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Terza tornata, e terza e ultima puntata, di numeri trentodocchisti. Poi, anche perché i numeri a mia disposizione sono finiti, la pianto. E torno ad occuparmi di cose insostenibilmente più leggere.

Il documento preso in considerazione oggi è la ricerca commissionata ad inizio 2013 da Palazzo Roccabruna – Camera di Commercio di Trento, che ha come oggetto la notorietà del marchio TRENTODOC nel canale Horeca del Trentino. Come dire, adesso vediamo quanto e come il metodo classico trentino è conosciuto dai trentini. L’indagine ha coinvolto 305 tra ristoranti e alberghi con ristorante aperto al pubblico e 235 tra Bar, Wine Bar ed Enoteche, campioni rappresentativi dell’universo Horeca provinciale, composto da circa 2600 esercizi pubblici.

I risultati, presentati quest’anno in apertura di Mostra Vini del Trentino, non sono propriamente incoraggianti. E raccontano di un Trentino ancora poco abituato a conoscere e a riconoscere una delle sue produzioni distintive.

Entriamo nel dettaglio. Solo il 42 % dei ristoratori e il 39 % di chi sta dietro al bancone di un bar o di un’enoteca, ha dichiarato di sapere con precisione cosa sia un TRENTODOC. Tutti gli altri hanno dichiarato di non conoscere il marchio o, quando hanno dichiarato di conoscerlo (48,5 % di ristoratori e baristi), hanno dato una risposta sbagliata. Insomma, TRENTODOC questo illustre sconosciuto in terra trentina. Meno sconosciuto fra albergatori e ristoratori che fra enotecari e baristi, ma pur sempre quasi un oggetto misterioso.

Fra chi, sbagliando, immagina di sapere conoscere il TRENTODOC, le risposte sono avventurosamente divertenti: formaggio e salumi la fanno da padrone. E fra chi sa che sa che si tratta di uno spumante non manca chi lo considera un Prosecco e chi più genericamente un vino Charmat, chi immagina sia un vino addizionato di anidride carbonica e chi invece un vino base Pinot Grigio. Insomma impera la confusione, fra gli addetti ai lavori trentini. E la confusione è significativamente più confusa fra i baristi e fra chi non frequenta abitualmente corsi di aggiornamento.

Quasi tutti i locali trentini (95%) offrono al cliente la possibilità di consumare vini “spumante” (Metodo Classico e Charmat). E’ interessante però andare un po’ più in là. Nei ristoranti gli “spumanti” trentini sono presenti quasi all’80 %, percentuale che precipita al 50 % nei bar dove gli spumanti non trentini coprono un offerta del 44 %. Meno nei ristoranti (81 %) e più nei bar (87%), il Prosecco è il prodotto più diffuso anche in Trentino, in barba sia ai Metodo Classico che agli Charmat trentini.

Ancora più in dettaglio: fra i ristoranti che trattano vini “spumante”, l’81 % tratta referenze prosecchiste, il 75 % referenze TRENTODOC, Il 15 % altre referenze spumantistiche trentine non TRENTODOC, il 19 % tratta anche Franciacorta, il 22 % Asti e il 28 % Champagne.

Le cose cambiano piuttosto radicalmente in Bar, Wine Bar ed Enoteche. Se l’87 % degli esercizi offre Prosecco, il 48 % dispone di referenze TRENTODOC, il 7 % è in grado di offrire altre referenze spumantistiche trentine, l’8 % propone Franciacorta e l’11 % Champagne.

Veniamo, infine, ai prezzi: nei ristoranti il prezzo medio minimo (a bottiglia) è 21 euro, mentre il prezzo massimo medio (a bottiglia) è di 42 euro. Nei bar, il prezzo medio minimo (a bicchiere) è di 3 euro, il prezzo medio massimo (a bicchiere) è invece di 4 euro.

Tutto il resto e ancora molto più dettagliato —> qui