Quando si sceglie una location per organizzarvi una manifestazione, vuol dire che si ha chiaro in testa cosa ci si attende dal sito individuato. Ciò vale per la cima di una montagna come per il ristorante sulla 5^ strada.
Per la loro Mostra Mercato di sabato 21 e domenica 22 i Vignaioli trentini hanno scelto gli spazi di Trento Fiere in Via Briamasco anziché quelli di Palazzo Roccabruna, sede dell’Enoteca provinciale. La motivazione ovviamente è che nel quartiere fieristico ci si sta meglio. Vero fin ad un certo punto perché se ci fosse un “comun sentire“ la sinergia con l‘istituzione si sarebbe logicamente imposta.
I Vignaioli, infatti, sono una parte importante del mondo vinicolo trentino e, senza offesa per nessuno, coloro che in qualche modo hanno tenuto alto il vessillo dell’immagine residua della locale produzione enologica. La stessa cosa dicono di sé anche quelli di Palazzo Roccabruna che stanno in un magnifico edificio nel bel mezzo di uno dei più bei centri storici d’Italia, con tanto di personale, laboratori, cantine, vetrine, sale d’incontro e di degustazione, cucina ed esposizione di prodotti tipici. Insomma, tutto quanto serviva anche ai Vignaioli per la loro manifestazione. Che invece hanno scelto diversamente, clamorosamente evidenziando una separatezza fra privato e pubblico che in tempi grami come questi dovrebbe far sobbalzare. Il modello pubblico si è guadagnato fama di autoreferenzialità (apertura al pubblico dell’enoteca solo giovedì e sabato dalle 17 alle 22), tanto che nessuna critica, ancorché costruttiva, riesce a smuoverli, mentre il modello privato privilegia i fatti alle parole, calendarizzando gli eventi quando più servono. Poco importa se qualcuno a Palazzo ha deciso, solo qualche giorno fa, di organizzare la 76^ Mostra Vini del Trentino dal 18 al 21 maggio, riservando invece per la serata del 21 aprile una peraltro interessante degustazione dell’autoctono Enantio della Cantina di Avio. Peccato, perché in una città piccola come Trento, eventi che si sovrappongono nello stesso giorno e due manifestazioni simili a distanza di un mese l’una dall’altra non fanno fare grandi passi avanti all’immagine ed alla notorietà dei vini e dei produttori. Speriamo almeno che siano soddisfatti i consumatori, sopra la testa dei quali si … consuma, appunto, ogni buon senso.
Pseudonimo utilizzato da uno dei personaggi chiave del vino trentino, depositario di segreti,conoscitore di vizi e virtu dell’enologia regionale e non solo.
Massarello alias Angelo Massarelli, nato a San Severino Marche nel 1510, dopo gli studi in seminario si laureò in leggi canoniche e civili presso l’Università di Siena.
Tornato a San Saverino fu dapprima assegnato alla chiesa di S. Eligio e poi fu eletto priore della collegiata della cittadina.
Grazie alla frequentazione di alcuni letterati conobbe il cardinale Marcello Cervini, futuro papa Marcello II.
Quando il papa Paolo III delegò il cardinale Cervini ad assumere la presidenza del Concilio di Trento, questi volle come segretario del Concilio il Massarelli. Un cardinale così descrive l’operato del Massarelli: «essendo egli lodato dal testimonio incontrastabile dell’esperienza, ed ammaestrato dall’esquisita scuola dell’esercizio, tenne stabilmente il grado di Segretario del Concilio».
Durante gli intervalli delle sedute del Concilio svolse l’importante mansione di Segretario di Stato del pontefice.
Sotto il breve pontificato di papa Marcello II il Massarelli fu suo consigliere.
Dal successore di Marcello II, papa Paolo IV, fu designato vescovo di Telese o Cerreto il 15 dicembre 1557 e fu consacrato a tale ufficio pochi giorni dopo, il 21 dicembre.
Fu autore di un minuzioso diario dei lavori del Concilio dal titolo Acta genuina ss. oecumenici Concilii tridentini.
Terminato il Concilio di Trento nel 1563, il vescovo Angelo Massarelli fu dapprima ministro della Segreteria di Stato e poi Segretario del Supremo Tribunale della Riformazione (successivamente chiamato Sacra Consulta).
A causa dei suoi numerosi impegni venne poche volte in diocesi e si fece rappresentare da un vicario vescovile di sua nomina.
Sembra proprio che pubblico e almeno una parte del privato non si parlino. Roccabruna sarebbe una ottima cornice in cui proporre in vino e credo che scegliere il Trento Fiere non sia strategia di marketing ma un segnale per staccarsi da una gestione pubblica poco adeguata. O sbaglio?
No, non sbagli Pierluigi. E' stato un segnale forte per lamentare un disagio sempre più forte nei confronti di un'istituzione con la testa fra le nuvole. Ma tu lo sai che la cosidetta enoteca provinciale (Palazzo Roccabruna) è aperta al pubblico due pomeriggi/sere a settimana: giovedì e sabato dalle 17 alle 22. E gli enoturisti domenicali, per parlare solo di quelli, si fottano. O accettano la grammatica delle fasce orarie oppure sono costretti a sbattere contro una porta chiusa. E allora cosa vuoi dialogare con un'interlocutore così.
Mi sembra che voi vogliate polemizzare ad ogni costo. E poi saranno pure cazzi dei vignaioli se hanno deciso di fare le loro cose a tn fiere invece che a palazzo roccabruna. A voi cosa cambia? Ai consumatori cosa cambia? Siamo tutti stufi di gente come voi che è sempre contro tutto e tutti, pur di fare polemica! (tanto lo so che non mi pubblicherete questo commento)