Riceviamo, da FedAgri – ConfCooperative, e volentieri pubblichiamo

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La superficie media aziendale in dieci anni è quasi raddoppiata. A crescere maggiormente sono state le aziende sopra i 30 ettari . Segno che occorre proseguire sulla strada della crescita dimensionale delle aziende agricole e incentivare le aggregazioni.

Roma, 12 luglio 2012 – “Risultati tutto sommato positivi, ma il cambiamento Maurizio Gardini - Fedagri è troppo lento, occorre una azione politica forte per costruire aziende strutturate e per aggregarle”. Così il Presidente di Fedagri – Confcooperative commenta a nome dell’Alleanza delle Cooperative – Comparto Agroalimentare, i dati definitivi Istat del VI Censimento generale dell’agricoltura.

Negli ultimi dieci anni l’agricoltura italiana ha faticato molto ma è riuscita a reggere all’impatto dei cambiamenti economici in atto”, prosegue Gardini. “Dal 2000 ad oggi hanno chiuso molte aziende (32%), ma la riduzione della superficie agricola utilizzata è calata del 2,5%, segno di una struttura produttiva che si consolida e di un settore che ancora può essere in grado di produrre reddito, con aziende che riescono ad occupare gli spazi lasciati da quelle che hanno cessato l’attività”.

“C’è bisogno – prosegue Gardini – di incentivare però maggiormente la crescita dimensionale delle aziende agricole. Non è un caso  che a crescere maggiormente siano state le aziende sopra i 30 ettari di superficie e che la superficie media aziendale in dieci anni sia quasi raddoppiata, segno evidente che il mercato richiede di essere maggiormente competitivi sia sotto l’aspetto qualitativo sia sotto quello quantitativo/dimensionale. Occorre cogliere i segnali che provengono dai cambiamenti in atto e spingere l’acceleratore anche sulle forme di conduzione associata e sulle fusioni tra imprese che consentono al sistema di crescere più rapidamente”.

Le aziende condotte in forme societarie aumentano del 48,2% rispetto al 2000, pur continuando a rappresentare solo il 3,6% del totale delle aziende censite. Esse, tuttavia, coltivano il 17,7% della SAU rilevata nel 2010, con un incremento di 6 punti percentuali rispetto alla quota del 2000. “Questi dati ci confortano – prosegue Gardini – anche se siamo ancora lontani dall’avere un tessuto produttivo competitivo sia a livello europeo sia a livello internazionale dove le dimensione aziendali e la capacità di produrre massa critica per il mercato sono ben al di sopra delle nostre”.

Il censimento inoltre ci segnala i mutamenti in atto nella società civile e il bisogno di pensare delle politiche ad hoc per l’inserimento degli stranieri nella società rurale e nelle imprese che li assumono. La forza lavoro si è dimezzata negli ultimi 10 anni (-50,9%), spostandosi verso la manodopera salariata (la cui quota è passata dal 14,3% al 24,2% tra il 2000 ed il 2010), nella quale è sempre più significativa la presenza di stranieri. I lavoratori stranieri, rappresentano infatti una quota pari al 24,8% della manodopera aziendale non familiare e al 6,4% di quella complessiva (familiare e non).

Il censimento segnala inoltre che sta cambiando la forma di conduzione, che passa dalla lavorazione dei terreni di proprietà a quelli in affitto. Evidentemente il valore fondiario, dettato anche dalla scarsità di terreni disponibili, rimane alto in Italia, analogamente a quanto accade in molti altri paesi europei, e per le aziende agricole riuscire a fare investimenti produttivi diventa sempre più difficile. Tuttavia, la cooperazione può offrire forme di conduzione adatte a superare questo ostacolo consentendo ai soci di mantenere la proprietà garantendo allo stesso tempo forme efficienti e flessibili di conduzione e di gestione della manodopera.

Ultimo dato da sottolineare è la diminuzione delle aziende zootecniche che calano più velocemente rispetto alle altre, per effetto della forte concorrenza internazionale e delle emergenze sanitarie che hanno colpito il comparto. “A queste aziende – commenta Gardini – occorre dare una rapida risposta in termini politici a partire anche dalla riforma della PAC dice Gardini”.