Oggi ho fatto pace con lo Chardonnay entry level. Per fortuna. Perché a me lo Chardonnay – fermo e anche spumantizzato – piace assai. Epperò la scorsa settimana ero incappato in una bottiglia di Borgogna Bianca Trentino Doc (2013) a dir poco imbarazzante: un vino solfitico e privo di qualsiasi accenno al carattere varietale (e viene da chiedersi cosa diavolo assaggino le commissionii sacerdotali che concedono la denominazione). Qualcosa di simile ad uno di quei Trebbianelli venduti in brick a un euro al litro.
A distanza di una settimana, oggi mi sono fatto coraggio e ho chiesto uno Chardonnay, come aperitivo. Mi è stato proposto un Doc Trentino di Concilio, anch’esso di posizionamento basico (la nuova linea I Nativi).
Lo ho trovato gradevole, gentile e a tratti perfino interessante. Intendiamoci, sempre per il suo livello di prezzo. Ma piacevole, con sentori di mela gialla e qualche ricordo tropicale. Perfino leggermente salato in chiusura, caratteristica che gli dà un bel piglio. Un buon vino, venduto a due euro a bicchiere. Prova che la cooperazione (Concilio Vini sta nell’orbita proprietaria di Cantina Sociale di Trento), quando vuole riesce a fare bene. E a far bere bene anche il popolo che non ha la pretese, e nemmeno le possibilità, di accostarsi alle grandi bottiglie di Borgogna Bianca.
E io, intanto, con due euro ho fatto pace con questa varietà.
È lo pseudonimo collettivo con cui fin dall’inizio sono stati firmati la maggior parte dei post più trucidi e succulenti di Territoriocheresiste. Il nome è un omaggio al protagonista del Barone rampante, il grande capolavoro di Italo Calvino. Cosimo Piovasco, passa tutta la sua vita su un albero per ribellione contro il padre. Da lì, però, guadagna la giusta distanza per osservare e capire la vita e il mondo che scorrono sotto di lui.