Istruttivo riassunto del pasticciaccio, a metà tra la farsa e la tragedia, in cui versa il marchio commerciale del nostro Metodo Classico, quello apparso un paio di giorni fa su “Tre Bicchieri”, il quotidiano on line del Gambero Rosso. La storia, noi e i nostri lettori, la conosciamo a memoria, per averla già affrontata sin nei minimi particolari un sacco di volte. Ora purtroppo, o per fortuna, grazie all’articolo di Gianluca Atzeni sta facendo il giro del mondo. Se qualcuno pensa che valga il vecchio adagio “se ne parli bene o se ne parli male, purché se ne parli”, allora missione compiuta. Spettacolare anche la rappresentazione del disco rotto che fa da colonna sonora alle istituzioni trentine, riassunta nella dichiarazione dell’assessore all’Agricoltura e al Turismo, Tiziano Mellarini: “”Vogliamo promuovere i vini nel loro complesso evitando la frammentazione e valorizzando le peculiarità del sostema trentino che è in primis un’agricoltura di montagna”. Traduzione: facciamo squadra. Ohibò, che bell’auspicio. Ne sentivamo la mancanza.
Il Trentodoc conteso
Guerra aperta per un marchio da 160 milioni
È lo pseudonimo collettivo con cui fin dall’inizio sono stati firmati la maggior parte dei post più trucidi e succulenti di Territoriocheresiste. Il nome è un omaggio al protagonista del Barone rampante, il grande capolavoro di Italo Calvino. Cosimo Piovasco, passa tutta la sua vita su un albero per ribellione contro il padre. Da lì, però, guadagna la giusta distanza per osservare e capire la vita e il mondo che scorrono sotto di lui.
Per 160 milioni si trova uno straccio di merchant-bank che lanci un'OPA..?
Sì… senza neanche andare in Lombard street a Londra..
( B.I.P. = banche italiane pavide, astenersi please..)