Le cancellate di Verona Fiere si sono aperte da poche ore. La stanca (e stancante come non mai) commedia umana (ed enoica) di Vinitaly sta andando in scena un’altra volta. Il Trentino, quello istituzionale e anche quello che istituzionale non è, si concentra quasi tutto nel mitico padiglione 3, schiacciato fra Sicilia e Veneto. Come sempre. Una manciata di produttori trentini, invece, ha scelto altre piazze e altri padiglioni: evidentemente più adeguati alle loro strategie commerciali e promozionali. Comunque, chi ha voglia di capire qualcosa in più di questo Vinitaly trentino che si presenta sotto le insegne dolomitiche, si vada a leggere l’articolo magistrale apparso due giorni fa su L’Adige, a firma di Paolo Ghezzi: Vinitaly, la pax passa attraverso le Dolomiti
Chi invece ha voglia di farsi una bella risata alle spalle della varia umanità (spesso dozzinale) che gironzola intorno al mondo del vino (soprattutto in occasione di Vinitaly), si vada a leggere la noterella velenosa (indirizzata a Cavit) pubblicata dall’amico Franco Ziliani sulle sue Mille Bolle Blog. Divertimento assicurato. Ma a voi viene voglia di andare ad assaggiare un Trento Doc presentato così?
Non conosco personalmente la giornalista e wine blogger Michela Pierallini. Ma la leggo con una certa costanza. Anche se devo dire che di solito non mi piace quello che scrive né come lo scrive. E nemmeno quello che beve. Di sicuro abbiamo gusti differenti. Poco male. Ma l’altro giorno ho letto un suo articolo pubblicato su Oggi Treviso e poi rilanciato sul suo blog personale. E mi sono detto: “Ecco queste cose avrei volute scriverle io. Brava Michela”. L’articolo inizia così: “Ora mi sono rotta le scatole. Dico scatole per non usare sproloqui. Mi tiro fuori da tutte le discussioni sul vino, no, non sul vino, ma sul VOCABOLARIO che ci gira intorno. Naturale, biologico, biodinamico, puzzolente, artigianale, chimico, sano e marcescente.. BASTA! Divento sorda e me ne infischio!! Vecchiette che fanno la calza, è questo che mi viene in mente quando leggo tanti discorsi fini a se stessi. Si sferruzza e si blatera a vanvera per passare il tempo…”. Continuate pure da soli la lettura, ne vale la pena e anche il tempo: Rosso di sera..bianco di mattina!
È lo pseudonimo collettivo con cui fin dall’inizio sono stati firmati la maggior parte dei post più trucidi e succulenti di Territoriocheresiste. Il nome è un omaggio al protagonista del Barone rampante, il grande capolavoro di Italo Calvino. Cosimo Piovasco, passa tutta la sua vita su un albero per ribellione contro il padre. Da lì, però, guadagna la giusta distanza per osservare e capire la vita e il mondo che scorrono sotto di lui.
Grazie a te, per l'attenzione. Chissà, magari un giorno troveremo un vino che piaccia ad entrambi…..chissà!
Aggiungerei Cavit, Mezzacorona e Ferrari come stand antipatici che non favoriscono l'ingresso.. Passare poi nel corridoio di Ferrari con valagne di squinzie che si fanno fotografare accanto al logo è esperienza da girone dantesco… meglio andarci con intimo leopardato..!
Aggiungerei Cavit, Mezzacorona e Ferrari come stand antipatici che non favoriscono l'ingresso.. Passare poi nel corridoio di Ferrari con valagne di squinzie che si fanno fotografare accanto al logo è esperienza da girone dantesco… meglio andarci con intimo leopardato..!
Grazie per la vostra considerazione. Sono onorata di essere in questo post e mi fa piacere leggere parole sincere. Proprio per restare onesti, tengo a precisare che non sono una giornalista ma soltanto una blogger. Michela
Grazie per la vostra considerazione. Sono onorata di essere in questo post e mi fa piacere leggere parole sincere. Proprio per restare onesti, tengo a precisare che non sono una giornalista ma soltanto una blogger. Michela
Grazie a te, per l’attenzione. Chissà, magari un giorno troveremo un vino che piaccia ad entrambi…..chissà!
quel giorno potremo fare un brindisi 🙂
quel giorno potremo fare un brindisi 🙂