Non abbiamo scritto alcuna letterina a Babbo natale. Ne avevamo scritte a padreterni e mammasantissima nel corso dell’anno, a grandi e piccoli uomini di questa terra, senza riscontro.
Lo faremmo e faremo ancora perché crediamo al diritto di critica non meno che nei doveri di chi si è presa la responsabilità di guidare la società e le sue organizzazioni. Sottrarsi alle domande è poco democratico ed indice di pochezza, di fragilità. Promettere e non mantenere è pure peggio, sa di presa in giro, di arroganza. Se poi resta solo autoreferenzialità e nessuna autocritica, siamo all’apoteosi.
E’ il compimento di una lunga stagione che ha tanto arricchito di beni materiali, quanto impoverito nei valori fondanti. A ben vedere, quindi, le nostre domande sulle questioni vitivinicole trentine rimaste inevase altro non sono che la punta di un iceberg che galleggia più o meno immobile sulla rotta di un percorso che resta comunque da fare. Con alcune aggravanti.
Il governatore si appresta a lasciare, senza lasciare eredi adulti, un’eredità che solo uomini di buona volontà potranno accogliere. Come giudicare altrimenti la prospettiva che fin da subito buona parte dei bilanci provinciali a venire risultano già impegnati, sottraendo significative possibilità di manovra ai prossimi amministratori e la prospettiva ancor più severa che  fra tre anni il bilancio si ridurrà di un miliardo di Euro, passando da 4,5 a 3,5 perché si esauriranno i surplus dovuti dallo Stato? Dove si taglierà? Non sarà certo l’uomo del mega termovalorizzatore mancato o del faraonico metroland a salvarci. Ci dovremo inventare noi, comuni mortali, qualcosa di nuovo (o di antico) ricorrendo magari al nobile patrimonio del volontariato, della sussidiarietà. Magari cominciando dal settore sensibile dell’agricoltura e, dentro questo, proprio dal comparto del vino che – rispetto ad altri – dispone di un bagaglio culturale da porre sul tavolo di un rinnovato sviluppo. Bisognerà pensarci in fretta e poi fare.
Credere o aspettare che facciano altri è rischioso e tanti segnali dicono che il tempo del vivere sopra le righe è finito. Babbo natale siamo noi.