Terza tornata, e terza e ultima puntata, di numeri trentodocchisti. Poi, anche perché i numeri a mia disposizione sono finiti, la pianto. E torno ad occuparmi di cose insostenibilmente più leggere.
Il documento preso in considerazione oggi è la ricerca commissionata ad inizio 2013 da Palazzo Roccabruna – Camera di Commercio di Trento, che ha come oggetto la notorietà del marchio TRENTODOC nel canale Horeca del Trentino. Come dire, adesso vediamo quanto e come il metodo classico trentino è conosciuto dai trentini. L’indagine ha coinvolto 305 tra ristoranti e alberghi con ristorante aperto al pubblico e 235 tra Bar, Wine Bar ed Enoteche, campioni rappresentativi dell’universo Horeca provinciale, composto da circa 2600 esercizi pubblici.
I risultati, presentati quest’anno in apertura di Mostra Vini del Trentino, non sono propriamente incoraggianti. E raccontano di un Trentino ancora poco abituato a conoscere e a riconoscere una delle sue produzioni distintive.
Entriamo nel dettaglio. Solo il 42 % dei ristoratori e il 39 % di chi sta dietro al bancone di un bar o di un’enoteca, ha dichiarato di sapere con precisione cosa sia un TRENTODOC. Tutti gli altri hanno dichiarato di non conoscere il marchio o, quando hanno dichiarato di conoscerlo (48,5 % di ristoratori e baristi), hanno dato una risposta sbagliata. Insomma, TRENTODOC questo illustre sconosciuto in terra trentina. Meno sconosciuto fra albergatori e ristoratori che fra enotecari e baristi, ma pur sempre quasi un oggetto misterioso.
Fra chi, sbagliando, immagina di sapere conoscere il TRENTODOC, le risposte sono avventurosamente divertenti: formaggio e salumi la fanno da padrone. E fra chi sa che sa che si tratta di uno spumante non manca chi lo considera un Prosecco e chi più genericamente un vino Charmat, chi immagina sia un vino addizionato di anidride carbonica e chi invece un vino base Pinot Grigio. Insomma impera la confusione, fra gli addetti ai lavori trentini. E la confusione è significativamente più confusa fra i baristi e fra chi non frequenta abitualmente corsi di aggiornamento.
Quasi tutti i locali trentini (95%) offrono al cliente la possibilità di consumare vini “spumante” (Metodo Classico e Charmat). E’ interessante però andare un po’ più in là. Nei ristoranti gli “spumanti” trentini sono presenti quasi all’80 %, percentuale che precipita al 50 % nei bar dove gli spumanti non trentini coprono un offerta del 44 %. Meno nei ristoranti (81 %) e più nei bar (87%), il Prosecco è il prodotto più diffuso anche in Trentino, in barba sia ai Metodo Classico che agli Charmat trentini.
Ancora più in dettaglio: fra i ristoranti che trattano vini “spumante”, l’81 % tratta referenze prosecchiste, il 75 % referenze TRENTODOC, Il 15 % altre referenze spumantistiche trentine non TRENTODOC, il 19 % tratta anche Franciacorta, il 22 % Asti e il 28 % Champagne.
Le cose cambiano piuttosto radicalmente in Bar, Wine Bar ed Enoteche. Se l’87 % degli esercizi offre Prosecco, il 48 % dispone di referenze TRENTODOC, il 7 % è in grado di offrire altre referenze spumantistiche trentine, l’8 % propone Franciacorta e l’11 % Champagne.
Veniamo, infine, ai prezzi: nei ristoranti il prezzo medio minimo (a bottiglia) è 21 euro, mentre il prezzo massimo medio (a bottiglia) è di 42 euro. Nei bar, il prezzo medio minimo (a bicchiere) è di 3 euro, il prezzo medio massimo (a bicchiere) è invece di 4 euro.
Tutto il resto e ancora molto più dettagliato —> qui
È lo pseudonimo collettivo con cui fin dall’inizio sono stati firmati la maggior parte dei post più trucidi e succulenti di Territoriocheresiste. Il nome è un omaggio al protagonista del Barone rampante, il grande capolavoro di Italo Calvino. Cosimo Piovasco, passa tutta la sua vita su un albero per ribellione contro il padre. Da lì, però, guadagna la giusta distanza per osservare e capire la vita e il mondo che scorrono sotto di lui.
Caro Cosimo, perdona un certo ritardo nella replica (anche se spesso, come avrai notato, preferisco non replicare), ma ero qualche giorno in Austria a sciare e ne ho approfittato anche per disintossicarmi un po’ dalle miserie nazionali. Come sai seguo seppur con assiduità alterna questo blog, che mi piace, da un paio d’anni ed ho sempre apprezzato la genuina passione e onestà intellettuale dei conduttori mascherati. Magari non tutte le ciambelle (post) sono riuscite col buco ma il filo conduttore è sempre rimasto aderente alla fresca, originale schiettezza nel mettere a nudo sia il re che i cortigiani. Capisco perfettamente la latente, o eruttiva, frustrazione nel non vedere significativi progressi nel mondo enologico trentino a fronte di una tanto energico e passionale impegno in un dibattitto pubblico online che fornisce importanti spunti di riflessione a getto continuo ormai da anni. Qui, caro Cosimo, ci si può infervorare quanto si vuole ma bisogna accettare che si ha a che fare con un mondo di lumache. Vorresti probabilmente commentare una bella gara di purosangue al galoppo, magari montati da fantini come Frankie Dettori, spronarli ed incitarli a squarciagola fino a perdere il fiato in dirittura d’arrivo, gioire nel vedere questi stalloni combattere per superarsi, arrivare sudati e stremati all'arrivo… ed invece… sempre a commentare una corsa di lumache alla fine ci si trova. Non ha importanza quanti soldi ci spendi a rendere scorrevole e moderna la pista, quanta gente ci porti all’ippodromo a vedere la corsa perché la velocità massima della lumaca, ahimè sempre quella è. La lumaca comunque non sta mica ferma, avanza, si muove, progredisce, solo che lo fà alla sua velocità. Sono sicuro che fra vent’anni, molto di quello che si è scritto e detto in questo blog si sarà realizzato. E non lo dico per scherzo ma perché ne sono convinto.
Caro Cosimo, perdona un certo ritardo nella replica (anche se spesso, come avrai notato, preferisco non replicare), ma ero qualche giorno in Austria a sciare e ne ho approfittato anche per disintossicarmi un po’ dalle miserie nazionali. Come sai seguo seppur con assiduità alterna questo blog, che mi piace, da un paio d’anni ed ho sempre apprezzato la genuina passione e onestà intellettuale dei conduttori mascherati. Magari non tutte le ciambelle (post) sono riuscite col buco ma il filo conduttore è sempre rimasto aderente alla fresca, originale schiettezza nel mettere a nudo sia il re che i cortigiani. Capisco perfettamente la latente, o eruttiva, frustrazione nel non vedere significativi progressi nel mondo enologico trentino a fronte di una tanto energico e passionale impegno in un dibattitto pubblico online che fornisce importanti spunti di riflessione a getto continuo ormai da anni. Qui, caro Cosimo, ci si può infervorare quanto si vuole ma bisogna accettare che si ha a che fare con un mondo di lumache. Vorresti probabilmente commentare una bella gara di purosangue al galoppo, magari montati da fantini come Frankie Dettori, spronarli ed incitarli a squarciagola fino a perdere il fiato in dirittura d’arrivo, gioire nel vedere questi stalloni combattere per superarsi, arrivare sudati e stremati all'arrivo… ed invece… sempre a commentare una corsa di lumache alla fine ci si trova. Non ha importanza quanti soldi ci spendi a rendere scorrevole e moderna la pista, quanta gente ci porti all’ippodromo a vedere la corsa perché la velocità massima della lumaca, ahimè sempre quella è. La lumaca comunque non sta mica ferma, avanza, si muove, progredisce, solo che lo fà alla sua velocità. Sono sicuro che fra vent’anni, molto di quello che si è scritto e detto in questo blog si sarà realizzato. E non lo dico per scherzo ma perché ne sono convinto.
Secondo me state discutendo del niente, anzi del nulla. Il trentodoc si vende benissimo anche senza tanti interventi pubblici e senza tanti vostri suggerimenti interessati. e se non si vende è perché non è buono. punto.
Caro Claudio, naturalmente la mia era una provocazione. Non mi sognerei mai di immaginare che i costi per la promozione del tndoc debbano essere sostenuti dagli albergatori. O da altre categorie. Credo che debbano ricadere sui produttori.
Volevo solo mettere in evidenza che abbiamo a disposizione un grande mercato potenziale a kmZero, sciatori e vacanzieri estivi che non chiedono altro, dopo aver assaggiato le nevi del Trentino e respirato l'ossigeno e riposo delle Dolomiti, che di poter conoscere il territorio attraverso i suoi sapori. E invece gli ignoriamo. Mi chiedo perché non riusciamo a piazzare almeno una bottiglia per ciascuno di questi due milioni di clienti potenziali che stanno già qui. Che poi le bottiglie le regalino gli albergatori, acquistandole magari a prezzo politico dai produttori, che una quota la metta a disposizione l'ente promozionale, dirottando sulla commercializzazione una quota di denaro ora impiegato più o meno inutilmente in iniziative promozionali di cui nessuno si accorge o che si trovi qualche altro meccanismo più o meno creativo, beh..saranno fatti loro. Ma che non si riesca a "vendere" nemmeno una bottiglia di tndoc ad un turista, beh mi pare paradossale. Arrivano qui per l'ossigeno e riposo questi tre milioni di uomini e donne: uno su tre siamo capaci di convincerli?
Detto questo, hai ragione tu quando retoricamente chiedi… "sono davvero così meritevoli…". La mia opinione ? NO NON LO SONO. NO. Come soggetto collettivo non si meritano niente. Questo blog era nato, inizialmente, come strumento che si voleva mettere a servizio dei produttori. Ma così non è andata, hanno deciso, loro, che non siamo loro utili. Quindi, saremo sempre meno media lato produzione e sempre più media lato consumatore-bevitore.
Guarda che per una volta riesco anche ad apprezzare quello scrivi tu Cosimo. Finalmente ti stai riscattando o stai rinsavendo.
Non l'avrei mai detto, mi debbo schierare dalla parte di Albergatrice! (Non che abbia bisogno del mio supporto ben s'intende…). Chi investe e rischia i suoi capitali e ci mette il suo lavoro, impegno, sacrificio e rischio ha diritto di fare le scelte per la sua impresa che ritiene più consone. Perché non si chiede ai produttori di Trentodoc di investitire i loro soldini per aprire un bar, un ristorante, un albergo, un supermercato, una enoteca e così promuovere a spese loro i loro prodotti?
Altra provocazione: non rischia questo blog di fare pubblicità, marketing e promozione gratuita (aggratis…) ai produttori di Trentodoc a spese anche degli alberghi/albergatori del Trentino? Abbiamo forse deciso di usare la "forza dei media" per innalzare una casta? Sono davvero così meritevoli di questa emozionante crociata a spada tratta?
No infatti, claudio, non ho bisogno del tuo supporto.
Secondo me state discutendo del niente, anzi del nulla. Il trentodoc si vende benissimo anche senza tanti interventi pubblici e senza tanti vostri suggerimenti interessati. e se non si vende è perché non è buono. punto.
Caro Claudio, naturalmente la mia era una provocazione. Non mi sognerei mai di immaginare che i costi per la promozione del tndoc debbano essere sostenuti dagli albergatori. O da altre categorie. Credo che debbano ricadere sui produttori.
Volevo solo mettere in evidenza che abbiamo a disposizione un grande mercato potenziale a kmZero, sciatori e vacanzieri estivi che non chiedono altro, dopo aver assaggiato le nevi del Trentino e respirato l'ossigeno e riposo delle Dolomiti, che di poter conoscere il territorio attraverso i suoi sapori. E invece gli ignoriamo. Mi chiedo perché non riusciamo a piazzare almeno una bottiglia per ciascuno di questi due milioni di clienti potenziali che stanno già qui. Che poi le bottiglie le regalino gli albergatori, acquistandole magari a prezzo politico dai produttori, che una quota la metta a disposizione l'ente promozionale, dirottando sulla commercializzazione una quota di denaro ora impiegato più o meno inutilmente in iniziative promozionali di cui nessuno si accorge o che si trovi qualche altro meccanismo più o meno creativo, beh..saranno fatti loro. Ma che non si riesca a "vendere" nemmeno una bottiglia di tndoc ad un turista, beh mi pare paradossale. Arrivano qui per l'ossigeno e riposo questi tre milioni di uomini e donne: uno su tre siamo capaci di convincerli?
Detto questo, hai ragione tu quando retoricamente chiedi… "sono davvero così meritevoli…". La mia opinione ? NO NON LO SONO. NO. Come soggetto collettivo non si meritano niente. Questo blog era nato, inizialmente, come strumento che si voleva mettere a servizio dei produttori. Ma così non è andata, hanno deciso, loro, che non siamo loro utili. Quindi, saremo sempre meno media lato produzione e sempre più media lato consumatore-bevitore.
Guarda che per una volta riesco anche ad apprezzare quello scrivi tu Cosimo. Finalmente ti stai riscattando o stai rinsavendo.
Non l'avrei mai detto, mi debbo schierare dalla parte di Albergatrice! (Non che abbia bisogno del mio supporto ben s'intende…). Chi investe e rischia i suoi capitali e ci mette il suo lavoro, impegno, sacrificio e rischio ha diritto di fare le scelte per la sua impresa che ritiene più consone. Perché non si chiede ai produttori di Trentodoc di investitire i loro soldini per aprire un bar, un ristorante, un albergo, un supermercato, una enoteca e così promuovere a spese loro i loro prodotti?
Altra provocazione: non rischia questo blog di fare pubblicità, marketing e promozione gratuita (aggratis…) ai produttori di Trentodoc a spese anche degli alberghi/albergatori del Trentino? Abbiamo forse deciso di usare la "forza dei media" per innalzare una casta? Sono davvero così meritevoli di questa emozionante crociata a spada tratta?
No infatti, claudio, non ho bisogno del tuo supporto.
Lei mi fa ridere, signor Erwin. Sembra anche in buona fede. Ma mi fa sorridere. Mi dia solo una buona ragione per la quale io dovrei regalare una bottiglia di trentodoc ad un mio cliente. Al quale magari preferisco regalare una mela, oppure una rosa, oppure omaggiarlo con uno sconto. Perché dovrei scegliere il TRENTODOC come gadget per la mia ospitalità? In quanto a guardare al futuro, stia tranquillo io come tanti miei colleghi continuiamo a guardare al futuro e siamo ottimisti. Mi dispiace invece che ci siano persone come cosimo e i suoi soci che non perdono occasione per infangare il trentino con il rischio di vanificare i nostri sforzi e i nostri investimenti. Cosa vuole che pensi un turista del trentino se legge le sciocchezze che vengono scritte qui sopra?
La cosa che mi spaventa di piú é che Lei non capisca da sola perché come gadget dovrebbe prendere il Trentodoc.
Interessante la tua idea di regalare una bottiglia ad ogni turista che arriva in trentino. Ma non la devi scrivere qui, la devi vendere a TRENTINO MARKETING quest'idea…. magari la capiscono gli scienziati di piazza dante.
Lei mi fa ridere, signor Erwin. Sembra anche in buona fede. Ma mi fa sorridere. Mi dia solo una buona ragione per la quale io dovrei regalare una bottiglia di trentodoc ad un mio cliente. Al quale magari preferisco regalare una mela, oppure una rosa, oppure omaggiarlo con uno sconto. Perché dovrei scegliere il TRENTODOC come gadget per la mia ospitalità? In quanto a guardare al futuro, stia tranquillo io come tanti miei colleghi continuiamo a guardare al futuro e siamo ottimisti. Mi dispiace invece che ci siano persone come cosimo e i suoi soci che non perdono occasione per infangare il trentino con il rischio di vanificare i nostri sforzi e i nostri investimenti. Cosa vuole che pensi un turista del trentino se legge le sciocchezze che vengono scritte qui sopra?
La cosa che mi spaventa di piú é che Lei non capisca da sola perché come gadget dovrebbe prendere il Trentodoc.
Interessante la tua idea di regalare una bottiglia ad ogni turista che arriva in trentino. Ma non la devi scrivere qui, la devi vendere a TRENTINO MARKETING quest'idea…. magari la capiscono gli scienziati di piazza dante.
Per i numeri la vedo come la diatriba del bicchiere mezzo o mezzo vuoto. Trovo molto interessante invece le considerazioni che si possono fare incrociando i numeri di questa ricerca con quelli leggibili nel documento PDF presente nel post (altrettanto interessante) "TRENTODOC e Grande Distribuzione" dove si rafforza la non conoscenza di quel che produce il territorio (vedere pag.10), in regione TAA si consumano 1.1mln di bottiglie di cui il 97% di TrentoDOC,
che dire molti (tra cui gli esercenti) sono bevitori inconsapevoli?
Per i numeri la vedo come la diatriba del bicchiere mezzo o mezzo vuoto. Trovo molto interessante invece le considerazioni che si possono fare incrociando i numeri di questa ricerca con quelli leggibili nel documento PDF presente nel post (altrettanto interessante) "TRENTODOC e Grande Distribuzione" dove si rafforza la non conoscenza di quel che produce il territorio (vedere pag.10), in regione TAA si consumano 1.1mln di bottiglie di cui il 97% di TrentoDOC,
che dire molti (tra cui gli esercenti) sono bevitori inconsapevoli?
Ma scusate, ma allora anche voi, Erwin e Ziliani, siete in malafede. se lo studio dimostra numeri alla mano che la metà degli operatori conosce bene questo prodotto e lo vende con competenza nei propri locali, come si fa a scrivere che "è un amore ancora tutto da costruire" oppure che "i risultati non sono incoraggianti" o ancora che si tratta di "un oggetto misterioso". Questa è una manipolazione bella e buona, segno di un estrema malafede. E se lo difendete vuol dire che siete in malafede anche voi due!
Rispondo qui anche per gli altri.
La DOC TRENTO è stata introdotta, mi pare, nel 1993. Il brand collettivo TRENTODOC è nato, mi pare, nel 2007. In sei anni sono stati spesi, direttamente e indirettamente, svariati milioni di euro pubblici, dico svariati per dire almeno una decina, per costruire una reputazione del brand. E per promuoverlo. Il fatto che solo la metà dei professionisti trentini della ristorazione e della mescita di bevande, sappia di cosa si parli, non mi pare un gran bel risultato. Forse si è concentrato lo sforzo soprattutto fuori dai confini locali. E si è trascurato il mercato interno. Forse è andata così. Forse il brand TRENTODOC è più conosciuto fuori dal trentino che non in trentino. forse (ma per la mia esperienza personale non credo). Detto questo credo a questo punto sia utile lavorare per una maggiore riconoscibilità del marchio sul mercato interno. Tanto per capirci oggi in trentino si consumano circa 500/600 mila bottiglie(in mancanza di un'osservatorio, accontentatevi di questi numeri ufficiosi), di cui meno di 100 mila vengono acquistate nella grande distribuzione ad un prezzo medio di dieci euro. Io penso che ci potrebbe essere lo spazio, magari agendo sul mercato turistico, per consumarne almeno 2 milioni e mezzo. Il trentino da qualche anno registra un'affluenza turistica media di 3 milioni di turisti (arrivi) che si trattengono in provincia per qualche giorno. Riusciamo a pensare, per esempio, che un albergatore o un padrone di casa, possa regalare ad ogni turista che arriva una bottiglia di TRENTODOC, magari facendogliela trovare sul comodino insieme ad una bella glacette e ad un servizio di bicchieri marchiati TRENTODOC e magari insieme ad un invito a fare una visita in cantina? E' così impensabile? E' pensabile che ad ogni turista che arriva in Trentino si faccia un regalino del valore di 10 euro? Anche ammettendo che un terzo di quei tre milioni e rotti di turisti, siano astemi e bambini, avremmo già posizionato, senza muovere un dito, circa due milioni di bottiglie consumate in trentino. E invece, fra turisti e residenti, se ne consumano 500/600 mila. E la metà dei professionisti non sa nemmeno di cosa stiamo parlando. E alcuni di loro pensano ai salumi e ai formaggi. Dire che si tratta di un amore ancora tutto da costruire vi pare poi così improprio?
E secondo i tuoi ragionamenti, chi la dovrebbe pagare quella bottiglia? Forse noi albergatori? I dieci euro a chi li facciamo pagare? All'ospite? Ai produttori o dobbiamo rimetterceli noi? No, così per capire. Perché tutti sono buoni di fare i generosi con i soldi degli altri.
Scusa Susy, pensavo di aver intrepretato io male i numeri che Cosimo ha riportato ed allora me li sono riletti. A mio parere le percentuali parlano chiaro: se solo il 39% dei baristi è a conoscenza di cosa sia con precisione un TrentoDOC, se mi permetti Susy questo marchio per noi trentini è un perfetto sconosciuto. Quindi io ho riportato solo ed esclusivamente l'esperienza del paese in cui vivo che non fa altro che confermare quanto riportato da Cosimo.
Se poi aggiungiamo che in assenza del proprietario alla mia richiesta di un TrentoDOC il cameriere ha dovuto rivolgersi ad una sua collega per sapere di cosa si stava trattando un cameriere, come del resto successo a Giorgio, la dice lunga sulla conoscenza di questo marchio…
Secondo il mio parere Susy basterebbe un minimo di impegno anche da parte degli esercenti e delle loro associazioni corporative per divulgare, formare ed incentivare la mescita di prodotti del territorio anche perchè… ogni tanto sarebbe anche bello avere un po' di descrizione di ciò che si sta bevendo…
guarda erwin, che se dovessimo fare come dice cosimo e regalare una bottiglia di trentodoc ad ogni cliente e magari anche un chilo di trentingrana e anche una mortandela allora noi andremo in malora. Se poi al tuo paese non sanno che differenzia ci sia fra un prosecco e uno spumante, cambia paese e vieni a trento vedrai che lì troverai modo di sbizzarrirti.
Non capisco perchè quando la leggo Albergatrice percepisco la sensazione che lei scriva sempre sulla difensiva… attaccando piuttosto che essere attaccata… e veramente non ne capisco il motivo…
Ma torniamo alla discussione. Mi scusi se mi permetto ma veramente queste sue esternazioni mi lasciano esterrefatto… Non mi sembra così remota ed astrusa l'ipotesi del piccolo "presente" che Cosimo ha prospettato. Da quello che lei espone è chiaro il fatto che lei ragiona in un'equazione presente, come se non esistesse un futuro… Ma la parafrasi che da "guadagno=lordo-spese" penso che non possa funzionare all'infinito… Quindi, se penso ad un futuro che non è poi così lontano, valuto che un così piccolo investimento possa avere una ricaduta futura, oltre che per lei Albergatrice, anche per altre realtà Trentine… Non mi sembra dunque così fuori luogo ciò che Cosimo ha descritto. Lo stesso infatti capita a me… Frequento con assiduità la Toscana ed ogni qualvolta sia ospite di una struttura agrituristica trovo sempre sulla tavola una bottiglia del vino prodotto dall'azienda… vino che poi, a fine soggiorno, vado ad acquistare dall'azienda (naturalmente se la qualità lo merita).
Non capisco quindi cosa vi sia di tanto scandaloso nel proporre una bottiglia di metodo classico ai propri clienti… visto che, su di una consistente fornitura sono convinto che si possa spuntare anche il prezzo…
In quanto al mio trasferimento in quel di Trento Albergatrice le volevo far presente che l'intero trentino si estende per una superficie pari a 6.212 Km2 dei quali occupati dal comune di Trento sono solo 157,92 km2. Come bene può comprendere in trentino non vi è solo Trento… vi sono anche molte vallate degne di nota che magari con uno spirito un minimo più unitario di quello che lei esterna potrebbero essere valorizzate per un bene comune…
Mi permetta, cara albergatrice, di dirle che la trovo stupefacente. Cosa faremmo mai noi, se non ci fossero persone come lei caparbie e toste nel perseguire convintamente nella migliore tradizione dei padri. Ricordo che tempo fa, molto tempo fa ormai, quando Melinda si chiamava Concopra con la farfalla di Malossini che incominciava a librarsi in aria, allora, dicevo, certi idioti di Milano suggerirono di omaggiare gli ospiti degli alberghi trentini con una (umile e semplice) mela. Allo scopo la Provincia predispose una scatolina su misura e un folderino, così la mela avrebbe fatto la sua bella figura, lì in mezzo al cuscino. I frutticoltori avrebbero messo a disposizione le mele al puro costo. Troppo bello per essere vero. Non se ne fece niente perché gli albergatori – tutti – pretendevano che qualcuno recapitasse loro nella hall le quantità settimanali necessarie, ovviamente gratis, ché loro già si sarebbero dovuti accollare l'inscatolamento ed il posizionamento sui cuscini!
Posso ben capire che la tradizione vada rispettata e che per la bottiglia di Trento non se ne parli nemmeno. Ma se tradizione dev'essere allora è tempo (anzi, siamo già in ritardo) di ripristinare anche la tassa di soggiorno, di scopo o come diavolo si vorrà chiamare. Il tempo delle carote è finito. Detto questo, la esento dagli insulti, assicurandole in pari tempo che non sarò mai suo ospite. La bottiglia me l'hanno regalata giorni fa in Alto Adige e tre (diconsi tre) mele rosse le ho recentemente trovate in camera … in India.
e allora gli unici a rimetterci siamo noi? a siete bravi voi a fare gli affari con il culo e con i soldi degli altri. complimenti. per fortuna non siete voi a dirigere il vino trentino.
Mi scusi Albergatrice, ma lei il rischio d’impresa non lo ha mai contemplato nelle sue scelte imprenditoriali…? Pare veramente che ragioni con uno spiccatissimo conservativismo. Mi ripeto, come se non esistesse un domani… Nella mia valle esistono strutture ricettive di prim’ordine (anche se non sono a Trento), ed anche in questi anni di recessione economica, hanno continuato ad investire in ampliamenti ed ammodernamenti fornendo agli avventori sempre nuovi servizi… ma soprattutto hanno continuato ad investire nel futuro.
Tornando alla comunicazione e conoscenza del marchio, sono convinto che se le corporazioni che riuniscono baristi, ristoratori ed albergatori formassero i loro associati si otterrebbe certamente un qualche risultato… comunque certo è che una qualche forma di comunicazione del marchio anche a noi trentini si debba trovare visto che, dai numeri sopra esposti da Cosimo, il TrentoDOC risulta essere un illustre sconosciuto…
A rimetterci? Scusi … Albergatrice, ma la promozione e la pubblicità al "suo" albergo e ai "suoi" clienti è un costo che deve sostenere la collettività? Perché se così fosse, la fattura la dovrebbe emettere la PAT, o no? Altro discorso è per la promozione territoriale, che anch'essa andrebbe co-finanziata al 50% con l'Ente pubblico (direbbe la UE), così tanto per cominciare a fare "impresa"… E questo vale, ovviamente, anche per i signori del vino e dello spumante perché abbiamo visto, noi cittadini, quali sono i risultati di 13 anni di pubbli-promozione istituzionale finanziata pressoché per intero da pantalone!
guardi signor massarello che io non prendo contributi pubblici per pubblicizzare la mia struttura. noi facciamo tutto da soli e lo facciamo con i nostri soldi. ed è ora che anche lei la pianti di sputare nel piatto dove ha sempre mangiato, cioè il trentino. io leggo sempre quello che lei scrive e dalle sue parole emerge sempre una stizza e un odio ingiustificati, anche di piu di quello del cosimo.
Lasciamoci così, cara albergatrice, con lei convinta che i milioni di presenze turistiche piovano in Trentino per la vostra professionalità ed io convinto che sia ora di mettere mano al portafoglio non foss'altro che per condizionare e rendere credibile la promozione istituzionale.
Caro Massarello, con la mitica albergatrice la battaglia è persa da un pezzo. non capisce o fa finta di non capire. del resto come buona parte del trentino.
a cui va tutto terribilmente bene così. c'è una cosa però che non capisco, ed è il silenzio ostinato dietro cui si trincerano le istituzioni vitivinicole. Adesso che non c è piu nemmeno resole… cosa si fa?
anch'io come Erwin mi ritrovo nell'analisi che è stata qui illustrata. quante volte mi è capitato di entrare in un bar della mia città, rovereto, e alla domanda di Trento, ho incrociato sguardi interrogativi o addirittura sentirmi proporre un marzemino o un teroldego.
ottime riflessione Erwin, perché albergatrici e coniglietti vari che si nascondono dietro nickname vengono ugualmente a leggere e commentare questo blog di cui dicono le peggio cose?
Perché tentano, e purtroppo lo fanno a suon di scempiaggini, di screditarlo e per la verità perché dà loro tremendamente fastidio quello che, in maniera del tutto indipendente, qui viene scritto e commentato da persone come lei.
La verità ti fa male lo so… cantava illo tempore Caterina Caselli. E a costoro, che sono allineati e coperti e si conformano al pensiero unico, l'indipendente esercizio del pensiero critico dà maledettamente ai nervi…
Ci vuole tanta ma tanta pazienza con loro…
complimenti all'albergatrice e agli altri due (che forse sono la stessa persona): avete dato piena dimostrazione delle vostra intollerenza, del vostro spirito antidemocratico, del vostro allinearvi, becero e muto, al volere del potere. Se questa é la democrazia che alberga nel mondo del vino trentino, siete veramente a posto….
Sa Ziliani, è da poco che frequento questo luogo di intelligente critica costruttiva ma vedendo certi commenti ingiuriosi nei confronti di alcuni utenti mi sono posto delle domande… Ma se questo spazio dedicato all'enologia trentina tutta per alcuni è così becero, insulso e privo di ogni fondamento, perché "certi utenti" continuano comunque a frequentarlo? Se non è di interesse e ciò che viene trattato si reputa forviante basterebbe evitare di perdervi del tempo prezioso con insulti e commenti che non apportano il ben che minimo concetto… Infatti ho la sensazione che alcuni vedano questo spazio digitale come un luogo dove sfogare i propri istinti più reconditi (sempre e comunque nascosti dietro ad un nickname…).
Ma scusate, ma allora anche voi, Erwin e Ziliani, siete in malafede. se lo studio dimostra numeri alla mano che la metà degli operatori conosce bene questo prodotto e lo vende con competenza nei propri locali, come si fa a scrivere che "è un amore ancora tutto da costruire" oppure che "i risultati non sono incoraggianti" o ancora che si tratta di "un oggetto misterioso". Questa è una manipolazione bella e buona, segno di un estrema malafede. E se lo difendete vuol dire che siete in malafede anche voi due!
Rispondo qui anche per gli altri.
La DOC TRENTO è stata introdotta, mi pare, nel 1993. Il brand collettivo TRENTODOC è nato, mi pare, nel 2007. In sei anni sono stati spesi, direttamente e indirettamente, svariati milioni di euro pubblici, dico svariati per dire almeno una decina, per costruire una reputazione del brand. E per promuoverlo. Il fatto che solo la metà dei professionisti trentini della ristorazione e della mescita di bevande, sappia di cosa si parli, non mi pare un gran bel risultato. Forse si è concentrato lo sforzo soprattutto fuori dai confini locali. E si è trascurato il mercato interno. Forse è andata così. Forse il brand TRENTODOC è più conosciuto fuori dal trentino che non in trentino. forse (ma per la mia esperienza personale non credo). Detto questo credo a questo punto sia utile lavorare per una maggiore riconoscibilità del marchio sul mercato interno. Tanto per capirci oggi in trentino si consumano circa 500/600 mila bottiglie(in mancanza di un'osservatorio, accontentatevi di questi numeri ufficiosi), di cui meno di 100 mila vengono acquistate nella grande distribuzione ad un prezzo medio di dieci euro. Io penso che ci potrebbe essere lo spazio, magari agendo sul mercato turistico, per consumarne almeno 2 milioni e mezzo. Il trentino da qualche anno registra un'affluenza turistica media di 3 milioni di turisti (arrivi) che si trattengono in provincia per qualche giorno. Riusciamo a pensare, per esempio, che un albergatore o un padrone di casa, possa regalare ad ogni turista che arriva una bottiglia di TRENTODOC, magari facendogliela trovare sul comodino insieme ad una bella glacette e ad un servizio di bicchieri marchiati TRENTODOC e magari insieme ad un invito a fare una visita in cantina? E' così impensabile? E' pensabile che ad ogni turista che arriva in Trentino si faccia un regalino del valore di 10 euro? Anche ammettendo che un terzo di quei tre milioni e rotti di turisti, siano astemi e bambini, avremmo già posizionato, senza muovere un dito, circa due milioni di bottiglie consumate in trentino. E invece, fra turisti e residenti, se ne consumano 500/600 mila. E la metà dei professionisti non sa nemmeno di cosa stiamo parlando. E alcuni di loro pensano ai salumi e ai formaggi. Dire che si tratta di un amore ancora tutto da costruire vi pare poi così improprio?
E secondo i tuoi ragionamenti, chi la dovrebbe pagare quella bottiglia? Forse noi albergatori? I dieci euro a chi li facciamo pagare? All'ospite? Ai produttori o dobbiamo rimetterceli noi? No, così per capire. Perché tutti sono buoni di fare i generosi con i soldi degli altri.
Scusa Susy, pensavo di aver intrepretato io male i numeri che Cosimo ha riportato ed allora me li sono riletti. A mio parere le percentuali parlano chiaro: se solo il 39% dei baristi è a conoscenza di cosa sia con precisione un TrentoDOC, se mi permetti Susy questo marchio per noi trentini è un perfetto sconosciuto. Quindi io ho riportato solo ed esclusivamente l'esperienza del paese in cui vivo che non fa altro che confermare quanto riportato da Cosimo.
Se poi aggiungiamo che in assenza del proprietario alla mia richiesta di un TrentoDOC il cameriere ha dovuto rivolgersi ad una sua collega per sapere di cosa si stava trattando un cameriere, come del resto successo a Giorgio, la dice lunga sulla conoscenza di questo marchio…
Secondo il mio parere Susy basterebbe un minimo di impegno anche da parte degli esercenti e delle loro associazioni corporative per divulgare, formare ed incentivare la mescita di prodotti del territorio anche perchè… ogni tanto sarebbe anche bello avere un po' di descrizione di ciò che si sta bevendo…
guarda erwin, che se dovessimo fare come dice cosimo e regalare una bottiglia di trentodoc ad ogni cliente e magari anche un chilo di trentingrana e anche una mortandela allora noi andremo in malora. Se poi al tuo paese non sanno che differenzia ci sia fra un prosecco e uno spumante, cambia paese e vieni a trento vedrai che lì troverai modo di sbizzarrirti.
Non capisco perchè quando la leggo Albergatrice percepisco la sensazione che lei scriva sempre sulla difensiva… attaccando piuttosto che essere attaccata… e veramente non ne capisco il motivo…
Ma torniamo alla discussione. Mi scusi se mi permetto ma veramente queste sue esternazioni mi lasciano esterrefatto… Non mi sembra così remota ed astrusa l'ipotesi del piccolo "presente" che Cosimo ha prospettato. Da quello che lei espone è chiaro il fatto che lei ragiona in un'equazione presente, come se non esistesse un futuro… Ma la parafrasi che da "guadagno=lordo-spese" penso che non possa funzionare all'infinito… Quindi, se penso ad un futuro che non è poi così lontano, valuto che un così piccolo investimento possa avere una ricaduta futura, oltre che per lei Albergatrice, anche per altre realtà Trentine… Non mi sembra dunque così fuori luogo ciò che Cosimo ha descritto. Lo stesso infatti capita a me… Frequento con assiduità la Toscana ed ogni qualvolta sia ospite di una struttura agrituristica trovo sempre sulla tavola una bottiglia del vino prodotto dall'azienda… vino che poi, a fine soggiorno, vado ad acquistare dall'azienda (naturalmente se la qualità lo merita).
Non capisco quindi cosa vi sia di tanto scandaloso nel proporre una bottiglia di metodo classico ai propri clienti… visto che, su di una consistente fornitura sono convinto che si possa spuntare anche il prezzo…
In quanto al mio trasferimento in quel di Trento Albergatrice le volevo far presente che l'intero trentino si estende per una superficie pari a 6.212 Km2 dei quali occupati dal comune di Trento sono solo 157,92 km2. Come bene può comprendere in trentino non vi è solo Trento… vi sono anche molte vallate degne di nota che magari con uno spirito un minimo più unitario di quello che lei esterna potrebbero essere valorizzate per un bene comune…
anch'io come Erwin mi ritrovo nell'analisi che è stata qui illustrata. quante volte mi è capitato di entrare in un bar della mia città, rovereto, e alla domanda di Trento, ho incrociato sguardi interrogativi o addirittura sentirmi proporre un marzemino o un teroldego.
ottime riflessione Erwin, perché albergatrici e coniglietti vari che si nascondono dietro nickname vengono ugualmente a leggere e commentare questo blog di cui dicono le peggio cose?
Perché tentano, e purtroppo lo fanno a suon di scempiaggini, di screditarlo e per la verità perché dà loro tremendamente fastidio quello che, in maniera del tutto indipendente, qui viene scritto e commentato da persone come lei.
La verità ti fa male lo so… cantava illo tempore Caterina Caselli. E a costoro, che sono allineati e coperti e si conformano al pensiero unico, l'indipendente esercizio del pensiero critico dà maledettamente ai nervi…
Ci vuole tanta ma tanta pazienza con loro…
complimenti all'albergatrice e agli altri due (che forse sono la stessa persona): avete dato piena dimostrazione delle vostra intollerenza, del vostro spirito antidemocratico, del vostro allinearvi, becero e muto, al volere del potere. Se questa é la democrazia che alberga nel mondo del vino trentino, siete veramente a posto….
Penso che certi linguaggi non siano propri di un confronto che si possa intendere costruttivo quindi vi prego di moderare le parole ed evitare gli insulti…
Tornando al tema principe, penso che questa tua analisi Cosimo rispecchi alla perfezione la realtà dei fatti. Mi spiego meglio. In centro al mio paese vi sono principalmente tre bar che vanno per la maggiore ed una enoteca. La situazione è pressoché identica in tutti e tre… un Trentodoc (di qualità media) ed il resto tutto prosecco (che viene venduto per spumante). La situazione cambia all'enoteca dove il proprietario, vero cultore delle particolarità, mi stupisce sempre con nuovi brand Trentodoc.
Anche i prezzi, bene o male, sono quelli da te riportati… Quindi il quadro torna. La mia sensazione però, accompagnata da un certo sconforto, è che gli esercenti non posseggano una vera formazione, un infarinatura di ciò che stanno vendendo e che con la loro conoscenza potrebbero promuovere. Prova ne è il fatto che chiunque può fare il barista pur non possedendo la ben che minima preparazione. Quindi mi sembra logico l'equazione che chi non conosce il proprio territorio ed i suoi prodotti è molto difficile che lo promuova…
Poi secondo me, come si è già ampiamente dibattuto manca una vera comunicazione del marchio, una vera spinta univoca di un brand tanto bello e prezioso quanto bistrattato….
Mi associo alle colleghe che mi hanno preceduto: sei un imbecille. Come si fa a parlare di amore mai nato se tutti sanno cosa è ?
ha ragione albergatrice: scrivi solo stronzate e dimostri soprattutto di non saper leggere. C'è solo da sperare che questo blog non sia letto da nessuno!
Lo vedi che sei un manipolatore: sputtani tutto il settore mentre lo studio, che io ho letto, dice esattamente il contrario! Tu ti squalifichi da solo
Penso che certi linguaggi non siano propri di un confronto che si possa intendere costruttivo quindi vi prego di moderare le parole ed evitare gli insulti…
Tornando al tema principe, penso che questa tua analisi Cosimo rispecchi alla perfezione la realtà dei fatti. Mi spiego meglio. In centro al mio paese vi sono principalmente tre bar che vanno per la maggiore ed una enoteca. La situazione è pressoché identica in tutti e tre… un Trentodoc (di qualità media) ed il resto tutto prosecco (che viene venduto per spumante). La situazione cambia all'enoteca dove il proprietario, vero cultore delle particolarità, mi stupisce sempre con nuovi brand Trentodoc.
Anche i prezzi, bene o male, sono quelli da te riportati… Quindi il quadro torna. La mia sensazione però, accompagnata da un certo sconforto, è che gli esercenti non posseggano una vera formazione, un infarinatura di ciò che stanno vendendo e che con la loro conoscenza potrebbero promuovere. Prova ne è il fatto che chiunque può fare il barista pur non possedendo la ben che minima preparazione. Quindi mi sembra logico l'equazione che chi non conosce il proprio territorio ed i suoi prodotti è molto difficile che lo promuova…
Poi secondo me, come si è già ampiamente dibattuto manca una vera comunicazione del marchio, una vera spinta univoca di un brand tanto bello e prezioso quanto bistrattato….
Mi associo alle colleghe che mi hanno preceduto: sei un imbecille. Come si fa a parlare di amore mai nato se tutti sanno cosa è ?
ha ragione albergatrice: scrivi solo stronzate e dimostri soprattutto di non saper leggere. C'è solo da sperare che questo blog non sia letto da nessuno!
Lo vedi che sei un manipolatore: sputtani tutto il settore mentre lo studio, che io ho letto, dice esattamente il contrario! Tu ti squalifichi da solo