E’ una data importante, almeno dal punto di vista simbolico, quella che coincide con il fine settimana che sta arrivando. Almeno per un paio di buone ragioni.
Sabato mattina la Confraternita della Vite e del Vino di Trento eleggerà i componenti del Capitolo, che altro non è se non l’organo direttivo del sodalizio. Come scriveva l’altro giorno un amico di questo blog, in un’email inviata ai Cosimi in forma privata , “la Confraternita non è un’accolita di bevitori, né una cosa simile all’ONAV o all’AIS. Dovrebbe essere l’ala marciante del sostegno culturale alla produzione del vino del Trentino”. Condivido questa definizione, sintetica e calzante. Sabato mattina i confratelli decideranno da chi, e come, dovranno essere guidati nei prossimi anni. Si tratta, ribadisco, di un appuntamento significativo, perché in questa fase il mondo del vino trentino ha bisogno come l’aria di una visione di prospettiva. E la Confraternita è uno di quei soggetti, e non sono molti, che in questa fase dovrebbero, e potrebbe, farsi carico di elaborare un progetto e un orizzonte. Quindi, cari confratelli, buon lavoro e buone scelte. Qualcuno fa affidamento su di voi. E sulla vostra passione per il vino. E per il vino trentino in particolare. Fate in modo di non deludere chi si aspetta, da voi, una scelta limpida e coraggiosa.
L’altro appuntamento di sabato è quello con i vignaioli e con la loro mostra mercato (qui il programma dettagliato). Ci sono molte aspettative, in Trentino e forse ancor di più fuori dal Trentino, attorno a questa due giorni all’insegna del mercato contadino. E in tanti ci attendiamo qualcosa di nuovo e in qualche modo rivoluzionario. Da un po’ di tempo in qua i vignaioli del Trentino hanno scelto, finalmente, la strada dell’autonomia. Autonomia dalla politica e autonomia dal sistema cooperativo. Hanno sposato l’estetica balteriana del metterci la faccia. Faccia da contadino e faccia da artigiano (del vino). Un’impostazione che si colloca agli antipodi rispetto all’imperversante estetica delle cravatte. Cooperative e industriali. Le due visioni non sono necessariamente confliggenti e, come altrove, possono, e devono, coesistere. Si tratta di trovare la misura e il modo con cui organizzarne con equilibrio la coesistenza. Pacifica e virtuosa. Questo è, sarebbe, compito della politica. Che su questo punto, tuttavia, da alcuni anni latita e recita la parte del convitato di pietra. Incapace anche di decidere a chi affidare la rappresentazione e la testimonianza dell’immagine del vino trentino. Se alle cravatte dei manager del vino o alla facce dei vigneron. Noi, si sa, per istinto e per simpatia incliniamo verso la seconda ipotesi. Sabato e domenica, però, riusciremmo anche a capire se i vignaioli siano finalmente pronti ad assumere questo ruolo, chiamiamolo così, comunicazionale. La loro mostra mercato potrebbe essere, e speriamo lo sia, anche la loro consacrazione. E la loro legittimazione.
È lo pseudonimo collettivo con cui fin dall’inizio sono stati firmati la maggior parte dei post più trucidi e succulenti di Territoriocheresiste. Il nome è un omaggio al protagonista del Barone rampante, il grande capolavoro di Italo Calvino. Cosimo Piovasco, passa tutta la sua vita su un albero per ribellione contro il padre. Da lì, però, guadagna la giusta distanza per osservare e capire la vita e il mondo che scorrono sotto di lui.
Speriamo che la confraternita non rimanga ancorata ai suoi peggiori stereotipi autoreferenziali, spesso schierata sul conservatorismo, i confratelli scelti per onori che nulla hanno a che spartire col vino. Bere di più e meglio. Altrimenti rimarrà una congrega della 'scudeleta' chiusa su se stessa….