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C’è una certa confusione, sotto i cieli di Trento, e del Trentino, in tema di bicchieri. E non solo di bicchieri. Ma c’è qualcosa nell’aria che fa ben sperare. Oddio, la questione non è nuova. E non riguarda solo il metodo classico trentino. La disputa fra coppa, flûte e bicchiere largo da bianco, è cosa di cui si discute da tempo fra gli esperti. Anche se in Trentino i pasticci, in tema di bicchieri, si moltiplicano e a volte raggiungono vette perfino comiche. Non è raro, nei nostri locali, imbattersi in calici per così dire sbagliati e fuorvianti: Trento servito in coppe brandizzate Franciacorta, Ferrari versato in bicchieri targati Altemasi Cavit (come nella foto qui sopra scattata ieri sera), Altemasi servito in bicchieri marchiati Ferrari. E tutto quello che ci si può ancora  immaginare.  Certo, magari, saranno inezie. Ma noi si vive anche di quelle.

Bene, tuttavia c’è una buona notizia: a Rovereto è nato un nuovo bicchiere da metodo classico. Che, se sarà capito, e ce lo auguriamo, potrebbe diventare il bicchiere  immagine del TRENTODOC. E non dimentichiamo che Franciacorta, il suo calice ce lo ha già da qualche anno. Il padre di questa nuova creatura che sta per nascere è Luca Bini, sommelier di lignaggio e gestore della Casa del Vino della Vallagarina. L’idea è sua e ci sta lavorando da quasi un anno. Obiettivo creare un bicchiere elegante, con una base abbastanza ampia, che valorizzi la cremosità di questo particolare vino e gli consenta di sprigionare con forza e come si deve aromi e sentori. Ma che allo stesso tempo, come capita con i bicchieri a base larga, non comprometta il fascino delle bollicine e la persistenza verticale del perlage. E quindi un bicchiere che unisca tutte le caratteristiche favorevoli per gustare al meglio questa particolare tipologia di vino.

Il bicchiere non è ancora stato presentato ufficialmente e non è ancora sul mercato. Quindi per discrezione non ne svelo i segreti. Resto sul generico perché non voglio rovinare la sorpresa, rivelando solo che l’idea “geniale” di Luca, sviluppata insieme ad un maestro vetraio veneto con il supporto del distretto tecnologico di Rovereto, è stata quella di “lavorare” sulla composizione e sulla struttura della base del bicchiere. Stop, non dico altro. Io lo ho visto e lo provato, qualche mese fa, era ancora ai primi prototipi, e devo dire che mi ha dato molta soddisfazione. Quella di quel gran signore che è Luca Bini non è solo una bella idea. Io credo sia anche una buona notizia per il mondo del metodo classico trentino che da domani potrebbe finalmente avere, se qualcuno ai piani alti si deciderà finalmente a decidere qualcosa, il suo calice di rappresentanza. Anche questo sarebbe un tassello in più per rappresentare con eleganza il territorio. E per riconoscere al TRENTO la dignità che si merita.