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Istruttivo riassunto del pasticciaccio,  a metà tra la farsa e la tragedia, in cui versa il marchio commerciale del nostro Metodo Classico, quello apparso un paio di giorni fa su “Tre Bicchieri”, il quotidiano on line del Gambero Rosso. La storia, noi e i nostri lettori, la conosciamo a memoria, per averla già affrontata sin nei minimi particolari  un sacco di volte. Ora purtroppo, o per fortuna, grazie all’articolo di Gianluca Atzeni sta facendo il giro del mondo. Se qualcuno pensa che valga il vecchio adagio “se ne parli bene o se ne parli male, purché se ne parli”, allora missione compiuta. Spettacolare anche la rappresentazione del disco rotto che fa da colonna sonora alle istituzioni trentine, riassunta nella dichiarazione dell’assessore all’Agricoltura e al Turismo, Tiziano Mellarini: “”Vogliamo promuovere i vini nel loro complesso evitando la frammentazione e valorizzando le peculiarità del sostema trentino che è in primis un’agricoltura di montagna”. Traduzione:  facciamo squadra. Ohibò, che bell’auspicio. Ne sentivamo la mancanza.

Il Trentodoc conteso
Guerra aperta per un marchio da 160 milioni