Conviene sorridere in tempo di Imu, di persone che si sentono così e così, di terremoti inaspettati, soprattutto di parole ripetute all’eccesso nel nostro lessico moderno.
Se è vero che il riso abbonda sulla bocca degli sciocchi è altrettanto vero che saper sorridere, non essere burbanzosi o falsamente sorridenti è una intelligente medicina, sempre valida.
L’ispirazione mi è venuta passeggiando per città quando l’amico venuto da fuori, leggendo un cognome onorabile come “Disertori”, ha detto : “Ma che brutto!!!”.
Così ho letto il significato di una parola a cui non avevo mai dato attenzione prima.
Mi perdonino dunque sommelier, esperti e tutti quelli che del vino e nel vino vivono seriamente, ma ci sono parole che mi fanno un po’ sorridere. Seriamente.
Nelle degustazioni si ripetono: vino timido e scontroso che bisogna degustare con calma e mente aperta (probabilmente morde quelli come me); delicato presenta, sia al profumo che al gusto, nitidi aromi speziati fra i quali spiccano pepe e noce moscata con sentori di sottobosco e note selvatiche (qui mi perdo, non sapendo se sono in una drogheria o in un bosco), retrogusto amarognolo e fruttato che ricorda la viola mammola (eccomi dal fioraio, fuori stagione)¸ note che ricordano nettamente il limone e pompelmo (sono passato dal verduraio) e la crosta di pane (ho finito il giro – sono arrivato dal panettiere).
Sorrido serenamente quando leggo qualche testo: “ridare dignità” (far causa a qualcuno?), “pregnante” (arriva il veterinario o l’ostetrica?), “concreto contributo” (non capisci mai qual è e se c’è), “la fatica del contadino” (come se chi lavora non facesse fatica e questa fosse davvero un’altra!) e per finire: “biodiversità viticola”, che non ho mai capita bene, essendo un umano eterosessuale.
Scusate, ma leggendo l ‘Almanacco Agrario del 1898, di San Michele tutto questo non si trova perché il buono non ha mai bisogno di fantasie lessicali.
Poi, perdonatemi ancora, sono quello che ama i Carmina Burana (“bibit illus, bibit illa, bibit servus cum ancilla”), prediligendo la gioia della qualità, il sorriso di chi produce, degusta ma soprattutto quello di chi acquista. Non basta ?
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È lo pseudonimo collettivo con cui fin dall’inizio sono stati firmati la maggior parte dei post più trucidi e succulenti di Territoriocheresiste. Il nome è un omaggio al protagonista del Barone rampante, il grande capolavoro di Italo Calvino. Cosimo Piovasco, passa tutta la sua vita su un albero per ribellione contro il padre. Da lì, però, guadagna la giusta distanza per osservare e capire la vita e il mondo che scorrono sotto di lui.
Bell' articolo…come sempre pungente e frizzante come una spumante di qualità…buona musica….cosa voglio di più da…Cosimo??? :-))
Condivido e approvo la scelta musicale. Ma è roba per tosti.
…preferisco nettamente i Led Zeppelin….