vino-dentro-vincenzo-amato

Oggi In Trentino, rivista on line di Trentino Turismo (ex Trentino Marketing), ci informa che al prossimo Festival del Cinema di Venezia saranno in concorso due film finanziati da Trentino Film Commission. Perfetto. Ne siamo felici. Finalmente, un festival anche per noi.

Ma io quest’anno mi aspettavo tre titoli  a Venezia. Accanto a Piccola Patria e La prima neve, infatti, pensavo di poter vedere  anche VINODENTRO, il capolavoro annunciato, e strombazzato, dedicato al Marzemino di Isera. Ve lo ricordate? Ne abbiamo parlato e straparlato fino a qualche mese fa. Anzi, ne hanno straparlato soprattutto gli altri, quelli che avevano annunciato per questa pellicola che nessuno ha mai visto – a proposito è mai uscita nelle sale? – il destino del Festival di Berlino e poi del festival di Cannes.

Falliti i primi due traguardi internazionali, almeno Venezia poteva essere il bersaglio più verosimile. E invece niente, nemmeno questa volta è andata bene.

Quella di questa produzione, costata qualche centinaia di migliaia di euro pubblici, assomiglia sempre di più ad una leggenda metropol-alpin-markettara. Esattamente come il vino a cui questo capolavoro cinematografico avrebbe dovuto ispirarsi, vino che però non esiste più: 3% (forse meno, dopo i recenti espianti suggeriti dalla cooperazione) della produzione provinciale.

In tutta questa storia, più da politicanti che da cinefili, ciò che lascia perplessi non è il denaro pubblico buttato, ma l’idea di fondo che stava alla base di un’operazione che non è stata in piedi nemmeno il tempo di una proiezione oratoriale; era l’idea balzana e dannosa, e ingannatoria allo stesso tempo, di poter dare una dimensione cinematografica e promozionistica a qualcosa che non esiste. Obiettivo: dare in pasto a quei quattro contadini che ancora ci credono (al Marzemino) una foglia di fico con cui coprire la vergogna delle politiche de-territorializzanti di questi ultimi vent’anni.

Ma il Dio del Marzemino, che forse esiste, questa volta si è vendicato. E il film è rimasto sulla carta; anzi no, sulla pellicola. Ma tanto è uguale.