Mi capiterà di scriverne più diffusamente, quando questa bottiglia sarà sul mercato. Perchè ora ancora non c’è. O meglio c’è, ma non tutti i dettagli di packaging sono ancora stati allestiti. Quindi, per poter acquistare questa bottiglia dobbiamo aspettare ancora un po’. Ma siccome da che ho avuta la fortuna di assaggiare questo metodo classico, a Vinitaly, non sto nella pelle dalla voglia di gridare al mondo che é nato un nuovo TRENTO con le palle, di quelli che potrebbero fare scuola e, forse, vista la scelta varietale, cambiare radicalmente il profilo della denominazione, due righe le scrivo subito.
Dunque, intanto si tratta dell’ultimo metodo classico nato fra i campi di Maso Nero, l’azienda della famiglia Zeni a Grumo di San Michele all’Adige. E si chiamerà, appunto, Maso Nero. Anche se gli Zeni non hanno ancora deciso a quale parola affidarsi per indicarne la tipologia: Nature o Dosaggio Zero. Perché, questo nuovo Maso Nero, appunto appartiene alla categoria dei Pas Dosé. Sarà proposto in una confezione ricercata, da gioiello di gioielleria; come dire questo Trento è per sempre. E si collocherà inevitabilmente, e meritatamente e giustamente, su una fascia di prezzo medio – alta, oltre i 30/35 euro. E allora, vi state chiedendo? Allora, il fatto è che questo, se non vado errato, è il primo Trento interamente a base di Pinot Bianco. Del resto a Grumo siamo a due passi dalla lezione sud tirolese, che da sempre valorizza questa varietà. In Trentino, invece, è una novità assoluta. E che novità.
Perché, non solo questo Maso Nero dosaggio zero (o nature o pas dosè), è impacchettato bene, con un etichetta dorata a sbalzo che scivola su un drappo setoso, non solo è rivoluzionario perché si focalizza su una varietà prestigiosissima, ma soprattutto perché è anche straordinariamente buono. Secondo me la rivelazione della fiera veronese 2013. Il perlage è persistentissimo, fine e ordinato, il colore è di un bel giallo carico con evidenti riflessi verdognoli che annunciano alla vista acidità e nerbature virili. Il naso è subito fresco e floreale poi si evolve in uno spettro agrumato molto composito. E l’evoluzione è continua, anche dopo essere rimasto nel bicchiere della provvisorietà veronese per parecchio tempo. In bocca ha un bell’attacco acido prima ampio, poi verticale e lungo. E’ bello polposo e si rinnova in bocca con inesausta freschezza. E’un dosaggio zero ma non ne ha la rigorosità e la rigidità: l’armonia rodonda spadroneggia e diventa elemento caratterizzante. Una rivelazione. Bellissima. Un gioioello del Trentino. Anzi no, del TRENTO.
È lo pseudonimo collettivo con cui fin dall’inizio sono stati firmati la maggior parte dei post più trucidi e succulenti di Territoriocheresiste. Il nome è un omaggio al protagonista del Barone rampante, il grande capolavoro di Italo Calvino. Cosimo Piovasco, passa tutta la sua vita su un albero per ribellione contro il padre. Da lì, però, guadagna la giusta distanza per osservare e capire la vita e il mondo che scorrono sotto di lui.