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Con l’autorizzazione dell’autrice, la dottoressa Giada Vicenzi, pubblico la recensione all’ultimo libro dell’amica Patrizia Belli, “Il cuore a stella”, apparsa ieri sulla rivista on line Lagarina.it.

Lo faccio, intanto perché mi è comodo per interrompere la noiosa sequenza di numeri con la quale vi ho tediati in questi ultimi giorni, e poi perché – e questa è la vera ragione – mi sono riconosciuto nelle parole usate da Vicenzi per raccontare di questo piccolo e prezioso libro pubblicato a Rovereto. Che ho letto anch’io tutto di un fiato in una sola notte qualche settimana fa. Devo dire che mi ero avvicinato al nuovo libro di Patrizia con un certo pregiudizio. Il titolo (“Il cuore a stella”), mi sembrava occhieggiasse troppo facilmente uno dei capolavori della letteratura industriale del Novecento, l’indimenticabile “La chiave a stella(Premio Strega, 1979) di Primo Levi. Ma questo pregiudizio si è dissolto subito, dopo le prime pagine: all’incontro con una scrittura rigorosa e adulta. E mai compiaciuta. All’incontro con una storia dove la parole assumono un valore catartico e quasi taumaturgico. E così passai la mia notte insonne, fra un bicchiere e l’altro di una splendida magnum Barone Murgo Extrabrut e le parole medicamentose di Patrizia.

Il libro, come si usa dire, può essere acquistato nelle migliore librerie (del Trentino e anche no) oppure on line, che è anche più comodo e si risparmia qualcosa, —> qui.

Che dire ancora? Buona lettura a tutti!

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di Giada Vicenzi – Dopo il romanzo d’esordio Vaniglia e a meno di un anno di distanza dal cammeo storico Figlia di tante lacrime, Patrizia Belli torna alla scrittura. E lo fa con un romanzo profondo e sofferto, ma lontano dai luoghi comuni del dramma e della sofferenza e concentrato piuttosto sul significato della vita, dei sentimenti, dei legami tra le persone. E sulla magia silenziosa dei libri.

Il cuore a stella ha come protagonisti due ragazzi “diversi”, segnati per sempre dalle esperienze vissute durante l’infanzia, che pesano come macigni sul loro presente, influendo sul loro carattere e condizionando il loro rapporto col mondo.

Rossella è una ragazza bella da mozzare il fiato, ma solitaria e riflessiva. Per tenere a freno l’inquietudine si rifugia sui tetti degli edifici abbandonati e, sola, si lascia abbracciare dall’ebbrezza del vuoto e del pericolo. Quando nemmeno questo basta a frenare l’ansia che la divora, Rossella lascia che sia il dolore fisico ad anestetizzarla dal mondo: bruciature e tagli, in una ragnatela di profonde cicatrici che lei nasconde sotto vestiti larghi e informi. Luca Libardi, detto il Luba, ha invece apertamente dichiarato guerra a tutto e tutti e si diverte a sfidare i compagni in pericolose gare di coraggio. Due esistenze segnate, che celano un profondo dolore rimosso, un dolore causato dal tradimento e dall’abbandono.

Ma ecco che grazie all’intervento lungo e paziente di un anziano bibliotecario, che li prende per mano e li conduce verso la conoscenza e la salvezza, i due ragazzi riusciranno a rompere quella scorza dura che arresta emozioni e fiducia, a riconciliarsi con la vita e a trovare l’uno nell’altra la chiave per un’inaspettata felicità.

Patrizia Belli racconta l’inquietudine dei giovani, la loro incessante ricerca di senso e lo fa con una scrittura ferma e penetrante, con uno stile raffinato e pieno di suggestioni, capace di esprimere le condizioni e sensazioni delle diverse età della vita nella loro spietata nudità, senza retorica o artifici.

Accanto alla storia di Luca e Rossella, nelle pagine si intrecciano le vicende di diverse persone, giovani e adulti, uomini e donne. Patrizia Belli scava nel profondo di ciascuno di essi, mettendone a nudo le debolezze, i desideri, le pulsioni più segrete, in maniera chirurgica, ma al tempo stesso essenziale e senza mai esprimere giudizi, ma piuttosto con una grande comprensione della fragilità umana e con la consapevolezza di quanto sia difficile a volte fare i conti con le aspettative, i rimpianti e la vita che rapida fugge via. Commovente e riflessivo, il libro è quasi un’esortazione a vivere senza risparmiarsi, ma soprattutto ad amare senza riserve e in alcuni passaggi fa quasi rimpiangere il periodo della giovinezza, quell’età di sentimenti forti e di passioni contrastanti, ma soprattutto di possibilità. Possibilità che alcune figure del libro, come i genitori di Luca e Rossella, non hanno più: per loro non rimangono che ceneri di errori, rimpianti, ultime frivolezze e un pugno di ricordi sbiaditi, arrugginiti nell’insoddisfazione e nella malinconia.

A tenere assieme le fila di tutte le vicende e di tutti i personaggi del racconto sono i libri: Rossella conoscerà il fascino della biblioteca di Elia, piena di libri e suo rifugio di lettura, la magia delle Parole Elette scritte sulla lavagna, diventerà custode della casacca con la stella di David, scoprirà parole nuove, rivelatrici, così potenti da oltrepassare intatte i secoli, e con esse, sogni sempre più liberi.

Saranno i libri ad accompagnare le notti sue e di Luca, nella paura e nella scoperta dell’amore. E saranno ancora le parole e i libri a nutrire e salvare Rossella, a guidarla fuori dall’orrore di ricordi sepolti in fondo all’anima, alla scoperta di un altro dolore, più grande e inspiegabile, quello dell’Olocausto, e dall’accettazione di questo dolore a indicarle la strada verso la serenità.

Una storia di conflitti e di sentimenti, uno stile che trascina e stupisce per la ricchezza dei rimandi e delle citazioni letterarie e musicali, un libro originalissimo, da leggere e da far leggere. Ai giovani, ma soprattutto a chi giovane non è più.