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Un anno e mezzo fa, Dellai imperante, avevamo rivolto al governatore trentino alcune domande. Alle quali non vi fu mai risposta. Eccezion fatta per un cortese buon giorno buona sera del suo addetto stampa. nemmeno quella volta la torre eburnea del dellaismo si lasciò scalfire dalla tentazione del dialogo. Da allora la geografia politica del Trentino è stata rivoluzionata: Dellai non cè più, il suo partito si è spappolato, ReSole è stato promosso (promoveatur ut amoveatur?) ad altri incarichi.

Ciò che invece non è cambiato, nemmeno di una virgola, è il quadro generale, e anche quello particolare, della vitienologia trentina. Le nostre domande e i nostri dubbi di allora, per questo, hanno mantenuta intatta la loro vivace attualità.  Le riproponiamo, oggi, al nuovo governatore trentino Ugo Rossi, uomo di cui si favoleggia una spiccata attitudine al dibattito. E in subordine al nuovo assessore all’Agricoltura, Michele Dallapiccola, uomo di cui si favoleggiano una spiccata competenza e uno spiccato appassionamento ai temi agro-pastorali.

Ci piacerebbe, a noi del blog, avere qualche risposta. E magari poter intavolare una qualche discussione.

Caro Presidente,

[archiviato il Vinitaly e pur grati per la Sua visita ai padiglioni], restano da sciogliere i nodi fondamentali che legano il rilancio del nostro settore.

[Le anticipazioni sugli elaborati delle due Commissioni incaricate confermerebbero le preoccupazioni di quanti  hanno fin qui pazientemente atteso un concreto segnale di svolta. Che pare non venire.]

L’evidente incapacità degli operatori, privati o cooperatori che siano, di analizzare gli scenari, delineare gli obiettivi, individuare le strategie e proporre azioni condivise, coerenti ed efficaci, aveva indotto la pubblica amministrazione a coinvolgere prima la Fondazione E. Mach e successivamente le due Commissioni impegnate sui fronti della tutela e della valorizzazione.

L’assoluta riservatezza nella quale hanno lavorato gli esperti ha impedito alla base ogni possibile coinvolgimento in un dibattito che pure sarebbe stato utile a quanti saranno chiamati ad attuare le linee di indirizzo attese.

Riconoscendo a Lei, caro Presidente, la capacità di sintesi che a questo punto s’impone, auspichiamo che – nelle more della presentazione dei lavori delle Commissioni e prima che altre polemiche si traducano in ulteriore rinvio delle necessarie decisioni  – Lei possa convocare i rappresentanti delle categorie interessate per illustrare loro le linee d’indirizzo, carpendone l’adesione stante l’inderogabilità delle scelte, ed invitandoli a trasmetterne i contenuti ai rispettivi aderenti.

Lasciando agli elaborati delle Commissioni il dettaglio delle iniziative da prendere, ci sia concesso tornare sull’impostazione strategica che, in tutta evidenza, si raccomanda per un territorio vitato come quello Trentino:

– rifondazione di un organismo unico, interprofessionale e paritetico fra categorie;

– incarico a questo organismo di elaborare programmi poliennali di tutela e valorizzazione;

– affidamento agli operatori delle azioni relative, d’intesa con le strutture pubbliche;

– compartecipazione ai costi e verifica dei risultati attesi.

In definitiva, un’impostazione unitaria non solo fra categorie, ma una visione d’insieme anche nelle specializzazioni fra vini, spumanti e grappe che pure seguiranno strade parallele, in armonia con gli altri settori economici a cominciare dal turismo.

Non ci nascondiamo, caro Presidente, che quanto sopra rischia di restare nel libro dei sogni se, con coraggio e determinazione, non si scioglierà il nodo più ostico che resta da affrontare a monte, cioè quello relativo ai rapporti interni del mondo cooperativo.

Infatti, le cosiddette oligarchie (MezzaCorona e Cavit in primis) che pure hanno assicurato fondamentale redditività a larga parte dei nostri viticoltori negli ultimi 10-15 anni dovrebbero convenire che i tempi impongono oggi una separazione netta fra attività industriale ed attività territoriale.

Il Trentino vinicolo ha perso appeal agli occhi dei consumatori soprattutto per l’inconciliabilità di questi due aspetti, relegandolo al ruolo di comprimario sul palcoscenico dei produttori italiani e stranieri di qualità.

Certo, la redditività del sistema è ancora buona, ma bisogna ricostruire un’immagine ed una notorietà del “territorio” attraverso la Qualità delle produzioni che le notizie sulla buona redditività non riescono a compensare.

Lo strumento principale è rappresentato dalla rete delle Cantine sociali di primo grado che oggi rischiano di trasformarsi in meri centri di raccolta in funzione del secondo grado, anziché svolgere un ruolo da protagonisti del territorio assieme ai vignaioli singoli, come nelle regioni affermate.

Questo in estrema sintesi, nella fiducia che il lungo tempo trascorso abbia almeno maturato le condizioni per fare quei passi che la stragrande maggioranza degli interessati silenziosamente sta aspettando.

Restando a Sua disposizione per ogni eventuale ragguaglio ritenesse necessario ed in attesa delle determinazioni che al riguardo vorrà adottare,

Le inviamo i nostri più cordiali saluti

Trentino Wine Blog