Paola Attanasio, la responsabile dell’area grafica di Trentino Wine Blog, oltre ad essere una brava fotografa sa anche scrivere bene. Con un suo racconto intitolato “Lo Spumone”, ha contribuito al ricettario “Racconti da mangiare 2012”, edito dal ristorante Le Macare di Alezio, in provincia di Lecce. Il libro è stato presentato la sera del 15 giugno scorso nel ristorante delle amiche macare. Il geniale ideatore e produttore del ricettario è Angelo Arcobelli.
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di Paola Attanasio – Chiedere a me di scrivere sul cibo è davvero il colmo dei colmi. Io sono vegetariana e cucino col Bimby, cosa vi aspettate da un mio racconto?
Avrei dovuto scrivere sul tonno. Mi sono seduta e ho cominciato a pensare… ma le prime parole che mi sono venute in testa sono state quelle del lamento d’amore di “u pisci spada” di domenico modugno: “…pigghialu, pigghialu, …pigghia la fiocina, …uccidilu, uccidilu…”
Secondo le istruzioni avrei dovuto scrivere di tonno, gamberetti crudi, sulla tartare di palamita, sullo spumone e io, da vegetariana, capirete, ho preferito cimentarmi con quest’ultimo.
Mi sono rimessa seduta, penna in mano come fosse una spada (non quella del pesce) mi sono concentrata e ho pensato: …spumone….spumone… “Lo Spumone”.
Chiedo a Mr. Google.
Lo Spumone, detto anche pezzo duro, è un gelato tipico della tradizione salentina. Sembra, comunque, che questo particolare gelato, abbia avuto i natali a Napoli, quand’era grande il Regno delle due Sicilie sotto il nome di Cassata Napoletata. Lo spumone si presenta sotto forma di cilindro, ed è composto da due o più strati di gelato alle creme o alla frutta. Lo spumone lo si può gustare in diverse varianti di gusto.
Leggendo ancora sui gelati in generale, apprendo che gustare bevande a base di neve e frutta sia stata un’abitudine antichissima.
La nascita del gelato si fa risalire addirittura ad Isacco, che offrì ad Abramo latte di capra misto a neve, dicendogli: “MANGIA e BEVI: il sole è ardente, così puoi rinfrescarti.”…fino ad arrivare al Rinascimento e ai gustosi sorbetti siciliani di origine araba, fatti di frutta e di neve e a Ruggeri pollivendolo e cuoco toscano, che rese il gelato “il piatto piu singolare che si fosse mai visto”.
Dopo questo veloce e doveroso escursus storico, ritorniamo ai giorni nostri.
Continuando a leggere su internet, scopro che lo spumone, lo si può realizzare anche col bimby. E qui mi si illuminano gli occhi. Mi immagino già col cappello da chef, con in mano un candido piatto di porcellana con al centro un bellissimo spumone, che non è detto si debba sapere sia fatto col bimby…e immagino già le mie amiche, che mi chiedono la ricetta, che io, invece, tengo segreta.
Inserisci nel boccale del Bimby 1\2 misurino di caffé, io uso un caffé buonissimo (a cialde ovviamente) e 100 gr di zucchero. Polverizza 5 Sec. Vel. Turbo. Aggiungi 400 gr di ghiaccio, un misurino di latte ed emulsiona 5 Min. Vel.5.
Lo spumone è bell’e pronto, per essere servito.
Lo spumone non è un semplice gelato, è una esperienza di vita. Ognuno di noi potrebbe raccontare la propria esperienza con uno spumone. Sono certa che questa esperienza è unica e irripetibile.
Lo spumone per noi sanpancraziesi, ad esempio, è una istituzione. Spumone è sinonimo di pranzi in famiglia di domenica e di festa patronale.
Lo spumone si spara, come li fuechi, a fine festa cioè a fine pranzo, quando non riesci più nemmeno a respirare, per quanto si è mangiato…ma il posto per lo spumone c’è sempre; a costo di morire soffocati a bocca aperta, come succede alle mite (alle gazze, traduzione per gli stranieri).
Lo spumone, come detto sopra, è un pezzo duro. Tutti lo sanno. Una volta messo a tavola, lo si guarda con aria di sfida, si sa, non lo si può gustare, senza aver colluttato con lui, per almeno una quindicina di minuti, armati di cucchiaio e altre armi non convenzionali.
Il prescelto per affrontare l’ardua battaglia è quasi sempre la padrona di casa, che con aria rassicurante, di chi sa di avere in mano la vittoria, squadra da destra a sinistra, sopra-sotto il gelato, per decidere la propria tattica e maniera di porzionare.
Il bello di questa esperienza bellica è che si vince sempre, a discapito dell’immagine del gelato stesso, che diventa una vera e propria opera d’arte di astrattismo o una specie di budino informe e molle se sciolto, senza troppe chiacchiere e complimenti, nel microonde.
Poi la degustazione.
Si comincia ad assaggiare il dolce, consapevoli di non sapere ciò a cui si andrà in contro.
E’ come intraprendere un cammino, bendati. Durante la strada avvengono strani e inaspettati incontri, che durano un tempo impercettibile. Quasi dei flash. Avvengono e non sai, se sono avvenuti.
Ci si potrebbe imbattere ad esempio, nella pralina, nel pan di spagna, nel rum…o non si potrebbe incontrare proprio un bel niente. Rimanendo a volte un po’ delusi.
E’ accaduto, che assaporando il cioccolato, si sia rimasti folgorati da una striscia gelida di amarena, o che, assaporando la stracciatella, ci si sia ritrovati in bocca pezzi di meraviglioso cioccolato al latte (o fondente), o ancora, di ritrovarsi pezzi di fragola in bocca, quando si sta tranquillamente assaporando il cioccolato fondente…insomma non c’è pace, per chi ama lo spumone.
Che dire quando, poi, si incontrano i canditi? Segretamente e maledettamente nascosti nel pistacchio?…In questo caso la reazione potrebbe anche essere quella del disgusto; questa sì, potrebbe essere una pessima sorpresa per alcuni; ma è un rischio che bisogna e vale la pena di correre!
Lo spumone non è un dolce scontato, per niente. Alla fine del tragitto uno può uscirsene fuori anche con qualche ammaccatura. Bisogna, quindi, assaporare, sì, ma senza mai rilassarsi troppo …si rischia di saltare dalla sedia per la sorpresa.
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Pseudonimo collettivo, con cui sono firmati alcuni dei posti più spinosi di Territoriocheresiste. Il nome si ispira ad un personaggio “alcolico” dei fumetti. Superciuk, creatao da Max Bunker per l’albo Alan Ford, è l’alter ego di Ezechiele Bluff. Nella vita quotidiana è uno spazzino squattrinato, irascibile e dedito all’alcol. In seguito all’esplosione di una distilleria, però, ha acquistato un temibile superpotere: una fiatata alcolica dall’odore nauseante che gli consente di mettere fuori combattimento qualsiasi avversario.
Sfruttando questa caratteristica, che alimenta con le continue bevute di cattivo barbera e vini meno nobili, Superciuk indossa un costume (composto di maschera, mantpregiulianoellina, fiasco, palloncino per volare e un corsetto che rende irriconoscibile la sua altrimenti pingue figura) e imbocca la via del crimine. Nel n. 143 riacquista i superpoteri grazie a un diverso ingrediente, i pomodori alla cipolla agliata.
Il personaggio di Superciuk è un antieroe concepito come il negativo di Robin Hood: egli ruba ai poveri per dare ai ricchi. Persegue in realtà un vero e proprio ideale: nel suo lavoro di netturbino si imbatte infatti sovente in un’umanità miserevole, poco attenta all’igiene, laddove i ricchi sono a suo dire educati e rispettosi della pulizia delle strade. Questo quadro è lo spunto di feroci attacchi satirici alla società italiana dei primi anni 1970, ma ha conservato la sua attualità.
Superciuk è coniugato con l’energica banditessa Beppa Giosef, di cui subisce le continue angherie. È inoltre protagonista dell’unico cortometraggio animato di Alan Ford, intitolato Alan Ford e il gruppo TNT contro Superciuk.