di Massarello – Dopo il fermo di un mese del blog col dubbio che l’impegno dei Cosimi e dei lettori poco servisse a cambiare le cose nel mondo del vino trentino, eccoci nuovamente sulla tastiera francescanamente convinti che valga comunque la pena di insistere.
Questa convinzione poggia da un lato sull’opportunità di offrire una lettura anche diversa degli eventi e dall’altro sul bisogno di battere l’indifferenza, vero cancro della società post moderna.
Quel “cambiare le cose nel mondo del vino trentino” può quindi sembrare presuntuoso, ma non passa giorno che l’occhio non veda una stortura, un’inefficienza, uno spreco, insomma da far venir voglia di denunciare ciò che sembra fuori posto proponendo rimedi alternativi.
Questo modo di intendere la vita, la nostra vita, ci ha attirato strali e disprezzo di quasi tutti, pubblici e privati, funzionari, manager e titolari d’azienda. Sputtanatori del Trentino vitivinicolo, ecco ciò che è passato come messaggio, sottoposti all’insegna del tanto peggio tanto meglio.
Ovviamente non è così anche se duole essere stati strumentalizzati proprio da chi in tal modo ha continuato imperterrito nel mantenimento delle posizioni guardandosi bene dall’innovare.
Eppure la crisi c’era, c’è e – da quel che si vede – continuerà ancora per un bel po’. Almeno per i trentoni. (ndr. Fa rima con testoni). Come dire: se in Alto Adige o nel Veronese la crisi globale s’è sentita poco perché ha fatto più danni l’etilometro, in un Trentino senza reale concorrenza perché buona parte del vino sfoga oltre Atlantico, si continua a galleggiare facendosi cullare dalle onde.
Niente Vision, ma quale Mission d’Egitto, men che meno ambiziosi Obiettivi, raffinate Strategie, Azioni efficaci, tanto i Conti sono coperti per cui non servono nemmeno Controlli e Verifiche. Questi in corsivo sarebbero i passaggi storici di ogni elementare progetto, ma potendo galleggiare non si progetta. Punto.
Come dare torto ai politici (cui spetterebbero Indirizzo, Coordinamento e Controllo) che stancamente aspettano il 27 di ottobre? Come dare torto ad Enti e Organizzazioni (stando pure loro a libro paga) che si ritrovano budget regolarmente finanziati? E come dare torto, infine, alle Aziende (anche loro variamente protette direttamente o indirettamente) che non sentono il bisogno di innovare con piani e progetti nei vari comparti?
Eppure hanno torto tutti coloro che la pensano così, palesemente o nel sub-conscio. Non già perché lo diciamo noi, ma per il semplice buon senso. I treni continuano a passare e ci vorrà una generazione di sforzi per recuperare, una generazione di giovani cui spetta il subentro ad un modello irripetibile che tanto ha reso (e rende ancora un po’) in denaro, ma che si è mangiato la territorialità.
Quest’ultima parola non s’è nemmeno sentita nelle tre ore del convegno “In viaggio con i Muller Thurgau” alla recente 26.ma Rassegna di Cembra. Si è sentito dire, invece, dalla bocca del responsabile della comunicazione e della promozione del Consorzio di tutela vini del Trentino che il territorio è purtroppo scivolato all’ottavo posto fra gli interessi dei consumatori, il primo essendo ormai saldamente in mano al brand aziendale. Come dire: cosa volete farci? L’unica cosa da fare è prendere la borsa e girare il mondo in cerca di clienti (per affermare il brand, ovviamente). E poi la val di Cembra si potrà affermare solo se saprà proporre volti di produttori a testimonianza della qualità dei prodotti. Sacrosanto. Peccato che il Trentino, se oggi è nella posizione in cui si trova (e in grado di mantenersi anche cotanti strateghi) lo deve soprattutto allo spirito viaggiatore dei tecnici che ha caratterizzato il suo sviluppo già 50 anni fa! Controllare la lista dei viaggi Udias (Unione diplomati istituto di san Michele), per credere. Ci vendono una minestra riscaldata senza nemmeno porsi il problema consortile della territorialità. Tanto varrebbe iscriversi direttamente in Confindustria &C. E che dire del brand aziendale unica panacea per tutti i mali? Chissenefrega, tanto se l’azienda, magari grossa, va in tilt c’è sempre mamma provincia. Dimostrato ampiamente.
E i giovani cembrani che ci devono mettere la faccia?
Al buon Piccoli non viene nemmeno il sospetto che oltre ai cinque già noti, non se ne possono presentare altri. Il perché è presto detto: la val di Cembra è la più cooperativizzata del Trentino (siamo oltre il 95%) e in quell’ambiente c’è posto solo per qualche squalo ben protetto che non ha tempo di passarsi le serate fra enoteche e ristoranti a promuovere con la faccia sua l’immagine tanto auspicata. Meglio seguire altre strade e continuare a dire ai soci che se non gli va bene così, possono pure andarsene.
Prima di chiudere, sarebbe ora di sentire qual è la cura alternativa, vero? La leggerete solo se dimostrerete interesse al tema, o ai temi, superando l’indifferenza. Altrimenti quelli che stanno a libro paga son capaci di far copia-incolla e venderci oltre alle idee di 50 anni fa anche quelle per il domani.
Pseudonimo utilizzato da uno dei personaggi chiave del vino trentino, depositario di segreti,conoscitore di vizi e virtu dell’enologia regionale e non solo.
Massarello alias Angelo Massarelli, nato a San Severino Marche nel 1510, dopo gli studi in seminario si laureò in leggi canoniche e civili presso l’Università di Siena.
Tornato a San Saverino fu dapprima assegnato alla chiesa di S. Eligio e poi fu eletto priore della collegiata della cittadina.
Grazie alla frequentazione di alcuni letterati conobbe il cardinale Marcello Cervini, futuro papa Marcello II.
Quando il papa Paolo III delegò il cardinale Cervini ad assumere la presidenza del Concilio di Trento, questi volle come segretario del Concilio il Massarelli. Un cardinale così descrive l’operato del Massarelli: «essendo egli lodato dal testimonio incontrastabile dell’esperienza, ed ammaestrato dall’esquisita scuola dell’esercizio, tenne stabilmente il grado di Segretario del Concilio».
Durante gli intervalli delle sedute del Concilio svolse l’importante mansione di Segretario di Stato del pontefice.
Sotto il breve pontificato di papa Marcello II il Massarelli fu suo consigliere.
Dal successore di Marcello II, papa Paolo IV, fu designato vescovo di Telese o Cerreto il 15 dicembre 1557 e fu consacrato a tale ufficio pochi giorni dopo, il 21 dicembre.
Fu autore di un minuzioso diario dei lavori del Concilio dal titolo Acta genuina ss. oecumenici Concilii tridentini.
Terminato il Concilio di Trento nel 1563, il vescovo Angelo Massarelli fu dapprima ministro della Segreteria di Stato e poi Segretario del Supremo Tribunale della Riformazione (successivamente chiamato Sacra Consulta).
A causa dei suoi numerosi impegni venne poche volte in diocesi e si fece rappresentare da un vicario vescovile di sua nomina.
Caro Massarello.. se c'è qualche squalo.. noi chiameremo il nostro Roy Scheider..!!
Francamente dissento sulla presunzione che questo blog non abbia funzionato o non funzioni.
Avete sollevato tappeti pesanti e annessi polveroni. Avete fatto incazzare chi voleva incazzarsi. Avete ricevuto indifferenza da chi ci si nasconde comodamente. Ma l'idifferenza è – talvolta – solamente una maschera subdola. Avete soprattutto fatto riflettere: chi commenta su questo blog; qualcuno che (come me ad esempio) partecipa poco alla vita social, ma discute parecchio nella vita reale. Avete informato, soprattutto. Di ciò vi ringrazio, ma allo stesso tempo vi chiedo di sentirvi "obbligati" a continuare: se tutto questo fervore servisse anche solo a poche decine di persone non sarebbe una sconfitta. La consapevolezza crea altra consapevolezza, non si creano rivoluzioni dall'oggi al domani.
Ah, apprezzo la svolta franCHEscana! 🙂
Grazie Maresciallo…! I commenti come i tuoi… ci eccitano e ci spingono ad andare avanti..così… LOTTA DURA…SENZA PAURA….!