image

Dopo le fatiche del cosiddetto cenone di Natale, oggi alcune brevi noterelle sparse sul vino che mi è passato sotto il naso (e in bocca) ieri sera. Pur nelle tipologie diverse, c’è una parola che fa da sintesi perfetta a quello che ho bevuto nella notte di vigilia: freschezza.

Sauvignon Blanc Oxenreiter 2011 – Pochi di Salorno

Una bottiglia sorprendente di un piccolo produttore alto atesino che ogni tanto torna sulla mia tavola. Al naso e in bocca prevalgono fresche sensazioni esotiche di ananas e pesca. Un bell’attacco acido e lungo che diventa quasi un esercizio balsamico, e che non compromette una struttura significativa. Lo stile dell’Alto Adige si vede e si sente.

Extra Brut Castel Noarna Blanc de Blancs Dolomiti – Sboccatura novembre 2012

Quando ti imbatti in un metodo classico come questo, o come quello di Pojer e Sandri, ti viene da chiederti: ma cosa cazzo c’è che non va in Trentino? Sì, perché si tratta di una bottiglia di assoluta qualità che però non solo non aderisce al marchio collettivo (TRENTODOC) ma nemmeno alla denominazione (TRENTO DOC). Un esercizio di gran stile, un vero metodo classico di montagna che non concede niente alle leziosità e alla piacioneria, ma che si impone subito con un attacco deciso e lungo. Un metodo classico poco dosato, come piace a me, che mantiene tutte le promesse di questa piccola maison lagarina. Anche qui prevale quella sensazione che anticipavo prima: la freschezza assoluta. Che però nulla toglie alla robustezza di un vino performativo al naso e anche in bocca.

Letrari Dosaggio Zero 2007 – Sboccatura novembre 2011

E qui siamo davanti ad un capolavoro quasi assoluto. Una bottiglia (formato Magnum) che sorprende sempre, anche chi come me frequenta felicemente da molti anni la maison roveretana. Un capolavoro di eleganza, che abbina una buona spalla con uno scatto deciso e verticale. Il naso complessissimo che si muove fra note sapide, agrumate e aromatiche; in bocca diventa una sferzata di energia che si allarga senza però sedersi mai e senza compromettere la natura intimamente verticale e freschissima di questo metodo classico che io classifico fra i capolavori assoluti trentodocchisti (e talentisti).

Eiswein Goldtraminer Maso Michei – 2009

Dunque, intanto una premessa: questo è un vino che non c’è. Nel senso che si tratta di una microvinificazione fuori commercio. Una piccola riserva – 20 litri – che il produttore, Giuseppe Tognotti, tiene per sé. E che ogni tanto regala con il contagocce agli amici. E che ieri sera un amico comune ha portato sulla mia tavola. E anche qui torna la parola sintesi di questo Natale: freschezza. Strano a dirsi, per un vino che è un concentrato assoluto di zuccheri e di uve vendemmiate fra il ghiaccio di dicembre di tre anni fa. La zuccherosità si sente, chiaro, ma non da fastidio nemmeno a quelli come me che non amano le ipertrofie mielose. L’acidità sostenuta, figlia della montagna e di un tempo di vendemmia inusuale come i ghiacci d’inverno, fa da bilancia perfetta alla componente zuccherina. Un peccato che sia fuori commercio. E che per assaggiarlo sia necessario scalare le montagne e farsi raccomandare dagli amici degli amici.