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Non so come sia andato il 2013 del vino trentino, ma provo a buttare giù qualche impressione.


La vendemmia è stata abbondante. Lo Chardonnay, almeno sulla carta, è tornato sullo scalino più alto del podio (30,15 %), appena poco più su del nostro amico Pinot Grigio (28,39 %) e a lunga distanza dal povero Mueller Thurgau (9,21 %), i cui prezzi sui mercati internazionali sono precipitati nel baratro dell’antieconomicità e il cui destino sembra sempre più quello della spumantizzazione Charmat. Se quella del 2013 sarà stata una buona annata anche sotto il profilo qualitativo, lo scopriremo solo vivendo. Anzi bevendo.


Quest’anno Consorzio Vini ha preso in mano direttamente la politica del vino trentino. Nessuno se ne è ancora accorto. Ma è così: le agenzie pubbliche, che per un decennio avevano governato il settore, hanno mollato la borsa e le competenze ai produttori. Nessuno se ne è ancora accorto, ripeto, ma è così. Credetemi. I vertici sono sempre gli stessi, ma per non saper né leggere né scrivere hanno assunto un po’ di dipendenti, hanno cercato di strutturarsi e si sono trasferiti armi e bagagli in una sede più congrua e solenne, quella di palazzo Trautmannsdorf. Tanti cambiamenti per non cambiare niente o per cambiare tutto? Anche questo lo scopriremo solo vivendo.


Il TRENTODOC, sta molto meglio di un anno fa. Di sicuro il marchio collettivo ha fatto un bel po’ di strada sul mercato nazionale e anche su quello locale. E questo, inutile negarlo, è accaduto soprattutto grazie all’accelerazione commerciale impressa da Cavit e dal suo direttore – che è anche presidente di quella cosa che non si capisce bene cosa sia e si chiama Istituto TRENTO DOC – sulle bottiglie di Altemasi: una gamma di ottimi metodo classico a prezzi accessibili a tutti.
In assenza, e in attesa, di un Osservatorio, non resta che fidarsi delle parole del presidente, che confermano una sostanziale stabilità della produzione rispetto all’anno precedente (8 milioni di bottiglie). In compenso sono cresciuti i produttori e le etichette. E la qualità, almeno per la mia modesta esperienza, anche nel 2013 si è confermata di livello medio alto (segnalo a memoria alcune delle mie belle scoperte e riscoperte di quest’anno:  Pas Dosè Altemasi, 823 Albino Armani Maso Michei, Morus Cantina Mori Colli Zugna, Valentini Vivallis, Zell Cantina Sociale di Trento, Dosaggio Zero Maso Martis, Redor Cantina Rotaliana, Riserva Pian Castello Endrizzi, Maso Nero Dosaggio Zero Zeni). Come andrà il prossimo anno? In attesa che cambi qualcosa, che si strutturi una regia, che l’Istituto TRENTO DOC trovi il coraggio e i soldi (dei produttori) per smarcarsi dall’immobilismo straziante di Consorzio Vini, la risposta è sempre la stessa: lo scopriremo solo vivendo.


Il 2013 ha fatto registrare anche un ricambio del personale politico di piazza Dante. Re Sole non c’è più. O meglio, è da un altra parte. E mi dispiace: con lui avevo intessuto relazioni di amorosi, e divertenti, dissensi. E mi piaceva. Del nuovo assessore alle Politiche Agricole, non so cosa dire. Non mi sono ancora fatto un’idea. Ma ho la sensazione che, quando me la sarò fatta, non sarà una buona idea. Poco fa l’amico Massarello lo ha dipinto in una sola battuta  “gli manca il guizzo mediterraneo”. Guizzo che invece era la dote migliore di Re Sole.  Come la maggior parte degli uomini che nascono a nord di Rovereto, anche lui mi pare succube del famigerato complesso di inferiorità rispetto all’Alto Adige. E non mi sembra una cosa buona. Se invece sarà una cosa buona, anche questo lo scopriremo solo vivendo.


Concedetemi ora due parole su Trentino Wine Blog. Nel corso del 2013 è cresciuto, sia in visitatori che in commentatori. Continua ad essere un luogo frequentato (+ 30%), ma come era prevedibile non è riuscito a diventare un luogo utile di confronto per i produttori. E continua a non piacere a chi non deve piacere. Niente di nuovo. La sgradevolezza ontologica di questo blog, qualcuno di noi, la cui identità è ormai stata smascherata, la sta pagando. E la sta pagando cara dal punto di vista professionale. Ma anche questo era nel conto: il potere, quando non è illuminato – e nel nostro caso è tutt’altro che illuminato -, non fa sconti e tende ad usare il pugno di ferro. Anzi di acciaio. In silenzio. Perché il costume del regime trentino è questo: la vendetta silenziosa. E questa è l’unica cosa che non abbiamo bisogno di scoprire nel 2014. Semplicemente perché la abbiamo già vissuta.


Infine qualcosa di strettamente personale. L’anno che si sta per chiudere, grazie a questo blog, mi ha regalato alcune amicizie che considero preziose. Penso a Franco Ziliani, unico giornalista e blogger italiano che ha manifestato interesse e solidarietà verso il blog e con cui ho stretto una felice e fertile amicizia. Penso al Conte Giuliano Fago Golfarelli, che ho incontrato una sola volta, in una sera di fine estate, e con cui è scoppiata un’incomprensibile e splendida assonanza. E penso a Erwin, che da qualche giorno impreziosisce questo blog con le sue analisi e i suoi punti di vista: una fra le persone più intelligenti e generose che mi sia capitato di incontrare negli ultimi tempi.
Ecco, tutto qui. E ora buon anno a chi so io. Effanculo a tutti gli altri.