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[Gru – Paola Attanasio]

L’altra sera, nel corso di una riunione semi pubblica – nel senso che erano presenti una decina di persone invitate per l’occasione -, un uomo di vertice di uno dei tanti enti – istituzioni, che in Trentino si occupano di vino e promozione, ha rivelato il piano segreto preparato dai sommi sacerdoti promozionistici per affrontare (e perdere) la sfida con il prossimo decennio. Ne sintetizzo i punti salienti.

  1. D’ora in avanti Trentino Sviluppo divisione Turismo (ex Trentino Marketing, ex Trentino Spa) non spenderà più un soldo per promuovere il settore

  2. I soldi pubblici destinati al settore, sono, e saranno, trasferiti dalla Provincia e dalle sue controllate all’organizzazione consortile dei produttori.

  3. Sino ad oggi la maggior parte di questo denaro è stata spesa, a partire dal 2007, per promuovere TRENTODOC. Da oggi, dal prossimo anno, non sarà più così. Lo sforzo per TRENTODOC sarà commisurato al suo valore in volume.

  4. Il denaro, si parla di qualcosa vicino al milione di euro, sarà speso a favore dei cosiddetti vini “TESTIMONIAL”.

    E qui apro una parentesi: questa arguta quanto acrobatica espressione uscì, lo scorso anno, dal cilindro dei cosiddetti saggi che elaborarono il “pianino del vinino trentino”. Una furba acrobazia linguistica, che dissimulava malamente un obiettivo e anche una debolezza strutturale dell’offerta e della produzione trentine. Nessuno, infatti, può permettersi di parlare seriamente di vini autoctoni, pena il rischio di farsi prendere per il culo da mezzo mondo, per il semplice motivo che in Trentino non esistono più. Se li mettiamo insieme tutti quanti, infatti, (Schiava, Marzemino, Teroldego, Lambrusca, Nosiola e ancora cinque o sei varietà da prefisso telefonico) arriviamo ad una percentuale che non va oltre il 15 % della produzione.

    Di fronte a questo disastro territoriale, un anno fa ci si inventò quest’espressione che assomiglia ad una uscita di sicurezza: VINI TESTIMONIAL. Testimoni non si sa di che cosa, ma comunque una scorciatoia per poter inserire fra le varietà da valorizzare anche MüllerThurgau, Chardonnay (fermo, perché quello che diventa metodo classico è un’altra cosa), e chissà magari anche il Pinot Nero e il Pinot Grigio di Roveré della Luna. Insomma un’invenzione linguistica che dissimula(va) un grande minestrone delle idee e delle varietà.

  5. Il prossimo anno, il vino TESTIMONAL principe su cui si concentrerà la promozione sarà il Teroldego. Poi, a seguire, di anno in anno, il Marzemino e tutti gli altri. Insomma, se queste anticipazione corrispondono al vero, ci aspetta un decennio luna-park. Mentre l’unico prodotto enologico trentino in grado unire virtuosamente tutti i territori e tutti i produttori in un’ipotesi stilistica ed estetica comune e condivisa, il Metodo Classico, ‘perderà piano piano il ruolo di centralità e di sintesi comunicativa che ha avuto in questi anni. Non c’è che dire: una trovata geniale.

    Vorrei sbagliarmi. Vorrei aver capito male, l’altra sera durante quella riunione. Ma queste cose, a parte le mie chiose, le hanno sentite in tanti, fra cui parecchi amministratori comunali, con cui poi mi sono intrattenuto a chiacchierare. Purtroppo, quindi, credo di aver capito bene. Di fronte a pensate di questo genere viene naturale pensare male. E siccome per formazione tendo a riconoscere al prossimo un’intelligenza superiore alla mia, escludo che chi ha messo a punto questa strategia, lo abbia fatto senza rendersi conto di quello che stava facendo: polverizzare una montagna di denaro per promuovere ciò che non esiste e che se anche esistesse – ma non esiste (15%) – non meriterebbe una promozione esclusiva e massiccia, perché ciascuno di questi vini-vitigni da solo non è in grado di proiettare un’immagine comunicativa efficace e sintetica del Trentino enologico. E promuovere tante parzialità, tante microparzialità, non significa promuovere un insieme condiviso, ma significa, alla fine, promuovere il nulla

    Comunque, sempre perché tendo ad attribuire agli altri un’intelligenza superiore alla mia, sono sicuro che chi sbaglia (a mio modo di vedere), che chi commette questi errori marchiani (a mio modo di vedere), lo stia facendo consapevolmente. Dolosamente. Perché, forse, questi errori reiterati a qualcuno fanno comodo. A qualcuno, fa comodo che si continui pervicacemente a promuovere ciò che non esiste e a promuoverlo male, per lasciare campo libero a chi può, cioè ai più forti, di fare e di fare bene e di fare ancora di più. Per diventare ancora più forti. Sopra, fuori e contro il territorio.

    Buon Teroldego a tutti (per il 2014). Io per parte mia farò scorta di Gran Masetto Endrizzi. Voi, non so.