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de Il Conte – Quindici anni fa, il 7 marzo 1999, moriva Stanley Kubrick, che non è quello del “cubo” multicolore.

Un creatore cinematografico che ha lasciato di sé una lunga traccia e qualche interrogativo.

2001: Odissea nello spazio” oltre che essere fantascienza sociologica ha anticipato molti dubbi e mancate opportunità di oggi. Già allora (per chi l’ha visto e chi desidera rivederlo) la tecnologia di HAL (zio forse del “Grande Fratello” di oggi) si opponeva all’uomo pensante ultra spaziale per distruggerlo con la stessa tecnologica eleganza.

HAL diede immediatamente fastidio: Kubrick voleva chiamarlo IBM, ricordando la tecnologia del tempo predominante, ma fu stoppato e quindi scelse le lettere dell’alfabeto che precedevano il marchio famoso: IBM = HAL.

Perché ricordare Kubrick? Perché appena 15-20 anni fa il mondo era in crescita, proiettato verso lo spazio e le nuove tecnologie che però, potevano già costituire un pericolo oltre ad una opportunità.

In due decenni le cose sono mutate nelle aziende, nelle campagne, nei prodotti. Pare non in meglio.

Nel mondo del vino si cercano valori del passato uccisi o dimenticati dal vorticoso crescere talvolta disordinato o casuale, quasi come nell’astronave dove tutto pareva sicuro se non ci fosse stato HAL.

Nell’agricoltura, OGM e farmaci hanno in parte modificato la natura, rendendola certo più bella e commerciale nel supermercato (astronave dei nostri consumi) ma più delicata e pericolosa.

Ogni prodotto reca infatti la precisa scadenza il che significa che non è più commestibile dopo quei magici numeri, quindi non basta più il nostro superfrigo megagalattico.

Ci vuole ancora tutta la nostra umana attenzione.

Sono i settori della alimentazione quelli che risentono oggi di questo viaggio extra spaziale, costringendo ad attenzioni, accortezze e gusti totalmente nuovi. A farci conoscere il botulino, la salmonella.

Kubrick, alla fine di ”Odissea 2001”, mostra l’astronauta che ha primeggiato su HAL, da vecchio, nella sua camera con davanti a sé il Monolite dell’inizio, quello che simboleggia l’ homo sapiens e la sua costante ricerca verso la conoscenza.

Una storia questa non solo da rivedere sullo schermo ma, nel 2014, utile per riflettere un po’ su chi siamo, cosa facciamo e dove vogliamo andare, sull’onda del valzer di inizio, quello di Strauss da: “Così parlò Zarathustra”.

Non sempre il cinema è sola fantasia come le favole non sono solo quelle delle nonne.

Il Conte