Teroldego a parte, già trattato nel precedente topic, posto le mie sensazioni in relazione ai vini che più mi sono piaciuti alla recente mostra dei Vignaioli:
– Les Cretes: azienta aostana che produce uno dei migliori Chardonnay del panaorama nazionale , Cuvee Bois. Da bere dopo almeno 5 anni dalla vendemmia per smussare le note di tostatura derivanti dall’affinamento; nel frattempo ci si può consolare con la versione base dello stesso vitigno, una vera goduria palatale. Mi sono piaciuti meno i rossi presentati, sia il Torrette che il Fumin.
– Unterhofer di Caldaro, assaggiati i bianchi. Meron da uve Bronner davvero la sorpresa della giornata, vino derivante da un vitigno che in Italia è pressochè sconosciuto. Si apre bene al naso con un bel bouquet floreale, in bocca si presenta con note lievemente citrine, buona persistenza, sorretta da una spalla piacevolmente fresca, finale piuttosto lungo. L’altro vino degustato è un Sauvignon, atipico rispetto ad altre espressioni dello stesso vitigno presenti in Alto Adige; si avvicina più ad un Sancerre per mineralità, sapidità e classico sentore di pipì di gatto.
– Grigolli Bruno di Mori: un viticoltore che si è orientato verso una produzione di vini bordolesi, al contrario di altri, allineati più su vitigni autoctoni. In questo periodo, dove non si fa altro che parlare di vitigni autoctoni, una scelta così netta va senz’altro premiata e sostenuta. Il perchè è presto detto: Bruno propone quattro vini (cinque in realtà) ma i bordolesi sono quattro, uno più buono dell’altro. Nella mia personale classifica, al primo posto metto il Trilogia, un bordolese classico (Cabernet S. e Merlot) di grande stoffa, piacevolissimo nell’approccio gusto olfattivo, bel naso di frutti rossi, leggermente speziato, ampio in bocca con tannini morbidi vellutati ed un finale persistentissimo. Subito dietro l’Erminio, un Cabernet Franc di razza, ancora scalpitante da vero purosangue al naso spezie e poche note vegetali disturbanti, sentori di pepe verde e tabacco, in bocca l’attacco è poderoso ancora scomposto nei tannini, si espande progressivamente nel palato per concludere in un finale davvero lungo. Poi in successione il Noal, bella espressione classica di Merlot (trentino), e il Germano fine ed elegante Cabernet Sauvignon.
– Rosi Eugenio di Volano: non ha certo bisogno di presentazioni; ottimo il bianco Anisos (da uve Chardonnay e Pinot Bianco e credo Nosiola) al naso note mielose e di mela in bocca bella freschezza e sul finale lievei sentori nocciolati. Poiema, uno delle pochissime espressioni di Marzemino (se non l’unica) che mi piace; al naso note leggermente surmaturate di frutta matura e toni speziati, soprattutto chiodi di garofano; in bocca ben equilibrato ed armonico, si chiude in un piacevole finale.
– Fanti Giuseppe di Pressano (Lavis): poche esperienze di degustazioni dei suoi vini (colpevolmente!), assaggiati il Pritianum e l’Isidor. Il Pritianum (un uvaggio composto da Incrocio Manzoni e Chardonnay se ricordo bene) molto intenso al naso fiori bianchi in primis poi note leggermente agrumate in bocca si presenta fresco, piacevolissimo nel finale piuttosto secco. L’Isidor è un vino molto ineressante e da aspettare nel tempo; subito al naso note di mela e rosa canina; in bocca si apre in modo ampio, spalla acida con toni minerali, chiude piacevolmente sapido…
Degustazioni professionali di un gamberista (rosso) e quasi sommelier…quasi ma anche di più!