Moscato Bianco Giallo e Moscato Rosa, vini offerti in ogni ristorante di livello. Anni fa, però.
Avevo un bel spiegare che il bianco giallo non era dolce e quello rosa sì; in realtà sia l’uno che l’altro non possedevano caratteristiche tali da fare impazzire.
Sono entrati nella gamma prodotti delle aziende agricole, e non, come “novità”, presentati anche al Vinitaly. Lentamente sono stati dimenticati, cancellati dalle proposte autoctone. Quasi quanto il Veltliner e la Schiava Gentile.
E’ un peccato questo rapido innamoramento per vitigni tutti nostri, come pure il regresso sul mercato del “Nosiola”, altro autoctono riposto nel cassetto.
Se il Teroldego la fa da maestro (anche se non so dove ha successo, perchè le notizie ufficiali sono senza chiari raffronti in curva gaussiana per vinificazione, venduto, stoccaggio in cantina, ecc. per un biennio minimo) dovremmo pensare a rivitalizzare vitigni di qualche soddisfazione, la cui vinificazione doveva migliorare nel tempo e la cui promozione e comunicazione sarebbe in fondo più semplice.
Visto che oggi la pubblicità trentina viene giocata online sui numeri, si potrebbe immaginare: “Rosso aristocratico del Trentino? Assolutamente Teroldego!” – “Bianco aristocratico del Trentino? Assolutamente Nosiola !” – “per vini Doc di razza gioca sul TRE – — TRENTINO DOC “
Chi ha degustato di recente o possiede in gamma Moscato Bianco Giallo e Moscato Rosa ce lo dica e, se produttore, informi elegantemente sull’ andamento commerciale (Alto – Medio – Basso – Inesistente), la sua decisione di mantenere o cambiare queste vigne e questi prodotti.
Un mistero da svelare!? Non penso, è un tema di stringente attualità da approfondire serenamente insieme. Qui.
È lo pseudonimo collettivo con cui fin dall’inizio sono stati firmati la maggior parte dei post più trucidi e succulenti di Territoriocheresiste. Il nome è un omaggio al protagonista del Barone rampante, il grande capolavoro di Italo Calvino. Cosimo Piovasco, passa tutta la sua vita su un albero per ribellione contro il padre. Da lì, però, guadagna la giusta distanza per osservare e capire la vita e il mondo che scorrono sotto di lui.
il moscato giallo in versione secca e' prodotto da Moser e Maso Roveri, sicuramente. Altri non saprei. Fuori regione, e' ottimo il moscato di Terracina, poco noto ma da tenere in considerazione, se passate per quelle zone.
ah, io e mio padre produciamo moscato giallo secco. Ma poco poco e ce lo teniamo tutto per noi … 🙂
No problem, capita a tutti di sbagliare. Tornando al Moscato Giallo ormai la versione dolce è quella che va per la maggiore (Non a a caso da 2 anni è stata fatta la sottozona Castel Beseno all'interno della doc Trentino).
La versione secca è poco diffusa, anche perchè spesso tende ad essere troppo amara.
Comunque a Besenello c'è una cantina che produce vino sfuso e anche Moscato Giallo secco. Se non sbaglio si chiama Battisti. Comunque in paese ci sono i cartelli. Poi fino a un paio di anni fa c'era la cantina Maso Trapp, appena dopo il ristorante la Rupe, che produceva Moscato secco. Ora ha chiuso ma se si va a chiedere magari qualche bottiglia si trova ancora.
Ciao
Salve, ma sicuri che in Trentino si coltivasse Moscato bianco? Per quel che so si coltivava e si coltiva tutt'oggi il Moscato Giallo.
Caro Rusticus, il Moscato Rosa nella versione trentina Zeni/Battistotti e altatesina Haas, non è mai mancato dalla mia piccola cantina…degno compagno di fine pasto, sempre fine ed elegante.
Non ho dati commerciali tali da poter soddisfare le tue richieste, ma qualore servisse, in qualità di appassionato, sono pronto a sostenere una campagna atta a rilanciare l'immagine del vino in questione.
Quanto alla Nosiola, la migliore versione è quella appassita e pronta a trasformarsi in Vino Santo Trentino, oppure in grappa…bianchi aristocratici in Trentino se ne vedono gran pochi (spumanti "Trento" a parte) come del resto in Italia (tranne che per l'Alto Adige e la Val d'Aosta, a mio modesto parere). Quanto al Teroldego, vino che ha la capacità di invecchiare bene il discorso è diverso, tra gli appassionati conosco estimatori sparsi su tutto il territorio nazionale. Con una premessa comunque, deve essere una grande bottiglia, un grande Teroldego insomma, territoriale e identitario.