E ora lo confesso: vi faccio tutti i giorni una testa così con il territorio e gli autoctoni, ma quando mi capita di poter scegliere, finisco sempre per preferite le vinificazioni da uve internazionali.
E se poi mi capita davanti una bottiglia di Merlot, ebbene quella è la mia bottiglia. Lo so, lo so che il Merlot non va più di moda, ucciso dagli intrugli low cost di massa, che ne hanno compromesso (sputtanato) immagine e nome. Ma a me continua a piacere e non ne vergogno.
Questa bottiglia la ho stappata l’altro giorno: Novaline – Merlot Trentino Riserva – Cantina Sociale di Trento (2011) – Collezione Heredia.
Quella delle Novaline, collina a sud di Trento, probabilmente è la terra più vocata della viticoltura provinciale. E questo Merlot ne è la prova provata (e bevuta). Fin da subito si presenta con un naso estremamente elegante e gentile. E’ un vino che fila via liscio e ti invita al secondo e anche al terzo bicchiere. Prevale sempre il senso dell’ eleganza e dell’ equilibrio fra il buon frutto carnoso e leggere e altrettanto eleganti spaziature. E’ un bel vino fresco, con una buona polpa che da soddisfazione. Ma ciò che colpisce, ripeto, è l’eleganza.
Euro 11.O in enoteca della cantina.
È lo pseudonimo collettivo con cui fin dall’inizio sono stati firmati la maggior parte dei post più trucidi e succulenti di Territoriocheresiste. Il nome è un omaggio al protagonista del Barone rampante, il grande capolavoro di Italo Calvino. Cosimo Piovasco, passa tutta la sua vita su un albero per ribellione contro il padre. Da lì, però, guadagna la giusta distanza per osservare e capire la vita e il mondo che scorrono sotto di lui.