estetico-formali della bottiglia. Che avendo ridotto al massimo la grafica, ha inevitabilmente valorizzato, anche attraverso una attenta scelta dei materiali – pvc adesivo trasparente -, le indicazioni richieste dalla norma. E quindi, alla fine, la parola TRENTO. Che su quella bottiglia (ci) pare risaltare in maniera più efficace rispetto ad altre etichette di altri produttori.
Questa idea della valorizzazione della parola TRENTO (senza gli orpelli DOC – TRENTODOC), ci è piaciuta. E si sposa con la visione condivisa dagli autori di questo blog, convinti come sono sia giunta l'ora di una docg per il TRENTO. E sia quindi giunta l'ora, finalmente, del TRENTO. Tutto qui.
Quoto, ovviamente…..
Grazie signor Cosimo piovasco di questo speciale premio,complimenti per il suo/vostro blog sempre chiaro e molto lungimirante,continuate così .