di Massarello – A leggere i resoconti delle recenti elezioni in Trentino e del toto assessori mi è venuta in mente la legge di Camus e di come piano piano ci siamo ridotti nello scrivere e nel leggere, nel guardare la TV e, anche se un po’ meno, nell’ascoltare la radio. Ancor meno, per fortuna, nell’uso degli altri media. La goccia che mi ha fatto traboccare il vaso sono stati i 6 mila e qualcosa voti di preferenza al nostro ex assessore competente (?) anche per l’area che riguarda questo blog, voti che sono stati unanimemente considerati una valanga al punto da costituire serio grattacapo per il governatore che si appresta a comporre la giunta provinciale. Provinciale anche nel senso quantitativo perché siamo tanti quanti un quartiere di Milano, dove vivono però oltre 100 mila cooperatori con le loro famiglie. Cooperatori che dal nostro sono stati “curati” con giusto occhio di riguardo in tutti gli ultimi 10 anni del suo impegno politico. La loro federazione del resto, pur non prendendo parte esplicita per nessuno dei candidati, aveva indicato un binario da seguire che pareva un vestito fatto su misura per chi non aveva mai deluso le aspettative. Sentendo qua e là, pare che in campagna elettorale il nostro non si sia fatto mancare che pochi ettari di territorio antropizzato: tutto sotto controllo. Gli ha dato una mano anche la natura che fuori stagione ha rovesciato neve fradicia su un po’ di meli, ribaltandoli. No problem, intervento assicurato, spot garantito. Allora com’è che non ha preso dieci volte più voti di quelli effettivamente espressi? Sarebbe stato un risultato da prima repubblica, ok. Mentre siamo, da questo punto di vista, nella seconda da tempo. Evidentemente lo sapevano tutti, all’infuori di quei 6 mila che, pertanto, sono un’esigua minoranza. Quel tipo di politica, in questi anni, ha riempito la pancia, ma non ha intaccato il cervello. E men che meno il cuore. Ci vuol altro per emozionare i trentini. Nel dopoguerra a Napoli il comandante Lauro distribuiva una scarpa prima del voto, dando la seconda a voto ottenuto. Qui ti hanno promesso un buono benzina ed è finita come sappiamo.
Sono emersi anche volti nuovi, alcuni giovani. Diamo loro fiducia, giustamente responsabilizzandoli. Diciamo loro di tenersi alla larga da certe performance remote e recenti dei loro predecessori e che si riapproprino – se proprio vogliono mettere le mani su qualcosa – della politica, sottraendola ai burocrati che dopo tangentopoli degli anni ’90, furono incaricati di gestire l’amministrazione pubblica. E’ questo l’unico modo concreto di ridurre la burocrazia che ci sta asfissiando. Sono i politici onesti, infatti, che debbono tornare a prendersi la responsabilità delle decisioni da prendere, sollevando dirigenti e funzionari da compiti che non competono loro, così resterà solo la parte sana ed efficiente della burocrazia. Per fare questo, tornando all’Agricoltura e a un tema auspicato invano alla corte di “re sole”, sarebbe bene che il prossimo assessore all’Agricoltura desse attuazione al dettato statutario che riserva alla Provincia Autonoma la prerogativa di indicare le linee d’indirizzo per i vari settori, coordinandone le azioni e controllando le filiere. Tre verbi: indicare, coordinare e controllare, che da troppo tempo sono stati lasciati coniugare a gruppi privati che li hanno recitati a modo loro. Certo riempiendo anche loro la pancia/portafoglio ai produttori, ma senza convincerli del tutto. Un compito, questo, che lasciamo al “nuovo” assessore all’Agricoltura perché 6 mila voti sono veramente troppo pochi per millantare una rappresentanza che il pur piccolo Trentino ha ben altrimenti espresso.
Pseudonimo utilizzato da uno dei personaggi chiave del vino trentino, depositario di segreti,conoscitore di vizi e virtu dell’enologia regionale e non solo.
Massarello alias Angelo Massarelli, nato a San Severino Marche nel 1510, dopo gli studi in seminario si laureò in leggi canoniche e civili presso l’Università di Siena.
Tornato a San Saverino fu dapprima assegnato alla chiesa di S. Eligio e poi fu eletto priore della collegiata della cittadina.
Grazie alla frequentazione di alcuni letterati conobbe il cardinale Marcello Cervini, futuro papa Marcello II.
Quando il papa Paolo III delegò il cardinale Cervini ad assumere la presidenza del Concilio di Trento, questi volle come segretario del Concilio il Massarelli. Un cardinale così descrive l’operato del Massarelli: «essendo egli lodato dal testimonio incontrastabile dell’esperienza, ed ammaestrato dall’esquisita scuola dell’esercizio, tenne stabilmente il grado di Segretario del Concilio».
Durante gli intervalli delle sedute del Concilio svolse l’importante mansione di Segretario di Stato del pontefice.
Sotto il breve pontificato di papa Marcello II il Massarelli fu suo consigliere.
Dal successore di Marcello II, papa Paolo IV, fu designato vescovo di Telese o Cerreto il 15 dicembre 1557 e fu consacrato a tale ufficio pochi giorni dopo, il 21 dicembre.
Fu autore di un minuzioso diario dei lavori del Concilio dal titolo Acta genuina ss. oecumenici Concilii tridentini.
Terminato il Concilio di Trento nel 1563, il vescovo Angelo Massarelli fu dapprima ministro della Segreteria di Stato e poi Segretario del Supremo Tribunale della Riformazione (successivamente chiamato Sacra Consulta).
A causa dei suoi numerosi impegni venne poche volte in diocesi e si fece rappresentare da un vicario vescovile di sua nomina.
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Tex, nuovo Brumaio, necesse est…
Caro Conte lo sai da prima di me che questa è la terra di De Gasperi, di Don Guetti, della Cooperazione, è la terra degli Alpini, della Protezione Civile, dei Nuvola, ecc ecc, tutta gente che ha dato e sta dando ancora il "buon esempio".
E allora sì Conte, sarò un ingenuo ma io mi aspetto che qualcuno capisca che è il momento di dare il segnale di svolta e che anche noi nel nostro piccolo dovremo sostenere!
Il titolo, Todo modo, è una citazione da una preghiera di Sant'Ignazio di Loyola che, fondatore dell'ordine dei Gesuiti, rappresenta un modello di cultura elitaria proprio come quello che rappresenta Don Gaetano nel romanzo e come quella che Sciascia prende a modello, a partire da Stendhal.
Il titolo del romanzo sta a significare che per salvarsi, per salvare la chiesa, qualunque cosa è permessa, anche uccidere, anche il cannibalismo.
Bello sarebbe se alla fine di queste settimane di riflessione dopo la sconcertante vittoria il Presidente incaricato se ne uscisse, oltre che con la lista degli assessori, con la proposta di dimezzare stipendi e vitalizi dei Consiglieri provinciali, pretendendo che a cascata tutti ne prendano esempio. Il momento è molto preoccupante, la stagflazione denunciata oggi da Squinzi è un brutto sintomo e dare un segnale ai trentini di inversione di rotta nelle spese provinciali sarebbe la "tassa" più apprezzata da tutti.
oppure a Todo modo…. http://it.wikipedia.org/wiki/Todo_modo_(romanzo)
forse il prete campagnolo si riferiva a Brunetta…
Ecco, questa lettura mi sembra piú pertinente.
<blockquote cite="Colibrì">
<cite>Colibrì</cite>
Un vecchio prete di campagna che aveva in cura le anime di un nostro paese trentino nei primi decenni del secolo scorso, diceva ad alta voce: “perchè il mio voto, di persona colta e istruita, deve valere come quello di un qulsiasi bifolco ignorante?”
no me par na roba tant inteligente…..eh… roba da preti…'nsoma…
Un vecchio prete di campagna che aveva in cura le anime di un nostro paese trentino nei primi decenni del secolo scorso, diceva ad alta voce: "perchè il mio voto, di persona colta e istruita, deve valere come quello di un qulsiasi bifolco ignorante?"