Ogni tanto, questo blog parte per la tangente. E si avventura su terreni eretici. Questa è una di quelle volte. Ho appena finito di guardare una bellissima clip, firmata da un videomaker veronese: Giorgio Oppici. Mi piace come lavora Giorgio, mi piace la sua attenzione per i dettagli meno attesi, perché sono i più scontati; ma proprio per questo, per questa loro prevedibilità fenomenologica, attraverso la macchina da presa diventano  essenza nuova; irresistibile esperienza esplorativa della realtà, come mai l’avevamo  veduta prima.

Come le mani, le mani di questo breve filmato che racconta l’epica artigianale della cucina di un ristorante. Le mani. Otto mani che tagliano carne e impastano farina. Mani. Il ristorante è un piccolo gioiello della Val d’Adige veronese, a Volargne: La Croce d’Oro. Se vi capita di passare da quelle parti, abbandonate la strada statale ed entrate in paese… ne vale la pena.

Oppici ha trasformato queste mani in una spettacolare macchina poetico-meccanica che produce cibo; roba che finisce nel piatto, roba che si mangia. Così come deve essere. Solo mani. Un dettaglio tutto sommato previsto, perfino prevedibile nella reiterazione del gesto. Ma che attraverso queste inquadrature assumono un valore mitologico e demiurgico. E poetico.

Godetevi lo spettacolo!

Il video può essere visto anche qui in alta risoluzione

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