Alla fine dello scorso gennaio l’Osservatorio nazionale alcol dell’Istituto superiore della sanità conferma che l’alcol è causa di 60 patologie correlate al suo consumo. Se è vero, come si legge sul Trentino del 19 marzo, che un consumo di modeste quantità di alcol riduce il rischio di malattie cardiache e del diabete di tipo 2, le stesse modeste quantità incrementano il rischio di numerose malattie e di tumori. La situazione è tanto più grave nel Nord Est nazionale che nel resto dello stivale, Molise escluso. Nulla di nuovo, fino qua. E nulla di nuovo, nemmeno nella banale conclusione che Roberto Pancheri, direttore del Servizio di alcologia dell’Azienda sanitaria trentina, tira trasmettendo lo studio al presidente dell’Ordine dei medici trentini Giuseppe Zumiani affinché ne informi tutti i colleghi “per far sì che la smettano di consigliare di bere ogni tanto un bicchiere di vino”.
Orbene, che le istituzioni deputate alla tutela e valorizzazione del vino trentino abbiano fatto troppo poco negli ultimi anni per spiegare alla gente cosa bere, come bere e quanto bere (insomma bere meno, ma meglio), è ragionamento che ci sta tutto. Che altre istituzioni si preoccupino della tutela della salute pubblica è valore costituzionale. Che però qualcuno di queste istituzioni prenda, o meglio riprenda la solita scorciatoia dove alcol = vino = morte non meriterebbe altro che una proposta di trasferimento in luogo dove non si può fuorviare o nuocere. Come si fa, infatti, a non riconoscere al disagio giovanile (perché è lì che la piaga è più grave) la causa della situazione imputando invece strabicamente allo smodato consumo di alcolici ogni colpa? E per giunta prendendo il vino come capro espiatorio facendo finta di non sapere cosa bevono effettivamente i ragazzi e che pasticche masticano?
E’ la società, caro dottor Pancheri, che deve dare risposte costruttive a chi non trova di meglio che rifugiarsi nei succedanei dei valori veri (fumo, alcol o droga che sia). Con grande fatica talvolta, noi ci sentiamo parte di questa società e per questo siamo impegnati a migliorare la qualità della vita anche lungo la filiera vite-vino-consumo. Si impegni anche lei a seguire la strada principale senza inforcare scorciatoie.
Pseudonimo utilizzato da uno dei personaggi chiave del vino trentino, depositario di segreti,conoscitore di vizi e virtu dell’enologia regionale e non solo.
Massarello alias Angelo Massarelli, nato a San Severino Marche nel 1510, dopo gli studi in seminario si laureò in leggi canoniche e civili presso l’Università di Siena.
Tornato a San Saverino fu dapprima assegnato alla chiesa di S. Eligio e poi fu eletto priore della collegiata della cittadina.
Grazie alla frequentazione di alcuni letterati conobbe il cardinale Marcello Cervini, futuro papa Marcello II.
Quando il papa Paolo III delegò il cardinale Cervini ad assumere la presidenza del Concilio di Trento, questi volle come segretario del Concilio il Massarelli. Un cardinale così descrive l’operato del Massarelli: «essendo egli lodato dal testimonio incontrastabile dell’esperienza, ed ammaestrato dall’esquisita scuola dell’esercizio, tenne stabilmente il grado di Segretario del Concilio».
Durante gli intervalli delle sedute del Concilio svolse l’importante mansione di Segretario di Stato del pontefice.
Sotto il breve pontificato di papa Marcello II il Massarelli fu suo consigliere.
Dal successore di Marcello II, papa Paolo IV, fu designato vescovo di Telese o Cerreto il 15 dicembre 1557 e fu consacrato a tale ufficio pochi giorni dopo, il 21 dicembre.
Fu autore di un minuzioso diario dei lavori del Concilio dal titolo Acta genuina ss. oecumenici Concilii tridentini.
Terminato il Concilio di Trento nel 1563, il vescovo Angelo Massarelli fu dapprima ministro della Segreteria di Stato e poi Segretario del Supremo Tribunale della Riformazione (successivamente chiamato Sacra Consulta).
A causa dei suoi numerosi impegni venne poche volte in diocesi e si fece rappresentare da un vicario vescovile di sua nomina.
Il vino è la bevanda alcolica più consumata, in Italia come in Trentino: pertanto è il principale veicolo di ingestione di alcol etilico.
E' vero che questo non vale per i giovani, ma i giovani non hanno l'esclusiva dei problemi alcolcorrelati.
L'altro articolo pubblicato ieri sul Trentino, spiega che di 3186 persone (tremilacentoottantasei!!!) in carico ai servizi alcologici trentini, il 93 per cento ha più di 30 anni.
Indovinate un po' quale è la bevanda alcolica di consumo prevalente da parte di questi non giovani in sofferenza? Bravi, è il vino.
Riportare tutti i problemi al disagio giovanile è un buon sistema per voi per parlare sempre del bere altrui, senza mettere in discussione il vostro.
La prima regola che si apprende in alcologia è che il bere sbagliato è sempre quello di qualcun altro.
Il vino è la bevanda alcolica più consumata, in Italia come in Trentino: pertanto è il principale veicolo di ingestione di alcol etilico.
E’ vero che questo non vale per i giovani, ma i giovani non hanno l’esclusiva dei problemi alcolcorrelati.
L’altro articolo pubblicato ieri sul Trentino, spiega che di 3186 persone (tremilacentoottantasei!!!) in carico ai servizi alcologici trentini, il 93 per cento ha più di 30 anni.
Indovinate un po’ quale è la bevanda alcolica di consumo prevalente da parte di questi non giovani in sofferenza? Bravi, è il vino.
Riportare tutti i problemi al disagio giovanile è un buon sistema per voi per parlare sempre del bere altrui, senza mettere in discussione il vostro.
La prima regola che si apprende in alcologia è che il bere sbagliato è sempre quello di qualcun altro.
Ale..se vuoi ti parlo del mio “bere”…. ma devi dedicarmi tanto tempo eh…dai la colonna sonora..del nostro enocolloquio. la scegli tu…che sei un musicofilo… (Le Orme..potrebbero andare bene)
grazie….alessadro! piero ciampi..è uno dei miei caposaldi….
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Ale..se vuoi ti parlo del mio "bere"…. ma devi dedicarmi tanto tempo eh…dai la colonna sonora..del nostro enocolloquio. la scegli tu…che sei un musicofilo… (Le Orme..potrebbero andare bene)