Caro Cosimo senior, della nostra querelle fra Grisenti e Schelfi non frega niente ad alcuno, esattamente come ci siamo stufati delle mene di quel migliaio di autonominati che stanno a Roma o di quella massa che manteniamo a Bruxelles. Il qualunquismo e l’apatia sono il peggio di tutto questo e allora va bene anche la zuffa su due squali da acque profonde come i due succitati. Tu Cosimo senior vuoi accaparrarti un vantaggio bollando con un “ismo” il movimento di Grisenti, sapendo che gli ismi sono deleteri per convenzione. Effettivamente non c’è uno Schelfismo. Lui è abituato a muoversi nei corridoi curiali, a mandare messaggi trasversali, a liberare i suoi quattro Rottweiler per ricondurre il gregge all’ovile. Ci siamo già dimenticati dell’illuminato Pancher? Mica lo hanno ricondotto lui, nemmeno nel risucchio dell’aula consigliare dove ha lasciato il posto alla garula Agostini. La partita si riaprirà l’autunno prossimo con facce nuove anche in via Segantini. Quindi di tutto mi puoi parlare Cosimo, soprattutto di Cooperazione, di quella con la C maiuscola, di quella silenziosa che ogni giorno tiene su la baracca e la fa progredire perché crede nel servizio, ma non del Diego come faro per il nostro futuro. E’ fuori tempo massimo. In fatto di cooperazione sono di quelli fulminati sulla via di Damasco, non sono nato cooperatore, come credo nemmeno Schelfi. Un giorno, un mio “maestro” vedendo inutili i suoi sforzi per catechizzarmi alla sua idea di cooperazione disse allargando le braccia ed alzando gli occhi al cielo che cooperatori si nasce, non si diventa! Mi consolo pensando che “dai nani e dagli unti da dio, tre passi ‘ndrio”.
Orbene, l’alternativa sarà mica Pacher? (occhio taliani: rispetto a quello sopra gli manca una enne). Questo è l’inconsapevole recordman delle capriole: da vicepresidente di giunta dimissionario e ritirato dalla politica a presidente di giunta in pochi giorni; è quello della discarica e dell’inceneritore, quello di Metroland, faraonica rete di trenini per collegare le periferie. Roba da far impallidire anche il primo Grisenti. Ecco il punto. Li porta o no Grisenti i segni della fulminata sulla via di Damasco? Attualmente è ancora tutto bendato, alla fine magari sarà stato un bluff. Vedremo se la sua pelle sarà rinnovata o se conserverà la scorza di prima. Come ti ho detto già, caro Cosimo senior, aspetto di vedere il programma agricolo/turistico (dove ci capisco un po’ di più) prima di farmi un’idea su Progetto Trentino. Ovviamente il programma che piacerebbe a me non ha nulla a che fare con l’asfalto ed il cemento, ma è molto più vicino alle idee di Serge Latouche. E’ su questo che dovremo cominciare a ragionare. Al tuo mentore lasco demolire l’ex Italcementi sapendo benissimo che non ci farà un parco per Piedicastello, gli lascio l’affare dell’Aeroterminal lagunare sperando di non doverlo pagare come cittadino, gli lascio la grana La-Vis sperando che cominci ad interessarsi di Chardonnay e territorio invece che di mattoni ed immobiliare.
Pseudonimo utilizzato da uno dei personaggi chiave del vino trentino, depositario di segreti,conoscitore di vizi e virtu dell’enologia regionale e non solo.
Massarello alias Angelo Massarelli, nato a San Severino Marche nel 1510, dopo gli studi in seminario si laureò in leggi canoniche e civili presso l’Università di Siena.
Tornato a San Saverino fu dapprima assegnato alla chiesa di S. Eligio e poi fu eletto priore della collegiata della cittadina.
Grazie alla frequentazione di alcuni letterati conobbe il cardinale Marcello Cervini, futuro papa Marcello II.
Quando il papa Paolo III delegò il cardinale Cervini ad assumere la presidenza del Concilio di Trento, questi volle come segretario del Concilio il Massarelli. Un cardinale così descrive l’operato del Massarelli: «essendo egli lodato dal testimonio incontrastabile dell’esperienza, ed ammaestrato dall’esquisita scuola dell’esercizio, tenne stabilmente il grado di Segretario del Concilio».
Durante gli intervalli delle sedute del Concilio svolse l’importante mansione di Segretario di Stato del pontefice.
Sotto il breve pontificato di papa Marcello II il Massarelli fu suo consigliere.
Dal successore di Marcello II, papa Paolo IV, fu designato vescovo di Telese o Cerreto il 15 dicembre 1557 e fu consacrato a tale ufficio pochi giorni dopo, il 21 dicembre.
Fu autore di un minuzioso diario dei lavori del Concilio dal titolo Acta genuina ss. oecumenici Concilii tridentini.
Terminato il Concilio di Trento nel 1563, il vescovo Angelo Massarelli fu dapprima ministro della Segreteria di Stato e poi Segretario del Supremo Tribunale della Riformazione (successivamente chiamato Sacra Consulta).
A causa dei suoi numerosi impegni venne poche volte in diocesi e si fece rappresentare da un vicario vescovile di sua nomina.
Mi fate ridere tutti e due: non avete capito niente della grande rivoluzione che si sta preparando, siete tutti dei vecchi arnesi della politica. andate in pensione che è meglio per tutti.
… ci sarà pure un giudice a Berlino..??
Mi fate ridere tutti e due: non avete capito niente della grande rivoluzione che si sta preparando, siete tutti dei vecchi arnesi della politica. andate in pensione che è meglio per tutti.
… ci sarà pure un giudice a Berlino..??
qui non è questione di giudici. i giudici e gli sbirri difendono l’ordine costituito. io e massarello lo vogliamo sovvertire, l’ordine costituito. io penso di riuscirci alleandomi con lui, il gran visir, e massarello facendolo saltare in aria con le bombe, il gran visir. Altro che giudici: fosse per me farei parlare solo la giustizia proletaria… perché sono convinto che il più alto esercizio umanitario sia l’annullamento della propria soggettività, anche a costo di uccidere la propria madre. Ma questa non è più la stagione, ne del matricidio ne delle rivoltelle. E allora andiamoci piano, facciamo esercizi di moderazione….
per gli esercizi di moderazione – visti i tempi – consiglierei un qualche aggancio con i Gesuiti… ( "perinde ac cadaver"… forse si riferisce alla giustizia proletaria..?)
Io una ricetta, seppur letteraria (sono o no una femmina letteraria?) sovversiva , ce l’avrei, ma Cosimo il conte continua a censurare…
Bombe, giustizia proletaria, grande rivoluzione che si sta preparando, esercizi di moderazione, no no… non sono discorsi che fanno per me. Bye bye!
sono un despota!
dai Cosimo non fare così, magari la ricetta di Viola è quella che cerchiamo tutti, perchè censurarla allora?
dai Cosimo non fare così, magari la ricetta di Viola è quella che cerchiamo tutti, perchè censurarla allora?
Bombe, giustizia proletaria, grande rivoluzione che si sta preparando, esercizi di moderazione, no no… non sono discorsi che fanno per me. Bye bye!
tex per l'amor di dio… cerca di prendere le cose con le pinze…ormai avrai imparato pure tu a conoscerci: usiamo la metafora come strumento per farci capire! perchè qui se non alzi la voce in qualche modo… nessuno ti ascolta…e ti soffoca nel silenzio!….ho usato … allegorie…. spero si capisca…altrimenti metto un nota bene esplicativo!
Porca Vacca, qui ci vorrebbe un governo e invece si fa di tutto per disfare… di economia nazionale la stampa tace ma se prima delle elezioni andava male non è che adesso è migliorata, qui va a finire veramente a bombe e giustizia proletaria e non è quello che ci si aspetta da una Democrazia.
le persone hanno chiesto basta privilegi basta superpaghe superfinanziamenti superpensioni persone che occupano10 poltrone i partiti pensano che basta cambiare i nomi per cambiare tutto (vedi presidenti camera e senato)e per dopo fare come tutto prima
Qualcuno aveva promesso che se riceveva il 51% si comportava come se avesse ricevuto il 49%, ha preso il 29% si comporta come se avesse il 99% è coerenza questa?
è per questo che grillo ha preso tanti voti le persone sono stufe
Non è per questo che Grillo ha ricevuto i voti, perché questo sta succedendo ora, e Grillo non sembra essere neanche lui la soluzione in quanto i suoi senatori si comportano autonomamente e siamo solo all'inizio, è la maturità che manca, la voglia di risolvere i problemi anche perdendo consensi.
se risolvi i problemi non gli perdi i voti
Sarò pur libera di usare le mie innocue metafore, no?
sono un despota!
Io una ricetta, seppur letteraria (sono o no una femmina letteraria?) sovversiva , ce l'avrei, ma Cosimo il conte continua a censurare…
qui non è questione di giudici. i giudici e gli sbirri difendono l'ordine costituito. io e massarello lo vogliamo sovvertire, l'ordine costituito. io penso di riuscirci alleandomi con lui, il gran visir, e massarello facendolo saltare in aria con le bombe, il gran visir. Altro che giudici: fosse per me farei parlare solo la giustizia proletaria… perché sono convinto che il più alto esercizio umanitario sia l'annullamento della propria soggettività, anche a costo di uccidere la propria madre. Ma questa non è più la stagione, ne del matricidio ne delle rivoltelle. E allora andiamoci piano, facciamo esercizi di moderazione….
per gli esercizi di moderazione – visti i tempi – consiglierei un qualche aggancio con i Gesuiti… ( "perinde ac cadaver"… forse si riferisce alla giustizia proletaria..?)
…è più semplice rispondere ad un post che tratta racconti surreali i cui personaggi, seppur vagamente riconoscibili, sono comunque metaforici, o commentare post di denuncia a locali e relativi gestori di cui non si conosce il nome, che rispondere ad un post polemico in cui vengono tirali in ballo, con tanto di nome e cognome, uomini reali, che hanno potere tra le mani. Questa tendenza la dice lunga sul carattere degli italiani-armiamociepartite. I post di denuncia vera alla CosimoPiovasco-maniera, però, vengono letti; magari non commentati perché non se ne ha il coraggio, ma certamente letti. Essere letti, questo è il motivo per cui si scrive.
…è più semplice rispondere ad un post che tratta racconti surreali i cui personaggi, seppur vagamente riconoscibili, sono comunque metaforici, o commentare post di denuncia a locali e relativi gestori di cui non si conosce il nome, che rispondere ad un post polemico in cui vengono tirali in ballo, con tanto di nome e cognome, uomini reali, che hanno potere tra le mani. Questa tendenza la dice lunga sul carattere degli italiani-armiamociepartite. I post di denuncia vera alla CosimoPiovasco-maniera, però, vengono letti; magari non commentati perché non se ne ha il coraggio, ma certamente letti. Essere letti, questo è il motivo per cui si scrive.
Caro
compagno Massarello (a proposito che effetto ti fa sentirti chiamare
compagno…?), credo proprio tu abbia ragione: delle nostre menate su
Grisenti e Schelfi non fotte una beatissima minchia ad alcuno. Su
questo punto concordo con te. Anzi pare che i lettori, almeno quelli
che ci seguono con più affezione, vogliano da noi degustazioni,
guide e consigli per gli acquisti. E magari anche esercizi letterari
(come dimostra il successo degli ultimi post firmati dalla compagna
Viola Violante e dalla dottoressa Vicenzi). E se questo è l'andazzo,
significa che forse anche io e te abbiamo sbagliato qualcosa.
Insieme. Non siamo riusciti a far capire che dietro ad una bottiglia di
vino ci sono solo "do piche de ua". Ma che dietro a quei due grappoli, però, ci sono un sacco di altre cose. Soprattutto politica. Prima di tutto politica. L'altro giorno
uno sconosciuto commentatore di facebook, dopo il mio pezzo sulla
iattura grisentista, mi ammoniva pubblicamente: "Parlate di
vino e lasciate stare la politica, che non interessa a nessuno".
Io continuo, invece, a pensare che per parlare di vino, sia
necessario, anzi fondamentale, occuparsi di politica, di politiche
agricole, di politiche promozionali. Credo sia necessario compiere
analisi articolate sugli interessi di classe e di categoria. Ma,
evidentemente, questa è la stagione della lunga notte in cui tutte
le vacche sono nere. E' il riflusso, baby. E non ci sono cazzi: alla
critica sociale si preferisce la degustazione, ai manuali di
sociologia si preferiscono le guide. E noi restiamo qui schiacciati
dentro questo silenzio.
E ora torno alla tua analisi. Mi pare che io e te si stia compiendo un
passaggio che sfiora il paradosso. Tu uomo da sempre moderato sei
diventato un estremista: saresti disposto ad allearti anche con
belzebù pur di minare fin dalle fondamenta la cattedrale cooperativa
e la basilica curiale del centro-sinistra trentino, luoghi che, e su
questo concordiamo, è custodita la matrice dei tragici errori che
hanno figliato l'attuale situazione della vitienologia trentina,
ormai relegata quasi esclusivamente agli scaffali della GDO e dei
Discount. Io, che invece arrivo da dalla magnifica storia della
seduzione estremista e antagonista, oggi sono pronto a vestire i
panni della moderazione conservatrice, pur di contenere quello che
considero un rischio reale e micidiale: consegnare il Trentino a chi
immagina che lo sviluppo possa essere delegato esclusivamente
all'Impresa e al Capitale. Stiamo percorrendo strade differenti,
entrambi siamo convinti che quella dell'altro sia una scorciatoia. Ma
entrambi pensiamo ad un obiettivo: rimettere al centro della
discussione e della politica il concetto di territorio, di un
territorio agito come luogo dove si confrontano dialetticamente
molteplici interessi di classe e di categoria. E su questo punto,
caro compagno Massarello, continueremo a pensarla allo stesso modo. E
il blog resterà a disposizione di entrambi. E dei lettori. Anche di
quelli a cui non fotte una minchia delle nostre dispute.
Personalmente ho staccato le cose e sul mio piccolo blog non tratto il vino come un argomento politico. Questa mia scelta é legata al fatto che non conosco e non sono interessato a conoscere la politica viticola (esclusi alcuni argomenti come le produzioni biologiche, l'uso del territorio ecc) e quindi mi limito ad osservare e commentare solamente il liquido. Ció non toglie peró che mi sembra molto stolto l'invito a non parlare di politica attraverso il vino: se non ci occupiamo delle rogne saranno le rogne ad occuparsi di noi, e la politica é appunto un modo per prendersi a cuore e risolvere i problemi che vediamo tutti i giorni. In questo momento, sinceramente, é prematuro decidere chi dei due sia meglio o peggio, bisognerebbe vederre il programma o quantomeno alcune idee. Certo, né l'uno né l'altro mi sembrano un granché come rinnovamento essendo sulla scena provinciale da molte ottime annate.
Saluto PO
Caro Po, la politica non si giudica dai programmi elettorali, si giudica dai blocchi di interesse economico che si accinge a rappresentare. I programmi elettorali sono ghiande per i porci. Siamo abbastanza adulti e navigati per sapere che la fenomenologia politica è mera sovrastruttura.
Non sono convintissimo. I blocchi di interesse economico trentini non so per chi voterebbero fra i due che stiamo guardando. Ma le ultime elezioni e la vicenda del M5S (comunque la si voglia giudicare nel merito) sembra far intravvedere la possibilità di posizionamenti svincolati dai blocchi economici, ed invece attratti da parole d’ordine semplici e di pronta presa contro la casta. Lo dico anche qui come osservatore dato che personalmente voto ancora per ragioni ideologiche (pensa!! sarò rimasto l’unico) e voto sempre per gli stessi. (e dunque so già chi voterei in caso mi si ponesse la scelta fra i due campioni indicati).
saluto. PO
Caro Po tutti i blocchi di interesse sono legittimi, quelli del capitale e quelli del subproletariato precarizzato. Tutti sono blocchi di interesse, il voto ideologico, che tu rivendichi, è un voto profondamente interessato, nel senso di interesse di classe. Naturalmente (come direbbe il gran visir) non voglio dare lezioni. Ma mi limito ad osservare che attorno all’ex assessore si è sedimentato uno zoccolo duro imprenditoriale.
Caro Po tutti i blocchi di interesse sono legittimi, quelli del capitale e quelli del subproletariato precarizzato. Tutti sono blocchi di interesse, il voto ideologico, che tu rivendichi, è un voto profondamente interessato, nel senso di interesse di classe. Naturalmente (come direbbe il gran visir) non voglio dare lezioni. Ma mi limito ad osservare che attorno all'ex assessore si è sedimentato uno zoccolo duro imprenditoriale.
Non sono convintissimo. I blocchi di interesse economico trentini non so per chi voterebbero fra i due che stiamo guardando. Ma le ultime elezioni e la vicenda del M5S (comunque la si voglia giudicare nel merito) sembra far intravvedere la possibilità di posizionamenti svincolati dai blocchi economici, ed invece attratti da parole d'ordine semplici e di pronta presa contro la casta. Lo dico anche qui come osservatore dato che personalmente voto ancora per ragioni ideologiche (pensa!! sarò rimasto l'unico) e voto sempre per gli stessi. (e dunque so già chi voterei in caso mi si ponesse la scelta fra i due campioni indicati).
saluto. PO
La Politica vinicola, azzardo la "P" maiuscola,è importante.. L'altro giorno a Verona ad un convegno sull'export qualcuno ha fatto osservare che il comparto vinicolo in Italia vale 4 volte il fatturato FIAT…!!!! ( si merita 4 punti esclamativi.. con buona pace del sedicente stratega parastatale-svizzero-canadese Marchionne..) per cui.. freghi o non freghi è comunque decisivo parlarne..!
Mi fate ridere tutti e due: non avete capito niente della grande rivoluzione che si sta preparando, siete tutti dei vecchi arnesi della politica. andate in pensione che è meglio per tutti.
Caro
compagno Massarello (a proposito che effetto ti fa sentirti chiamare
compagno…?), credo proprio tu abbia ragione: delle nostre menate su
Grisenti e Schelfi non fotte una beatissima minchia ad alcuno. Su
questo punto concordo con te. Anzi pare che i lettori, almeno quelli
che ci seguono con più affezione, vogliano da noi degustazioni,
guide e consigli per gli acquisti. E magari anche esercizi letterali
(come dimostra il successo degli ultimi post firmati dalla compagna
Viola Violante e dalla dottoressa Vicenzi). E se questo è l'andazzo,
significa che forse anche io e te abbiamo sbagliato qualcosa.
Insieme. Non siamo riusciti a far capire che dietro ad una bottiglia di
vino ci sono solo "do piche de ua". Ma che dietro a quei due grappoli, però, ci sono un sacco di altre cose. Soprattutto politica. Prima di tutto politica. L'altro giorno
uno sconosciuto commentatore di facebook, dopo il mio pezzo sulla
iattura grisentista, mi ammoniva pubblicamente: "Parlate di
vino e lasciate stare la politica, che non interessa a nessuno".
Io continuo, invece, a pensare che per parlare di vino, sia
necessario, anzi fondamentale, occuparsi di politica, di politiche
agricole, di politiche promozionali. Credo sia necessario compiere
analisi articolate sugli interessi di classe e di categoria. Ma,
evidentemente, questa è la stagione della lunga notte in cui tutte
le vacche sono nere. E' il riflusso, baby. E non ci sono cazzi: alla
critica sociale si preferisce la degustazione, ai manuali di
sociologia si preferiscono le guide. E noi restiamo qui schiacciati
dentro questo silenzio.
E ora torno alla tua analisi. Mi pare che io e te si stia compiendo un
passaggio che sfiora il paradosso. Tu uomo da sempre moderato sei
diventato un estremista: saresti disposto ad allearti anche con
belzebù pur di minare fin dalle fondamenta la cattedrale cooperativa
e la basilica curiale del centro-sinistra trentino, luoghi che, e su
questo concordiamo, è custodita la matrice dei tragici errori che
hanno figliato l'attuale situazione della vitienologia trentina,
ormai relegata quasi esclusivamente agli scaffali della GDO e dei
Discount. Io, che invece arrivo da dalla magnifica storia della
seduzione estremista e antagonista, oggi sono pronto a vestire i
panni della moderazione conservatrice, pur di contenere quello che
considero un rischio reale e micidiale: consegnare il Trentino a chi
immagina che lo sviluppo possa essere delegato esclusivamente
all'Impresa e al Capitale. Stiamo percorrendo strade differenti,
entrambi siamo convinti che quella dell'altro sia una scorciatoia. Ma
entrambi pensiamo ad un obiettivo: rimettere al centro della
discussione e della politica il concetto di territorio, di un
territorio agito come luogo dove si confrontano dialetticamente
molteplici interessi di classe e di categoria. E su questo punto,
caro compagno Massarello, continueremo a pensarla allo stesso modo. E
il blog resterà a disposizione di entrambi. E dei lettori. Anche di
quelli a cui non fotte una minchia delle nostre dispute.
Personalmente ho staccato le cose e sul mio piccolo blog non tratto il vino come un argomento politico. Questa mia scelta é legata al fatto che non conosco e non sono interessato a conoscere la politica viticola (esclusi alcuni argomenti come le produzioni biologiche, l’uso del territorio ecc) e quindi mi limito ad osservare e commentare solamente il liquido. Ció non toglie peró che mi sembra molto stolto l’invito a non parlare di politica attraverso il vino: se non ci occupiamo delle rogne saranno le rogne ad occuparsi di noi, e la politica é appunto un modo per prendersi a cuore e risolvere i problemi che vediamo tutti i giorni. In questo momento, sinceramente, é prematuro decidere chi dei due sia meglio o peggio, bisognerebbe vederre il programma o quantomeno alcune idee. Certo, né l’uno né l’altro mi sembrano un granché come rinnovamento essendo sulla scena provinciale da molte ottime annate.
Saluto PO
Caro Po, la politica non si giudica dai programmi elettorali, si giudica dai blocchi di interessi economici che si accinge a rappresentare. I programmi elettorali sono ghiande per i porci. Siamo abbastanza adulti e navigati per sapere che la fenomenologia politica è mera sovrastruttura.
La Politica vinicola, azzardo la "P" maiuscola,è importante.. L'altro giorno a Verona ad un convegno sull'export qualcuno ha fatto osservare che il comparto vinicolo in Italia vale 4 volte il fatturato FIAT…!!!! ( si merita 4 punti esclamativi.. con buona pace del sedicente stratega parastatale-svizzero-canadese Marchionne..) per cui.. freghi o non freghi è comunque decisivo parlarne..!
Mi fate ridere tutti e due: non avete capito niente della grande rivoluzione che si sta preparando, siete tutti dei vecchi arnesi della politica. andate in pensione che è meglio per tutti.
… ci sarà pure un giudice a Berlino..??
…è più semplice rispondere ad un post che tratta racconti surreali i cui personaggi, seppur vagamente riconoscibili, sono comunque metaforici, o commentare post di denuncia a locali e relativi gestori di cui non si conosce il nome, che rispondere ad un post polemico in cui vengono tirali in ballo, con tanto di nome e cognome, uomini reali, che hanno potere tra le mani. Questa tendenza la dice lunga sul carattere degli italiani-armiamociepartite. I post di denuncia vera alla CosimoPiovasco-maniera, però, vengono letti; magari non commentati perché non se ne ha il coraggio, ma certamente letti. Essere letti, questo è il motivo per cui si scrive.
…è più semplice rispondere ad un post che tratta racconti surreali i cui personaggi, seppur vagamente riconoscibili, sono comunque metaforici, o commentare post di denuncia a locali e relativi gestori di cui non si conosce il nome, che rispondere ad un post polemico in cui vengono tirali in ballo, con tanto di nome e cognome, uomini reali, che hanno potere tra le mani. Questa tendenza la dice lunga sul carattere degli italiani-armiamociepartite. I post di denuncia vera alla CosimoPiovasco-maniera, però, vengono letti; magari non commentati perché non se ne ha il coraggio, ma certamente letti. Essere letti, questo è il motivo per cui si scrive.
Caro
compagno Massarello (a proposito che effetto ti fa sentirti chiamare
compagno…?), credo proprio tu abbia ragione: delle nostre menate su
Grisenti e Schelfi non fotte una beatissima minchia ad alcuno. Su
questo punto concordo con te. Anzi pare che i lettori, almeno quelli
che ci seguono con più affezione, vogliano da noi degustazioni,
guide e consigli per gli acquisti. E magari anche esercizi letterari
(come dimostra il successo degli ultimi post firmati dalla compagna
Viola Violante e dalla dottoressa Vicenzi). E se questo è l'andazzo,
significa che forse anche io e te abbiamo sbagliato qualcosa.
Insieme. Non siamo riusciti a far capire che dietro ad una bottiglia di
vino ci sono solo "do piche de ua". Ma che dietro a quei due grappoli, però, ci sono un sacco di altre cose. Soprattutto politica. Prima di tutto politica. L'altro giorno
uno sconosciuto commentatore di facebook, dopo il mio pezzo sulla
iattura grisentista, mi ammoniva pubblicamente: "Parlate di
vino e lasciate stare la politica, che non interessa a nessuno".
Io continuo, invece, a pensare che per parlare di vino, sia
necessario, anzi fondamentale, occuparsi di politica, di politiche
agricole, di politiche promozionali. Credo sia necessario compiere
analisi articolate sugli interessi di classe e di categoria. Ma,
evidentemente, questa è la stagione della lunga notte in cui tutte
le vacche sono nere. E' il riflusso, baby. E non ci sono cazzi: alla
critica sociale si preferisce la degustazione, ai manuali di
sociologia si preferiscono le guide. E noi restiamo qui schiacciati
dentro questo silenzio.
E ora torno alla tua analisi. Mi pare che io e te si stia compiendo un
passaggio che sfiora il paradosso. Tu uomo da sempre moderato sei
diventato un estremista: saresti disposto ad allearti anche con
belzebù pur di minare fin dalle fondamenta la cattedrale cooperativa
e la basilica curiale del centro-sinistra trentino, luoghi che, e su
questo concordiamo, è custodita la matrice dei tragici errori che
hanno figliato l'attuale situazione della vitienologia trentina,
ormai relegata quasi esclusivamente agli scaffali della GDO e dei
Discount. Io, che invece arrivo da dalla magnifica storia della
seduzione estremista e antagonista, oggi sono pronto a vestire i
panni della moderazione conservatrice, pur di contenere quello che
considero un rischio reale e micidiale: consegnare il Trentino a chi
immagina che lo sviluppo possa essere delegato esclusivamente
all'Impresa e al Capitale. Stiamo percorrendo strade differenti,
entrambi siamo convinti che quella dell'altro sia una scorciatoia. Ma
entrambi pensiamo ad un obiettivo: rimettere al centro della
discussione e della politica il concetto di territorio, di un
territorio agito come luogo dove si confrontano dialetticamente
molteplici interessi di classe e di categoria. E su questo punto,
caro compagno Massarello, continueremo a pensarla allo stesso modo. E
il blog resterà a disposizione di entrambi. E dei lettori. Anche di
quelli a cui non fotte una minchia delle nostre dispute.
Caro
compagno Massarello (a proposito che effetto ti fa sentirti chiamare
compagno…?), credo proprio tu abbia ragione: delle nostre menate su
Grisenti e Schelfi non fotte una beatissima minchia ad alcuno. Su
questo punto concordo con te. Anzi pare che i lettori, almeno quelli
che ci seguono con più affezione, vogliano da noi degustazioni,
guide e consigli per gli acquisti. E magari anche esercizi letterali
(come dimostra il successo degli ultimi post firmati dalla compagna
Viola Violante e dalla dottoressa Vicenzi). E se questo è l'andazzo,
significa che forse anche io e te abbiamo sbagliato qualcosa.
Insieme. Non siamo riusciti a far capire che dietro ad una bottiglia di
vino ci sono solo "do piche de ua". Ma che dietro a quei due grappoli, però, ci sono un sacco di altre cose. Soprattutto politica. Prima di tutto politica. L'altro giorno
uno sconosciuto commentatore di facebook, dopo il mio pezzo sulla
iattura grisentista, mi ammoniva pubblicamente: "Parlate di
vino e lasciate stare la politica, che non interessa a nessuno".
Io continuo, invece, a pensare che per parlare di vino, sia
necessario, anzi fondamentale, occuparsi di politica, di politiche
agricole, di politiche promozionali. Credo sia necessario compiere
analisi articolate sugli interessi di classe e di categoria. Ma,
evidentemente, questa è la stagione della lunga notte in cui tutte
le vacche sono nere. E' il riflusso, baby. E non ci sono cazzi: alla
critica sociale si preferisce la degustazione, ai manuali di
sociologia si preferiscono le guide. E noi restiamo qui schiacciati
dentro questo silenzio.
E ora torno alla tua analisi. Mi pare che io e te si stia compiendo un
passaggio che sfiora il paradosso. Tu uomo da sempre moderato sei
diventato un estremista: saresti disposto ad allearti anche con
belzebù pur di minare fin dalle fondamenta la cattedrale cooperativa
e la basilica curiale del centro-sinistra trentino, luoghi che, e su
questo concordiamo, è custodita la matrice dei tragici errori che
hanno figliato l'attuale situazione della vitienologia trentina,
ormai relegata quasi esclusivamente agli scaffali della GDO e dei
Discount. Io, che invece arrivo da dalla magnifica storia della
seduzione estremista e antagonista, oggi sono pronto a vestire i
panni della moderazione conservatrice, pur di contenere quello che
considero un rischio reale e micidiale: consegnare il Trentino a chi
immagina che lo sviluppo possa essere delegato esclusivamente
all'Impresa e al Capitale. Stiamo percorrendo strade differenti,
entrambi siamo convinti che quella dell'altro sia una scorciatoia. Ma
entrambi pensiamo ad un obiettivo: rimettere al centro della
discussione e della politica il concetto di territorio, di un
territorio agito come luogo dove si confrontano dialetticamente
molteplici interessi di classe e di categoria. E su questo punto,
caro compagno Massarello, continueremo a pensarla allo stesso modo. E
il blog resterà a disposizione di entrambi. E dei lettori. Anche di
quelli a cui non fotte una minchia delle nostre dispute.